💜Capitolo 8💜

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Nella settimana successiva non mi presentai a scuola, avevo paura...
Per qualche giorno mia madre e il Maestro Nick, divenuto il mio patrigno e l'unico principe azzurro, valutarono anche di farmi cambiare asilo. Avevo avuto fin troppi traumi in quella classe.

Terminai l'asilo, e in prima elementare mi ritrovai di nuovo in classe con Sally, Gregory e Silvia. Ma a questo giro decisi di tenermi alla larga da loro, non perché fossero cattivi o avessi paura, ma ero solo una bambina e volevo lasciarmi quelle brutte disavventure alle spalle... anche se mi rimase il ricordo di una fantastica amicizia.

Io cercavo di evitarli, anche se qualche volta Gregory cercava di avvicinarsi per parlare, ma con grande disapprovazione di Sally.

Un giorno mi capitò di origliare involontariamente un litigio tra Sally e Gregory.
<<Cosa vuol dire che non vuoi essere più mio amico?!>> domandò a gran voce Sally riferendosi a Gregory, e lui :<<Sally, noi siamo bambini. Smettila di farti paranoie simili! Noi non possiamo essere fidanzati a questa età, perché abbiamo soltanto 6 anni! Ascolta Sally, se ti comporti così non credo potremo essere neanche più amici. Anzi dirò tutto ai tuoi genitori!>>.

Alla fine il gruppo di amici si sciolse definitivamente... In mensa tornammo a pranzare da soli, seduti in tavoli distanti...

I primi anni di scuola furono difficilissimi, solitudine a parte, a casa non vivevo una situazione molto tranquilla.
Il mostro stalkerava mia madre ogni giorno e la minacciava, nonostante le molteplici denunce continuava a recare danni al mio nucleo familiare. Il mio nuovo patrigno Enrick e mia madre erano molto preoccupati, ma erano costantemente incoraggiati dalla mia presenza!

Il mio patrigno era ancora il Maestro Enrick, ma esercitava il suo ruolo di insegnante solo alle materne (il mio caro e vecchio asilo).

Io ero totalmente impotente, ero una bambina qualunque, non ero speciale e come tutte le altre andavo incontro all'ignoto.

Intanto i giorni passavano, e sempre meno vedevo Silvia, Gregory e Sally. Addirittura Gregory si assentò quasi per un mese, e dovette ripetere l'anno. Ero davvero preoccupata, non era da lui fare assenze così lunghe. Temevo, e sapevo, che sicuramente gli fosse successo qualcosa...
Così a casa ne parlai con Enrick. <<Enrick, da un pò di tempo Gregory non viene più a scuola. Tu ne sai qualcosa?>>, chiesi al mio patrigno e lui :<<Si. Settimana scorsa la sua mamma si è confidata con me. In pratica, Gregory è stato scaraventato dalle scale dal padre e si è rotto un braccio. Ho preferito dirti la verità, perché so che ci tieni davvero ai tuoi amici... cioè, ci tenevi...>>. E chiesi ancora :<<Tornerà?>> e lui mi rispose di "sì", e aggiunse :<<Tornerà proprio questa settimana!>>.

Le parole di Enrick si avverarono. Gregory, infatti, tornò durante quella settimana. Il poveretto aveva il braccio fasciato, ma quando entrò in classe tutti tennero gli occhi bassi e nessuno disse nulla. Solo io cercai di parlargli durante la ricreazione. <<Posso sedermi vicino a te?>>, chiesi cauta, e lui annui. Una volta seduta continuai :<<So che non parliamo dai tempi dell'asilo... ma come stai?>>. Gregory si alzò dalla sedia e mi chiese di andare in giardino, letteralmente mi trascinò in giardino...
Eravamo seduti sulla panchina lontani da occhietti indiscreti. Lui mi fissò per qualche minuto e poi scoppiò in lacrime, e poggiò la sua testa sulla mia spalla. Letteralmente perdeva fiumi d'acqua dagli occhi. Non l'avevo mai visto piangere, di solito era sempre lui ad asciugare le lacrime altrui, e nessuno mai gli aveva chiesto come si sentisse, se fosse felice o triste...
<<Sono stanco. Sono stanco di tutto. Perché sono nato se nessuno mi vuole bene? Che male ho fatto per meritarmi tutte queste cose brutte?>> disse Gregory, un bambino di 8 anni (aveva iniziato l'asilo un'anno più tardi). Non avevo risposte, ero solo tanto dispiaciuta per i miei amici...
Ero impotente, l'unica cosa che potevo fare era stringerlo a me con amore (inteso come affetto). Il mio cuore cominciò a pulsare veloce. Sentivo una strana sensazione nello stomaco mentre lui mi guardava negli occhi, e avevo severamente paura di arrossire.
Ero immersa nei suoi occhi verdi, come smeraldi, quando la sua voce angelica interruppe il mio incantamento. <<Bonnie... e tu come stai? Tutto bene a casa?>> mi chiese Gregory accarezzandomi i capelli, e io decisi di raccontargli tutta la mia storia.

PTSD awareness childhood - libro IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora