1.1 Chiara Accolti Marchesi

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«È ingiusto, io–»

«Sta’ zitto, idiota!» gridò Laura, dal suo banco in fondo a sinistra. «Se mi interrogano venerdì e prendo due ti buco le ruote dello scooter!»

La professoressa non commentò quell’appello così accalorato. Raccattò i suoi libri e uscì dalla stanza farfugliando  un saluto distratto.

«Quel coglione» borbottò Edoardo, che si alzò, stiracchiò la schiena, e si voltò verso il banco degli amici. «Si può sapere che problemi hai? Vuoi prenderti una nota anche oggi?»

Chiara osservò la scena con la fronte aggrottata. Lorenzo era sempre stato una testa calda, ma anche lui quel giorno aveva esagerato rispetto al solito. 

Guardò come il suo compagno raggiungeva gli altri due, Lorenzo ancora incazzato e Gennaro che tentava di calmarlo.

«Non li sopporto più, cazzo.» Una voce troppo vicina la fece sobbalzare. Rebecca, la sua unica amica degna di questo nome, si era avvicinata con il suo solito plumcake deprimente e aveva occupato la sedia di Edoardo senza tante cerimonie. «Oggi sono più antipatici del solito.»

«Già, è strano» concordò, la mano che frugava nella borsa. Non aveva mai fame alle undici e un quarto, ma Rebecca insisteva sempre che la ricreazione fosse importante per mantenere il cervello sveglio per le ore di lezione, così lei si sforzava sempre di mangiare un po’.

«Allora, per stasera? Hai deciso?»

«Stasera cosa?» domandò sovrappensiero, lo sguardo ancora rivolto verso i compagni.

«La maratona! Avevi detto che mi avresti fatto sapere!»

La maratona. Il ricordo riuscì a distrarla da qualunque cosa stessero confabulando quegli altri, mentre la classe si distribuiva per tutta la stanza, divisa per i soliti gruppetti.

«Ah, già! La maratona, mi ero scordata, scusa» sospirò. Di solito le serate anime con Rebecca la esaltavano, ma quel giorno era esausta. «In realtà non mi sento tanto bene, e poi devo ancora finire filosofia. Mi sa che stavolta passo.»

«Passi? Passi?» esclamò lei, a voce tanto alta che più di uno dei compagni si voltò a guardarle. «Non puoi passare! Hanno fatto fuori Euphemia, Suzaku darà di matto! Non puoi mica passare Suzaku che dà di matto!»

«A me Euphemia è sempre stata sul cazzo, comunque. E poi Suzaku è troppo buono, vedrai che gli passerà subito.»

«Già, non credo proprio» disse Rebecca, che con un morso aveva già ridotto il suo plumcake alla metà del suo volume originario. «Dici che mi sta guardando? Non voltarti!» sibilò, fermandola sul nascere.

«Se non mi volto come faccio a saperlo?»

Ed eccoli, i tormentoni di Rebecca. 

Code Geass e Gennaro.

Code Geass, il tormentone che Chiara preferiva, era l’anime che stavano guardando insieme. Gennaro era il suo ex ragazzo, nonché loro compagno di classe.

Una volta Chiara aveva persino fatto un meme editando il volto del ragazzo sulla prima schermata di quel programma di Real Time: Io e la mia ossessione.

La sua amica non aveva gradito affatto.

«Guardali senza voltarti, no? Sbaglio o oggi sono più di malumore del solito?»

Chiara sospirò. «Sì» si arrese, lanciando un’occhiata di sbieco ai ragazzi dietro di loro. «Oggi Edoardo stava per farmi impazzire con quella maledetta penna.»

«Allora? Mi sta guardando o no?»

La ragazza si voltò e tentò di dare un’occhiata di sfuggita, senza farsi notare.

L'Ultima StregaWhere stories live. Discover now