CAPITOLO 25

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Sunshine's POV.

«Il figlio di Mattia, giusto?» domanda assottigliando lo sguardo.

«Giusto?» chiede di nuovo osservando la mia espressione preoccupata.

«Non lo so.» mormoro, ancora tremante.

«Dobbiamo trovare una ginecologa brava.» dichiara lei mentre mi siedo sul letto. «Vuoi tenerlo?»

Abbasso lo sguardo.

«Ho solo 19 anni, Mattia è in coma, Federico è morto. Come faccio?» mormoro mordendomi insistentemente le pellicine delle dita.

«Non puoi ammazzare una creatura.» mi riprende lei.

«Klaudia, attendiamo.» sussurro.

La visita è andata bene, la mia ginecologa si chiama Jessy ed ha 43 anni, è stata molto simpatica e soprattutto molto dolce nei miei confronti.

Tra qualche giorno, una settimana, dovrei avere i vari esami che mi ha fatto e dovrei scoprire chi è il padre del bambino che porto il grembo.

Non sono sicura di tenerlo, anzi, sono molto incline ad abortire. Voglio dare ai miei figli una bella vita, non la disastrosa e confusa vita che ho fatto io.

Non voglio ammazzare un bambino innocente, ma lo ammazzerei comunque se lo facessi nascere in questa situazione.

«Sunshine.» Klaudia mi chiama, la mattina del venerdì, con lo sguardo strano e la voce bassa.

«Mh.» rispondo buttando giù un pezzettino di cioccolata fondente.

«La lettera.» me la porge e si siede accanto a me, a tavola. Continuo a fissare quell'involucro bianco che nasconde una veritá, una veritá che, qualsiasi essa sia, sarà sempre una verità troppo dura da gestire.

La settimana è passata a litigare con Klaudia dopo che le ho detto che vorrei abortire. Se l'è presa come se il bambino fosse suo, ma, purtroppo, è MIO.

Detto così posso sembrare un mostro ma, sinceramente, a 19 anni e in una situazione come la mia, chi vorrebbe un figlio?

Non sarei in grado di dargli l'amore che necessita e mi sentirei sempre più male per la mia incapacità. E, soprattutto, lo farei stare male. Meglio non farlo vivere per niente, no?

Sará come ammazzare una persona...

Sbuffo.

Prendo la lettera tra le mani tremanti.

«Sunshine..» mormora Klaudia. «Se vuoi la leggo io.»

Scuoto la testa.

Devo leggerla io. Stiamo parlando di mio figlio.

Ma la paura che scorre nelle mie vene mi impedisce di aprirla.

«La leggi tu per te e poi me la passi.» le dico porgendole la busta bianca. Lei annuisce. Guardo ogni suo singolo movimento del corpo, ogni minimo particolare per capire, ma nulla. Alla fine mi guarda negli occhi e mi porge la lettera che richiude perfettamente.

Respiro profondamente prima di prenderla tra le mani e aprirla.

Non leggo tutto ciò che c'è scritto attorno, non mi interessa. I miei occhi vanno direttamente al nome del padre.

Il figlio è suo.

Il figlio è di Mattia Briga.

Sento gli occhi inumidirsi e mi scappa un singhiozzo.

«È di Mattia.» Klaudia mi abbraccia. «Allora, vuoi tenerlo?»

Abbandono l'abbraccio, tirandomi indietro.

Voglio davvero uccidere una persona? Un bambino con tutta la vita davanti? Ma che vita potrei dargli io? E poi ho solo diciannove anni, sono ancora una ragazza e non sono assolutamente in grado di portare avanti un bambino. Probabilmente rimarrò sempre con il rimorso di aver spento una stella, ma il posto delle stelle è il cielo, non questa sporca terra. Oltre a lui, colui che ho in grembo, anche io ho appena iniziato a vivere e per ora voglio solo pensare a me stessa. Me, che ho sempre trascurato.

Le lacrime continuano a bagnarmi le guance. Lo so che sono crudele, sono sempre stata contraria all'aborto ma io...io non ce la posso fare.

Scuoto la testa.

«No. Non posso.»

«Cosa?» domanda lei cercando di capirmi, con le sopracciglia aggrottate.

«Non posso, Klaudia.» taglio corto prendendo la busta e portandola con me nella camera da letto e poggiandola nel comò. Prendo il mio quaderno e comincio a scrivere, con gli occhi appannati dal pianto.
Non lo terrò.
Credevo che le ragazze che abortissero fossero tutte delle troie e gran stronze ma adesso mo rendo conto che non è affatto così. Probabilmente una parte di loro si sentiva come me. Vuota e incapace, insicira sul futuro e piena di rimorso. Ma oramai ho preso la mia decisione. Io non sono una madre degna, adesso. Potrei darla a qualche famiglia che vorrebbe figli ma mi sentirei ancora più male, forse. Per questo ho preso la decisione di abortire. Delle lacrime scendono copiose e bagnano le pagine a righe scritte di un inchiostro blu. L'inchiostro che segna una decisione, difficile e incredibile. Ma lo segna.
Mattia, non ne saprai nulla quando ti sveglierai, non voglio che tu ti senta in colpa. Aspetterò che ti sveglierai e allora tornerò a sorridere, davvero e, soprattutto a vivere. Perchè ho iniziato a vivere solo da quando sei entrato nella mia vita e continuerò a farlo solo quando tornerai a stare con me.
Mattia, ti amo.
Amo anche questo bambino.
Ma non posso.
Non posso.
La tua,
Sunshine.

Mi pulisco il viso con il palmo delle mani mentre tiro su col naso.

Ammazzerò una persona.

Io...

Basta.

È stata una tua decisione Sunshine.

Adesso portala a fondo.

Adesso portala alla conclusione.
Spazio autrice.
Ehi belle,
Scusate il fatto che sia corto e anche piuttosto schifoso ma è stato davvero difficile scriverlo. Scusate per la mia incapacitá.
Vorrei che tutte voi sappiate che io sono assolutamente contraria all'aborto anche per qualsiasi motivazione possibile per me non è una cosa giustificabile. Anche nella condizione di Sunshine.
Detto questo vi abbandono,
Il prossimo sará meglio, spero.
Grazie amori miei.❤

SING |Mattia Briga||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora