Mi lancia uno sguardo serio.
"Sai tutto?"
Scrollo le spalle.
"Ho letto i giornali e ho saputo qualcosa da mia madre che ogni tanto lo sente, ma se devo dirti ero molto preoccupata per lui e per la sua salute. Non ho potuto chiamarlo perché non sapevo cosa gli avessi detto di noi ed avevo paura di dire qualcosa di sbagliato". I suoi enormi occhi nocciola  mi indirizzano uno sguardo che non saprei definire.
"Sei  così cara a preoccuparti per mio padre, sei una persona di buon cuore Sanem.  Comunque, per rispondere alla tua domanda,  possiamo dire che sta molto, molto meglio di quanto potessimo immaginare in realtà".
Tace un istante come meditando se dire o non dire qualcosa poi scrolla il capo e cambia discorso.
"Ti va di raccontarmi del tuo lavoro qui a Gölcük?"
Un po' a disagio comincio a raccontare dell'offerta di Pinar.
"E' arrivata proprio nel momento giusto".
Lo vedo abbassare lo sguardo commentando con voce amara.
"Il momento giusto per metterti in condizioni di lasciarmi?".
Sono presa alla sprovvista dalle sue parole.
"No,  in realtà intendevo per poter dare una giustificazione plausibile  ai miei genitori su  dove avessi preso i soldi per sanare i debiti di famiglia,  senza dovergli rivelare di aver fatto un patto con il diavolo".
Annuisce continuando a tenere lo sguardo basso.
"Ho saputo di recente il motivo per cui hai avuto bisogno di quel prestito Sanem e chiederti perdono per le mie parole sconsiderate è uno dei motivi per cui sono venuto qui".
Alza su di me uno sguardo che non si può che definire accorato a cui non riesco a rimanere indifferente così succede con le sue parole.
"Sono qui per chiederti perdono per tante cose Sanem".
Dire che sono stupita è dire poco. Mai, nel corso della nostra breve storia, Can ha ammesso di aver sbagliato e che lo faccia ora mi sorprende molto.
"Ma non è certo questo il momento di farlo, ora mangia dai e magari, se ti va, raccontami del tuo nuovo  lavoro qui nei laboratori dell'azienda di Pinar e Fabri".
Inizio a raccontare con riluttanza,  ma ben presto mi faccio trasportare dall'entusiasmo raccontando di una realtà tutta nuova che sto scoprendo, di quante cose ho imparato sul mondo dei profumi e dell'amicizia con Ayla. Lui mi ascolta con attenzione e in qualche modo pian piano mi rilasso, mangio di gusto come non mi succedeva da tempo e in breve ci ritroviamo a sparecchiare e rassettare la cucina in un clima disteso, quasi cameratesco.

"Vuoi del tè? O pensi che possa disturbarti?"
Annuisco convinta.
"Sì, assolutamente sì, ne ho proprio voglia, grazie". "
Allora vai di là in salotto,  ti raggiungo non appena sarà pronto". 
Mi vado a sedere sul divano e  accendo la televisione cominciando a fare zapping per vedere se c' è qualcosa di interessante quando mi imbatto sulla sigla iniziale  di un film che ho sempre adorato: Vi presento Joe Black.
Poco dopo Can arriva con un vassoio con i nostri tè e guardando la tv esclama convinto.
"Questo è uno dei miei film preferiti!".
Lo guardo stupita.
"Davvero? Non ti facevo tipo da film drammatici sentimentali"
Mi lancia uno sguardo di traverso borbottando.
"Perchè secondo te che tipo sarei?"
Alzo le spalle.
"Non so, magari da Indiana Jones".
Si gira verso di me con un'espressione quasi offesa.
"Cosa? E perché pensi una cosa del genere?".
"Beh, mi sembravi più un  tipo da giungle inesplorate e avventure pericolose".
Ride di gusto e io mi perdo in quella risata genuina che gli arriva agli occhi e illumina il suo viso rendendolo ancora più affascinante.
"Beh, Sanem Aydin a quanto pare non mi conosci affatto".
Lo guardo intenta ben consapevole del fatto che ha ragione.
"E' vero, so di non conoscerti affatto".
Sento il suo braccio posarsi sulla spalliera del divano dietro le mie spalle e mio malgrado mi irrigidisco un po'.
"E' anche per questo che sono qui".
Mi porge la mano libera sorridendo come solo lui sa fare.
"Piacere, Can Divit, amo i film drammatici, i libri di Kafka, le poesie di Bukowski e il balletto classico"

Strabuzzo gli occhi e quasi mi strozzo con il tè che stavo bevendo quando  sento l'ultima voce del suo elenco, mi giro a guardarlo sorpresa dimenticando anche di dover restare lontana dal  suo braccio.
"Il balletto classico? Sei serio?"
Alza la mano in segno di giuramento.
"Giuro, ho visto Il lago dei cigni centinaia di volte e Lo schiaccianoci ogni singolo Natale  insieme a Levant e i suoi fratelli quando ero bambino. Devi sapere che Remide è una vera fanatica del balletto e in qualche modo è riuscita a influenzarmi. Di tutti i suoi figli penso ci sia riuscita solo con me in effetti.  Ovunque mi sia trovato nel mondo sono andato a teatro a vedere il balletto almeno tre volte all'anno. A te non piace?"
Scuoto il capo.
"Sinceramente non  saprei dirlo, non ci sono mai andata ma devo dirti che mi hai scioccata con questa rivelazione".

Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now