La notte dei negletti

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"Stai scherzando, Blaine."
Eravamo seduti ad un tavolo della sala comune, i libri appoggiati svogliatamente sulle ginocchia e i nostri amici sdraiati per tutta la stanza, stanchi come non mai. L'unico che sembrava studiare seriamente era Chase. Io e Kurt avevamo abbandonato ogni speranza per fiondarci, attraverso il mio portatile, sul sito di Billiboard, per guardare le ultime hit del momento.
Ed è stato proprio mentre esultavo per il secondo posto di Firework di Katy Perry invece che del primo di Born this way di Lady Gaga, che Kurt mi guardò gelido, e mi disse quella frase.
"No, Kurt, sono serissimo!" Risposi io, non capendo bene il perché di tutto quello stupore.
"No no no frena un secondo." Si mise composto sulla sedia, rielaborando mentalmente tutta la situazione.
"Tu intendi dire che preferisci quella donnetta di Katy Perry alla Somma Lady Gaga?"
Lo guardai accigliato. "Non è affatto una donnetta, Kurt! Ha una voce fenomenale e i suoi testi sono pieni di significato."
"Certo, perché in effetti boom boom boom ha un significato molto profondo."
"Beh nemmeno rawa-rawa-u-là-là è il massimo del sottotesto, non trovi?"
Emanò un lungo sospiro, chiudendo lentamente lo schermo del portatile.
"Blaine, capisco che ti piaccia Katy Perry, ok? Ma non puoi assolutamente paragonarla con Lady Gaga. Non ci sono proprio paragoni."
"Certo che non ci sono!" Lui sorrise un secondo, fraintendendo le mie parole.
"Perché Katy Perry è di gran lunga migliore!"
Ecco, ora non sorrideva più. Vidi i suoi occhi infiammarsi, la sua mascella serrarsi di scatto, il suo corpo protendersi minacciosamente verso il mio, e stavo già per usare il libro di arte come scudo, quando la voce di Ed attirò la nostra attenzione.
"Colin! Ma quanta cavolo di pizza hai preso!?"
"Dieci farcite, tre normali" recitò il ragazzo delle consegne. Colin si strinse nelle spalle e incrociò le braccia.
"Amico, lo studio è faticoso! Ho bisogno di zuccheri!"
"Grazie - esordì Nick verso il ragazzo, prendendole in mano- hai il resto da farmi? Ho soltanto una banconota da venti."
"Fammi controllare..."
Non potevo vederlo dalla mia posizione, ma aveva un tono di voce familiare; anche Kurt se ne accorse, e il suo sguardo si faceva sempre più curioso di parola in parola.
"Hei aspetta un attimo! -Esclamò Flint, indicandolo- Tu sei uno delle New Directions!"
Cosa!?
"N-no, mi spiace, devi avermi confuso per un altro."
"Non esiste proprio! Noi Warbler memorizziamo il volto di tutti i nostri nemici. Per affrontarli meglio sul campo di battaglia. Come dei veri samurai!!"
"Non so proprio di cosa tu stia..."
"Sam!?"
Kurt era in piedi davanti a lui con un'espressione di puro stupore. Lui non disse niente: pietrificato dalla paura lanciò le pizze ad un barcollante Nick e scappò via, senza voltarsi indietro. Ovviamente quella reazione ci costrinse a rincorrerlo, e se non fosse stato per la geometria sconclusionata della Dalton non l'avremmo mai raggiunto, vista la sua notevole prestanza fisica. Per fortuna, però, si bloccò nel bel mezzo del corridoio che dava sui dormitori, incapace di riconoscere l'uscita.
"Sam! -Kurt lo afferrò per un braccio facendolo voltare- E' questo il modo di salutare un amico?"
Rimase interdetto, cercando di dire qualcosa che lo discolpasse. Notando il suo imbarazzo, mi feci avanti, abbozzando un sorriso.
"Ciao Sam. Come va?" Non ci conoscevamo molto, ma Kurt l'aveva sempre descritto come un bravo ragazzo.
"Oh, Blaine... -mormorò, come per ricordarsi il mio nome- Piuttosto bene, grazie."
Kurt lo guardò silenziosamente. Si vedeva lontano un miglio che non era la verità.
"Allora -ripresi io- che fai di bello qui? Anche tu sei rimasto affascinato dalle nostre divise? Se vuoi una spintarella in più, chiedi pure a me. A quanto pare sono molto bravo a convincere ragazzi disorientati nel trasferirsi qui."
A Kurt scappò un mezzo sorriso. Sam, al contrario, divenne ancora più teso.
"Sam, Blaine stava scherzando" disse subito il mio ragazzo, posandogli delicatamente una mano sulla spalla. Ecco, in quel preciso istante, le guance del biondo cominciarono a rigarsi di lacrime.
"Scusate... non è colpa vostra" singhiozzò, notando la mia faccia seriamente allarmata. Pensavo di averlo offeso io, stavo per morire di crepacuore!
Dopo averlo calmato un poco ci sedemmo sulle scale della Dalton. Era ancora piuttosto scosso, e sembrava non aver intenzione di sfogarsi. Balbettò qualcosa riguardo ai soldi, alla casa, con Kurt che rimaneva accanto a lui, ascoltando in silenzio. Anche Sam sembrava sul punto di confessare tutto al suo amico, come se si potesse fidare ciecamente di lui. E io li guardavo da lontano, mi sentivo un po' di troppo in quella sfera amichevole che non mi apparteneva.
"Vado a prendere dei caffè" Kurt mi rivolse un sorriso di gratitudine: sapeva che lo facevo soltanto per conceder loro un po' di intimità.
Ero in caffetteria, non sapendo bene per quanto tempo sarei dovuto rimanere lì. Continuavo a stringere il latte macchiato scremato di Kurt, come se fosse lui in persona. Erano passati diversi mesi dal suo trasferimento, ma non passava un giorno senza chiamare Mercedes, o scrivere un messaggio a Finn, e talvolta riceveva perfino delle chiamate da Rachel, che finivano prontamente in un litigio. E ora questa cosa con Sam...non aveva mai avuto questo rapporto con Flint e gli altri.
Era già la seconda volta che quel pensiero compariva nella mia mente, e stavolta non avevo nessun pretesto per scacciarlo via; ma era dalle regionali che mi domandavo se la Dalton fosse veramente il posto adatto a lui.
Quanto tornai, con mio grande sollievo, Sam e Kurt stavano parlando, il primo si era tranquillizzato quasi del tutto.
"Scusami Sam, non sapevo che caffè prenderti, così ti ho scelto un espresso."
"Va benissimo - commentò, mentre passavo il latte a Kurt e afferravo il mio cappuccino - vi chiedo scusa, ragazzi, per avervi disturbato in questo modo. Non ne avevo mai parlato a nessuno, e ci hanno tolto la casa giusto ieri...sono ancora molto scosso."
"Non ti devi scusare" dissi io, e Kurt gli posò una mano sulla spalla. Tirò su col naso, prendendo un sorso del suo caffè. Era caldo, sperai che gli donasse un minimo di sollievo.
"E' solo che, qui siete tutti così...ricchi. E io invece ho dovuto vendere la mia chitarra per pagare il pranzo ai miei fratellini. Il confronto è stato davvero troppo."
Cacciai una smorfia di compassione. Kurt mi lanciò un'occhiata, come per intimarmi di non fare nessun tipo di commento, perché qualunque cosa detta da uno come me, uno che poteva permettersi non una, ma due rette alla Dalton, sarebbe risultata inappropriata.
"Ti aiuteremo noi. -Disse Kurt- Io ti posso prestare qualche vestito, e Blaine ha un sacco di roba che non usa, giusto Blaine?"
"Sicuro. Quello che vuoi."
Sam sembrò davvero scosso dalla nostra offerta. Ci guardò con occhi limpidi, per poi sviare di nuovo a terra.
"Grazie -sussurrò- Posso...posso chiedervi un altro favore? Non dite niente a nessuno di questa faccenda...soprattutto tu, Kurt, sai bene come volano le notizie al McKingley."
Lo rassicurammo anche di quello, e a quel punto non ci fu altro da dire. Si alzò in piedi, dirigendosi verso la bicicletta. A metà strada si voltò di nuovo, schioccando le dita.
"Quasi me lo dimenticavo: ci venite alla notte dei negletti? E' un concerto che farà il Glee Club per raccogliere fondi per New York."
"Certo che ci saremo." Disse Kurt, e io annuii.
Lui abbozzò un sorriso. "Forte. Grazie ragazzi. Adesso devo andare...un'altra consegna, ed è dall'altra parte della città. Ma, dopotutto: Un viaggio così lungo per nascondere un sommergibile in un fiume."
Inarcammo un sopracciglio all'unisono. "Caccia all'ottobre rosso!" Noi eravamo ancora più perplessi. Con un ghigno soddisfatto salì in sella alla sua bici e sfrecciò via.
Kurt si concesse un sospiro soltanto quando il suo amico fu a debita distanza da noi.
"Povero Sam..." mormorò, davvero dispiaciuto. Senza nemmeno pensarci lo presi per mano, dandogli un leggero bacio sulla guancia. "Se la caverà, vedrai."
Posò delicatamente la testa sulla mia spalla. "Lo spero."
Rimanemmo qualche secondo in quel modo, ognuno perso nei propri pensieri. Dopo un poco, sentii il mio ragazzo scoppiare in una risata cristallina.
"Che hai?" Domandai, divertito anche io, soltanto guardandolo ridere in quel modo.
"Oh, niente. E' solo che ripensavo al mio primo incontro con Sam."
"...E?"
"E...l'avevo scambiato per gay."
"Sul serio!??"
"Non mi guardare così! Dovevo ancora riprendermi dalla cotta per Finn, ero piuttosto scombussolato."
"Cotta per Finn? Come mai non la sapevo questa cosa??" Domandai, cercando di risultare il più calmo possibile.
"Oh, non te l'avevo detto?"
A giudicare dalla mia espressione allibita, dedusse di no. Scoppiò di nuovo a ridere, stringendomi ancora di più a sé.
"Blaine Warbler, sei forse geloso?"
"Geloso!? Io!? Ma non esiste proprio! Quella parola non è presente nel mio vocabolario!"
Mi lanciò un sorriso malizioso. "Certo. Comunque, ci sono tante cose che non sai di me."
Stavolta colsi al volo la sua provocazione. "Bene -sussurrai, mentre il mio viso si avvicinava lentamente al suo - perché voglio sapere tutto di te, Kurt, qualsiasi cosa, anche come ti vestivi quand'eri piccolo."
Lui si scostò un attimo, facendosi pensieroso. "Pantaloni con bretelline e papillon abbinato. Stavo una favola."
Sorrisi. "Non ne dubito."
Ci scambiammo un lungo, tenero, bacio.

Blame it on BlaineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora