1.2 Chiara Accolti Marchesi

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Chiara si voltò a osservare il compagno, gli occhi spalancati dalla meraviglia.

Si trattava di una coincidenza, sì, doveva essere per forza così. Prese un profondo respiro e tirò fuori il libro dalla borsa. Solo una stupida coincidenza, nulla di cui allarmarsi.

E cos’era poi indovinare l’orario di entrata del professore? In tutta probabilità Borrelli tardava di tre minuti ogni volta e lei non se n’era mai accorta. Gennaro era uno che notava i particolari del genere.

Edoardo intanto era scuro in volto, rigido sulla sedia, e faceva saettare gli occhi da una parte all’altra della classe come se davvero si stesse aspettando un’esplosione. 

«Tutto a posto?» sussurrò Chiara, mentre prendeva il libro dalla borsa. Forse non ci sarebbe stato nessun casino, ma il suo compagno sembrava davvero sul punto di sentirsi male.

Lui non rispose. Chiara si schiarì la voce. «Ehi, Carbone. Tutto okay? Devo chiamare qualcuno?»

Il ragazzo scosse la testa. «Mh?»

«Tutto okay?» ripeté, scandendo bene le parole. «Vuoi che chieda di farti uscire?»

Edoardo si aggiustò il colletto della camicia come per allentarlo. «Sto benissimo. Una pace. Sono leggero come una farfalla. Forse dovresti uscire tu, piuttosto.»

La ragazza sollevò gli occhi al cielo. «Se lo dici tu…»

«Silenzio!» sbottò il professore, zittendo lei e gli altri che ancora chiacchieravano nella stanza. 

La ragazza si rilassò. In storia erano fermi al capitolo sei, mentre quello sulla caccia alle streghe era sicura che non venisse prima del nove. Ora il professore avrebbe parlato della guerra dei cent’anni e tutto sarebbe andato a posto. 

Gennaro non poteva aver indovinato anche questo.

«Dato che la settimana prossima iniziano le interrogazioni, direi che è il caso di darci un’accelerata. Aprite il libro al capitolo nove, per favore. Oggi parleremo della caccia alle streghe.»

Chiara si strozzò con la saliva dalla sorpresa. Okay, tutto iniziava a farsi davvero strano. Si voltò di nuovo verso il banco di Gennaro e Lorenzo, per una veloce occhiata stupita.

Gennaro sembrava non rendersi conto di quello che aveva intorno, aveva gli occhi fissi verso la cattedra, non si accorse neanche che lei si era voltata e lo stava fissando. Picchiettava le dita con fare nervoso sul banco, almeno prima che Lorenzo lo fermasse posando una mano sulla sua con uno sbuffo seccato.

Anche lui non si era accorto di Chiara, sembrava più pallido del solito e dopo aver fermato il tic nervoso di Gennaro ritirò la mano e la osservò come se fosse terrorizzato da quello che aveva appena fatto.

Forse era davvero il caso di agitarsi, dopotutto.

«Che stai facendo, Marchesi? So di non essere bello, ma girarti dall'altra parte mi sembra un po’ esagerato.»

Lei sobbalzò e si raddrizzò sulla sedia. Borrelli era uno dei suoi insegnanti preferiti, era raro che la riprendesse. Sentì le guance in fiamme e aprì il libro alla pagina richiesta.

«Tutto okay? Vuoi che chieda di farti uscire?» stuzzicò Edoardo a mezza voce, con un ghigno che non riuscì a nascondere del tutto la sua espressione ansiosa.

«Ah, ah, ah. Molto divertente.»

Lui aprì la bocca per replicare ma il professore iniziò a spiegare, così ammutolì.

«Nell’Europa tardo medievale, la superstizione e il timore del mondo soprannaturale erano molto diffusi tra la popolazione di tutte le classi sociali» disse Borrelli, nella sua solita voce tranquilla che Chiara avrebbe ascoltato per ore. «Nel XV secolo e fino a parte del XVII in tutta l’Europa si diffuse il panico legato alla stregoneria. Si credeva che Satana stesse cercando di eliminare l’intera umanità e che, per farlo, si servisse delle streghe.»

L'Ultima StregaWhere stories live. Discover now