💜Capitolo 5💜

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Era il 1994, ed era il nostro ultimo anno d'asilo. L'anno istituzionale era quasi terminato... Io stavo dormendo sul banco, mentre il maestro raccontava per l'ennesima volta la favola de "La palla dorata" di Agatha Christie (del 1934).
Io non ero attenta alla lezione, ma Silvia non riusciva proprio a stare sveglia. Alla ricreazione io e gli altri della nostra cerchia fidata tentammo di capire cosa avesse la nostra amica, dai capelli color sangue coagulato.

<<Come va Silvia? È da tutto il giorno che hai la testa sul banco... Hai dormito questa notte?>> chiese Sally con fare pimpante. Silvia ci guardò e rimise la testa sul banco, e sussurrò :<<Non voglio parlarne. OK?!>>.
Gregory allora si sedette sul banco e le chiese :<<Se vuoi ne potremmo parlare insieme sulla strada del ritorno. Ti va? Posso darti un passaggio dopo scuola?>>, dopodiché le accarezzò la schiena e aggiunse :<<Tenersi troppe cose dentro fa male...>>.

La ricreazione venne anticipata qualche minuto prima proprio dal Maestro Enrick. <<Potete andare in cortile ragazzi>> esclamò il maestro, mentre tutti stavano uscendo dall'aula chiese a me e ai miei amici di restare in classe per parlare di Silvia. <<Ma secondo lei cosa è successo a Silvia?>> chiesi personalmente al Maestro, e lui :<<Forse Silvia è giù di morale perché da poco gli è nata la sorellina...>>. Tutti rimanemmo senza parole! <<Cosa?! Silvia non c'è ne ha mai parlato!>> esclamò Sally e aggiunse :<<Eppure siamo i suoi migliori amici!>>. Il Maestro concluse rispondendoci che Silvia forse voleva stare un pò da sola, e aveva bisogno di stare serena...

All'uscita di scuola vidi Silvia seduta sotto l'albero in cortile. Mi dispiaceva vederla così, perlopiù stava anche per mettersi a piovere e i nostri genitori non erano ancora arrivati. Così corsi da lei e le misi la giacca della mia divisa sulla testa. Silvia mi fissava e cercava di capire perché avessi compassione per lei... Se prima pioveva pochi minuti dopo iniziò a diluviare! Quindi la presi per un braccio e la misi in salvo sotto il portico della scuola.
Aspettando che i nostri genitori arrivassero provai a rompere il ghiaccio con Silvia, tentai di rompere quel silenzio assordante. <<Silvia, so che non vuoi parlarne... ma... Come sta la tua sorellina? Sei felice di essere diventata per la seconda volta sorella maggiore?>>. Credevo che la nostra amicizia giungesse al termine, invece sorprendentemente mi rispose :<<Per fortuna è nata, e io sono felice che sia viva... sono felice per lei, e che stia bene!>>. Poi per curiosità aggiunsi :<<Scusami Silvia, perché non ci hai mai parlato del tuo fratellino.>> e lei di tutta calma :<<Non voglio annoiarvi con queste storie...>>.

Prima che potessi replicare arrivarono i nostri genitori, che si fermarono davanti scuola. Pioveva a dirotto e nessuno si degnava di scendere dall'auto, e dare noi un ombrello. Da lontano scorgevo, nella macchina di Silvia, quattro occhietti che molto probabilmente erano i suoi fratellini Jeff e Gelika.

Le macchine erano ferme all'ingresso e noi eravamo ferme sotto il portico della scuola, non sapevamo come raggiungere i nostri genitori. Il Maestro Enrik passava di lì proprio in quel momento, e vedendoci in difficoltà ci diede un passaggio sotto il suo enorme ombrello blu scuro che ben si abbinava all'immenso cielo grigio. Il cielo era grigio come la mia cara Silvia. Mentre camminavamo, il nostro Maestro, chiese a Silvia se potesse fermarsi a parlare con i suoi genitori qualche minuto, e lei rimase in silenzio ma accennò un "sì" con il capo. Quando entrai in macchina abbassai leggermente il finestrino dell'auto per origliare, e sentii il Maestro :<<Perché vostra figlia sta avendo per l'ennesima volta un periodo di malessere? C'è qualcosa che devo sapere? Se andrà avanti così sarò costretto a chiamare uno psicologo e un'assistente sociale!>>.
Non sapevo come reagire a questa conversazione, anche perché, come disse Silvia il mio primo giorno d'asilo: noi siamo impotenti dinanzi a queste spiacevoli disavventure: queste disavventure le creano gli adulti e noi bambini dobbiamo sopportare il tutto.

A casa non smisi neanche una volta di pensare a Silvia... realizzai che in fondo per me era come una sorella e le volevo davvero bene. Tralaltro quella settimana Silvia avrebbe compiuto 5 anni, sarebbe potuta essere una buona scusa per festeggiare a casa sua!

 Tralaltro quella settimana Silvia avrebbe compiuto 5 anni, sarebbe potuta essere una buona scusa per festeggiare a casa sua!

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