11 - Scontri

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Can

"Deve passare sul mio cadavereprima di avere un ufficio in questa agenzia!"
Lascio lo stanzino a passo di carica diretto verso l'ufficio di Emre. Come pensa di poter prendere una decisione del genere senza prima interpellarmi?

Entro nel suo ufficio, chiudo la porta dietro di me  e la nostra non è una conversazione facile. Ci troviamo su due posizioni diametralmente opposte  perché opposto è il nostro vissuto con quella donna che per lui  è stata madre e per me solo delusione e dolore.
"Emre, non la voglio qui".
Si alza dalla sua scrivania  per avvicinarsi a me.
"Can, dimmi come possiamo rifiutarle un ufficio in agenzia?
Possiede un  pacchetto azionario consistente della Fikri Harika, ne è proprietaria come me e te, perché non dovrebbe avere anche lei un suo spazio qui?".

"Perché non ha senso. Cosa dovrebbe fare? E' una donna che non ha lavorato un solo giorno in vita sua, perché dovrebbe avere bisogno di un ufficio qui? Per fare cosa?"

"Ne ha tutto il diritto Can, ma se tu sei così contrario troverò il modo di convincerla. Non voglio discutere con te, non possiamo però impedirle di venire di tanto in tanto."

Mi passo una mano tra i capelli frustrato.
"Ascolta, se viene a trovare te, nessun problema, ma tienila lontano dal mio ufficio. Le ho detto chiaramente che non voglio avere niente a che fare con lei, va bene? ".

Lo vedo annuire e gli lancio un'ultima occhiata di avvertimento prima di tornare  nel mio ufficio. Raggiungo l'enorme vetrata e mi fermo  a guardare fuori senza vedere niente, perso nella mia frustrazione.
Accidenti a lei!
Sono anni che evito Huma, la donna che dice di essere mia madre,  ma che  mi ha abbandonato da bambino  dimenticandosi di me per anni. E' comparsa  per qualche giorno di tanto solo per venire a pontificare su quali scuole dovessi o non dovessi frequentare in nome del "nostro rango", solo quello interessava a lei, che facessi tutto e fossi sempre all'altezza del dei suoi standard.

Sono arrivato ad avere un profondo risentimento nei suoi confronti, una donna che ha dimostrato di saper vivere solo di intrighi ed inganni, disposta a passare su tutto e tutti pur di arrivare al suo scopo. Apparire più che essere.

Sospiro e torno a sedermi alla mia scrivania fissando lo schermo con sguardo assente. Non sono riuscito ancora a combinare niente da questa mattina, prima Deren con la storia del mio fidanzamento con Sanem, quindi Fabri ed infine mia madre.
In tutto questo non sono ancora riuscito a parlare seriamente con Sanem per capire cosa le sia successo, perché sia entrata stamattina come una furia nel mio ufficio con quell'espressione arrabbiata.
Dopo aver liquidato Huma sono andato a cercarla con tutta l'intenzione di capirne il motivo, di parlarle, ma quando ho aperto la porta del piccolo locale che ospita la fotocopiatrice sono stato circondato da quel suo meraviglioso profumo e non ho capito più nulla.
Ho dimenticato il motivo per cui l'avevo cercata e istintivamente mi sono ritrovato ad avvicinarmi a lei pur sapendo di non avere alcun diritto di toccarla, è stato più forte di me.
Ho poggiato il petto contro la sua schiena e ho inclinato la testa con la scusa di sussurrarle qualcosa nell'orecchio solo per poter inspirare a pieni polmoni quel profumo che, ho potuto constatare, alla base del collo è ancora più forte, seducente in maniera irresistibile.

Non so cosa mi abbia preso, ma quando si è girata tra le mie  braccia, chiaramente  pronta a fronteggiarmi, mi è sembrato di rivivere quegli istanti al buio del teatro, ogni sensazione. Il mio tocco sulle sue braccia mentre la stringevo a me, il suo calore, il suo profumo, ma soprattutto, le mie labbra sulle sue, morbide, accoglienti, voluttuose.
Sono stato pervaso dal desiderio incontenibile di baciarla per sentire ancora il suo sapore, qualcosa che non potrò mai dimenticare. Le sue mani sul mio petto, i suoi occhi nei miei,  il suo respiro nel mio respiro, il  cuore che batteva impazzito per il suo tocco. Desideravo solo baciarla e stringerla a me per non lasciarla andare più.

Cosa mi è preso non so dirlo, in passato ho provato attrazione e desiderio per tante donne, ma mai ho sperimentato quel bisogno primordiale di toccare la sua pelle, ogni centimetro, fondermi in lei come alla ricerca di qualcosa che mi è mancato fino ad ora, non so neanche io cosa possa essere.

E poi è arrivato Cey Cey... tempismo perfetto!

Nulla è stato chiarito, anzi forse quell'elettricità tra noi ha complicato ancora di più una situazione  tutta da districare,  con un fidanzato segreto per lei e una fidanzata per me da cui sto per volare per rompere definitivamente, dopo più tre anni, un legame che ormai non è  altro che abitudine e una  salda amicizia.

Sospirando ancora una volta accendo il pc per cercare di combinare qualcosa. Alzo gli occhi dallo schermo molte ore dopo solo per rendermi conto che  ho saltato la pausa pranzo ed è  ormai ora di muovermi per andare in aeroporto.

Spengo tutto,  infilo la giacca uscendo dall'ufficio, mi guardo intorno solo per prendere atto che il grande open space è vuoto, gli impiegati sono già andati via. Anche Guliz, che di solito è l'ultima a lasciare l'agenzia, non è più al suo posto.

Mi muovo in fretta verso le scale mentre controllo nella tasca interna della giacca per verificare di avere con me biglietto aereo, portafogli e passaporto quando mi ritrovo ad urtare contro qualcuno. Rumore di carte che cadono a terra e quel profumo, il "nostro profumo",  mi rivelano immediatamente di chi si tratta già prima che possa alzare lo sguardo su quelle labbra ancora una volta troppo vicine alle mie.

"Can bay?"

"Can bay? Sto per diventare il tuo fidanzato ufficiale,  o meglio per Fabri lo sono già in realtà,  e ancora mi chiami Can bay?"

Mi lancia uno sguardo strano, vedo i suoi tratti irrigidirsi.
"E' proprio quello di cui  vorrei parlare, è da stamattina che cerco di farlo in realtà, ma il lavoro che mi ha assegnato la signorina Deren mi ha impedito di venire a cercarla ".

"Mi dispiace Sanem, ho una certa fretta e non  posso proprio fermarmi  in questo momento, devo andare".

Il suo sguardo ora sembra volermi fulminare.
"Davvero? Mi chiedo dove debba andare così di  fretta".

Non mi sembra il caso di spiegare in questo momento il mio rapporto con Polen, una questione  che sarà  risolta nel giro di qualche ora e domani non sarà altro che acqua passata. Faccio un passo indietro e  mi  muovo per girarle attorno mentre le dico: "E' una lunga storia e in questo momento non posso fermarmi a parlarne Sanem".

Vedo che si  irrigidisce ancora di più mentre  mi lancia uno sguardo gelido.
"Certo, non può".

Cammino a ritroso  lungo il corridoio continuando a rassicurarla.
"Esatto ora non posso, ma so bene che abbiamo bisogno di parlare noi due, al più presto".

Ancora una volta mi indirizza uno sguardo strano mentre replica scuotendo la testa.
"Forse non c'è bisogno Can bay, io ho tutto molto chiaro".

Non capisco il senso delle sue parole, ma devo assolutamente andare o rischio veramente di perdere il mio aereo.

"Domani Sanem, domani parleremo".

Mi giro per cominciare a scendere le scale con una strana sensazione che mi stringe alla gola. L'ultima immagine di lei, ferma a guardarmi in quel corridoio deserto, mi fa sentire come se le abbia appena fatto un torto enorme.

Scuoto la testa mentre mi affretto verso il mio fuoristrada.
Domani sistemerò tutto mi dico, ora mi aspetta il difficile compito di parlare con Polen, non sarà semplice , ma è la cosa giusta da fare. Ho preso un impegno solenne con il signor Nihat e, non voglio ammetterlo quasi neanche con me stesso, ma mi piace anche troppo l'idea di essere fidanzato  con quello scricciolo di donna che da giorni non riesco in nessun modo a togliermi dalla mente.



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