4.2 Progressi

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Quando l’autobus infine arrivò, fu proprio lui a tirare fuori quattro biglietti e porgerli al controllore. 

Chiara aveva il forte sospetto che gli altri due contassero un po’ troppo sul fatto che Gennaro sapeva sempre quello di cui avrebbero avuto bisogno e aveva sempre a portata di mano qualunque cosa. 

Arrivati a questo punto, senza di lui non sarebbero più riusciti a vivere una vita normale, dato che non avevano mai bisogno di ricordarsi o occuparsi di nulla.

Casa di Edoardo si trovava poco fuori città, e quando arrivò la loro fermata Chiara si accorse di essere in una zona residenziale di villone, grandi giardini e auto di lusso.

Si avvicinarono a un cancello oscurato da un gelsomino rampicante che rendeva impossibile sbirciare all’interno. Tutto ciò che Chiara poteva intravedere, su in alto, erano i due piani superiori di una villa dalle grandi finestre sbarrate.

Edoardo si avvicinò all’entrata e aprì l’anta del cancello con una leggera spintarella.

Chiara aggrottò la fronte. «Non è chiuso a chiave?» Una villa del genere senza protezione avrebbe fatto gola a molti.

«Non serve. Solo uno della mia famiglia può aprirlo, per chiunque altro sarebbe impossibile.»

«Impronte digitali?» domandò, perplessa. Quel cancello sembrava troppo vecchio per questo. «Riconoscimento facciale?»

«Magia, idiota» commentò Lorenzo. 

Le endorfine provocate dalla vittoria dovevano essere già agli sgoccioli.

«Non ho chiesto a te» rispose, con una smorfia.

Il giardino che circondava la casa era contenuto, ma comunque curato. Sulla destra riconobbe un piccolo orticello che per il momento non aveva germogli in vista, e sulla sinistra poteva scorgere un piccolo recinto oltre cui si trovava un laghetto. Mentre si avviavano per il vialetto d'ingresso, notò che ospitava due tartarughe.

Da là sotto la villa sembrava più grande, a tre piani, con tutte le serrande abbassate. Edoardo abbassò la maniglia del portone e si aprì ancora senza bisogno che utilizzasse chiavi di alcun tipo.

Misero piede all’interno e le luci si accesero in automatico, sentì anche il rumore delle serrande che si sollevavano. Chiara sorrise e osservò rapita la scena, tutta quella magia iniziava a darle alla testa.

«Perché quella faccia?» chiese Edoardo, divertito. «Questo non era un incantesimo, Google Home accende le luci ogni volta che entro in casa.»

Lorenzo scoppiò a ridere, ma ebbe la buona accortezza di non commentare, questa volta.

«Oh» rispose Chiara, che avrebbe voluto buttarsi dalla finestra. 

Edoardo le batté una mano sulla spalla. «Imparerai, non c'è fretta.»

«Che c’è per pranzo?» chiese allora Lorenzo, buttando il borsone da calcio per terra vicino alla porta. «Muoio di fame.»

«Pasta patate e provola» rispose Gennaro, che si stava appendendo il giubbotto e aveva ripreso a frugarsi nello zaino.

Lo sguardo di Edoardo si illuminò. «Grande!»

«Inizio a mettere su, voi andate» aggiunse, poi tirò fuori un contenitore di plastica e lo porse a Lorenzo. «Vi raggiungo tra dieci minuti.»

I ragazzi annuirono. 

Edoardo passò un braccio attorno al suo fianco, e Chiara si ritrovò trascinata verso le scale. «Ti avverto Marchesi, abbiamo già provato a fare i tutor, ma non è finita benissimo.»

L'Ultima StregaWhere stories live. Discover now