«Scusate» mormorò lui, e sembrava davvero mortificato. «Scusate, davvero. Non mi sono reso conto, io…»

«Scusate non basta, Genny» intervenne Edoardo, Chiara non l’aveva mai visto così. Deluso. Spaventato. Vulnerabile. «Questa è roba seria, finisce male. Toglieranno i nostri nomi dal libro, non potremo più–»

«No» farfugliò Gennaro, «no, no, no. Sistemerò tutto io. Ho fatto favori a un sacco di gente, gente importante. Le cancelleranno la memoria senza coinvolgere il Gran Consiglio.»

«Guardate che io sono qui, eh. Vi sento» commentò lei, seccata.

«Vuoi smetterla di rompere il cazzo?» borbottò Lorenzo, gli occhi ancora puntati su uno scaffale a sinistra.

«Ho detto di non parlarle così» sibilò Edoardo.

«Stiamo tutti calmi» intervenne Gennaro, in tono fermo. «C’è una soluzione, anzi, è pieno di soluzioni. Non tutto è perduto.»

«Tu non hai voce in capitolo, che se siamo in questo casino è solo colpa tua. Sei un egoista, ci hai trascinati qui e poi ti sei fatto i cazzi tuoi, e ora guarda cos’è successo!»

Se Chiara non avesse conosciuto Lorenzo, avrebbe giurato che stesse cercando di non piangere.

«Smettila di fare il bambino!» liquidò Gennaro. «Sei solo geloso perché al contrario di te io riesco ad avere una vita!»

«Tu non sai un cazzo di me» sibilò lui, il suo tono ridotto a un soffio. «Farai meglio a chiudere quella cazzo di bocca o sarà peggio per te.»

«Ragazzi, basta.»

Gennaro ignorò Edoardo, e continuò a punzecchiare. «Sei geloso, sì. Perché io e Edo ci siamo fatti una vita e tu invece sai solo piangerti addosso. Fai i capricci come un bambino.»

Lorenzo non osservò il compagno neanche in quel momento. I suoi occhi bruciavano, e Chiara fu certa che gli sarebbe saltato al collo per ammazzarlo da un momento all’altro.

«Ho detto basta» ripeté Edoardo. Chiara si accorse di essersi avvicinata a lui senza volerlo, e lui aveva fatto lo stesso. Tra tutti e tre sembrava quello meno pericoloso al momento, e a quanto pareva non intendeva trattarla male come Lorenzo o ignorare la sua esistenza come Gennaro. «Genny, tu sei uno stronzo. Hai detto che avresti fatto la guardia e ci hai piantati. Ma Colo, stai esagerando. Se Genny dice che può farle cancellare la memoria senza dirlo al Consiglio allora è tutto a posto.»

«Genny ha anche detto che il tizio che ha fatto esplodere i libri a scuola l’avremmo trovato alla festa, eppure io non lo vedo» rispose Lorenzo, dopo aver deglutito e recuperato il controllo.

Chiara si decise a esporsi prima che la situazione degenerasse. «Infatti è così. Non c’è nessuna memoria da cancellare, perché sono come voi. La persona che ha fatto quell’incantesimo a scuola sono io.»

Lorenzo si lasciò scappare uno sbuffo di scherno. «Questa sì che è bella. Grazie per avermi fatto ridere un po’. Ora me la segno.»

«Bel tentativo, Marchesi» commentò Edoardo, «ma è impossibile.»

«E perché mai, sentiamo?» domandò, incrociando le braccia. 

«Perché in Europa le streghe si sono estinte da secoli» disse Gennaro, che le rivolgeva la parola per la prima volta da quando era entrato. «Sono rimasti solo stregoni uomini.»

«A quanto pare ti sbagli» insistette. «Perché i libri li ho fatti esplodere io, e non solo. Ho fatto anche altre cose.»

«La penna» sussurrò Edoardo. «Sei stata tu, vero?»

L'Ultima StregaWhere stories live. Discover now