10.2 Vita da Strega

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Chiara lo guardò, sperò che scherzasse ma sembrava più serio che mai. La ragazza ci pensò, allora, alla sua morte. Pensò a Edoardo e Lorenzo, li avrebbe fatti a pezzi, e pensò ai suoi sensi di colpa. No, la sua perdita della vista non poteva riferirsi alla sua morte. Doveva essere per forza segno che sarebbero tornati nel passato.

«Troverò un modo. Torneremo indietro nel tempo e saneremo lo strappo, come vuole Isabella. Ci riusciremo.»

Gennaro le sorrise. «Quello che volevo sentirmi dire. Ora vado, e tu butta quella roba e torna su a casa, che inizieranno ad allarmarsi presto.»

Detto questo, girò i tacchi e si allontanò verso l’uscita.

Il giorno dopo, a scuola, Chiara era uno straccio. Non aveva dormito nulla, immagini di Cassandra e Edoardo, di baci e carezze, di Gennaro e Isabella e minacce di morte si erano susseguite nella sua testa, senza darle tregua sino a notte fonda. All’ora di fisica la professoressa interrogò un gruppetto di suoi compagni, così si scusò per andare in bagno e si sciacquò il viso, osservandosi allo specchio con aria sbattuta. 

Quei giorni erano stati intensi per lei. Aveva cambiato casa e la sua famiglia le mancava; Edoardo ce l’aveva  con lei e la presenza di Cassandra la confondeva; c’era  il problema dell’incantesimo e di Gennaro. Tutto questo senza contare la scuola. Sentiva di avere troppo a cui pensare, e troppo poco tempo per farlo.

Uscì in corridoio che l’acqua in volto le aveva schiarito le idee, quando andò a sbattere a qualcuno che non vedeva con chiarezza. Si inforcò gli occhiali, che si era tolta per lavarsi il viso, e lo vide.

Lorenzo era proteso verso di lei, un braccio appoggiato al muro, e la inchiodava alla porta del bagno. «Dimmi cosa gli avete fatto.»

Chiara sentì le porte dei bagni sbattere con violenza, una magia accidentale dovuta allo spavento improvviso. Si concentrò e tentò di calmarsi, ormai era una strega da un po’, non poteva più permettersi magie accidentali come quella.

«Coletti, io… io…» sapeva che Lorenzo non poteva farle alcun male. Gli avevano rifilato un neutralizzatore, era senza poteri, mentre lei disponeva ancora dei suoi. Eppure averlo nel suo spazio personale, fuori di sé dalla rabbia, le faceva paura.

«Voglio sapere perché non mi guarda neanche più in faccia, e voglio saperlo adesso

Fu allora che le venne l’idea. «Tu» gli disse. «Tu devi aiutarci.»

«Forse non hai capito, quindi lo ripeterò un’ultima volta» disse, scandendo bene le parole e facendo un passo in avanti, schiacciandola ancora di più sulla porta. «Ho detto…»

«Gennaro è in pericolo» soffiò, con un filo di voce. «E tu puoi aiutarmi a salvarlo.»

Lorenzo sbatté le palpebre. «Cosa?»

«Devi trovare un incantesimo per me, al Gran Consiglio. Un incantesimo che mi faccia tornare indietro di cinquecento anni. Isabella lo ha nascosto nei documenti del Gran Consiglio e io non so come fare a trovarlo. Tu e Edo avete libero accesso, dovete trovarlo voi.»

«Perché mai dovrei aiutarti a rubare un incantesimo al Gran Consiglio dopo tutto quello che hai fatto?»

«Perché se non lo trovi Genny morirà.»

«Non ti credo.»

«È stato lui a dirmelo. Non vede più il futuro dopo il due di febbraio, il futuro di niente e di nessuno. Dice che può voler dire solo due cose: che morirà o che torneremo indietro nel tempo. Per tornare indietro nel tempo c’è solo quell’incantesimo, quindi è la nostra unica possibilità.»

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