Presto starai bene

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Quella mattina mi alzai stranamente presto e di buon umore. Passai in bagno un quarto d'ora in più rispetto al normale, cercando di sistemarmi i capelli nel miglior modo possibile. Mi aggiustai la divisa quattro o cinque volte, e soltanto quando fui assolutamente convinto di apparire in una maniera almeno decente, uscii di camera, dirigendomi verso l'entrata.
Il fato era dalla mia parte: non so quante possibilità ci fossero di trovarlo in mezzo a quella scuola gigantesca, fatto sta che lo trovai lì, con la sua borsa a tracolla di cuoio e la sua nuova, splendente divisa. Addosso a lui non sembrava nemmeno la stessa: i pantaloni grigi slanciavano le sue lunghe gambe dritte, e la giacca gli fasciava perfettamente la vita, oltre a mettere in risalto le sue spalle.
"La divisa ti sta benissimo." Ma questo lo sapevo già, aggiunsi nella mia mente.
Kurt si voltò di scatto, colto alla sprovvista, e sorrise nel vedere un volto familiare, ma dopo nemmeno un secondo tornò alla disperazione.
"Ecco, appunto. Vogliamo parlare di queste divise!?"
"Parliamone..." Commentai io, trattenendo a stento una risata. In qualche modo sapevo già cosa stava per dirmi.
"Ma lo stilista che l'ha disegnata quanti anni ha? Questi mocassini sembrano usciti direttamente dal set di Casablanca...e poi dei pantaloni grigi!? Il grigio ingrassa da morire! Guarda, mi fa dei fianchi enormi!"
Scoppiai a ridere; mi ricordava così tanto me, da farmi una tenerezza irresistibile.
"Coraggio ti accompagno alla tua stanza: che numero hai?"
Kurt si frugò tra le tasche, afferrando una chiave con una piastrina di ottone.
"17...Oddio, è un brutto, bruttissimo segno!"
"Kurt, Kurt, ascoltami -lo afferrai per le spalle e lo fissai dritto negli occhi- andrà tutto bene. Lo so che ti senti disorientato: le materie, la stanza, i compagni... ma se hai bisogno di una mano, fai un fischio, e vengo subito da te."
C'erano delle volte, come quella per esempio, in cui Kurt mi guardava in un modo molto strano. Riconoscente, felice...e che altro? C'era qualcosa che non riuscivo davvero ad afferrare.
Avrei tanto voluto chiedergli a cosa stesse pensando, ma ormai eravamo arrivati davanti alla sua camera. Kurt esitò un attimo, mordendosi il labbro inferiore. "E se non piacessi al mio compagno di stanza?"
Io lo guardai di rimando, sfoggiando un sorriso sghembo. "Impossibile." E detto quello bussai. Lui sobbalzò così tanto che per poco non si aggrappò al soffitto. Il suo volto divenne bianco, poi viola, fino ad assumere un evidente color porpora.
"Sì? -chiese una voce vitrea, proveniente dall'altra parte del muro- chi è?"
Aspettai che Kurt dicesse qualcosa, ma era troppo paralizzato per parlare, quindi lo feci io.
"Sono Anderson. Ti volevo presentare il tuo nuovo compagno di stanza."
Ci fu un attimo di silenzio, e dopo di quello il ragazzo aprì la porta. Era alto più di Kurt, con i capelli corti, ma non a spazzola come quelli di Ed e nemmeno a caschetto come quelli di Nick... erano scuri, con la riga in mezzo e due ciuffi che cadevano sulla fronte. Aveva dei lineamenti marcati e un fisico piuttosto atletico. Riflettei su dove l'avessi già visto, ma ottenni una risposta ancor prima di aver formulato la domanda.
"Allora sei proprio tu. Quanto tempo. Non credevo che ci saremmo rivisti, comunque."
Inarcai un sopracciglio. "E perché mai?"
I suoi occhi castani si assottigliarono, puntandomi dritto.
"Pensavo che dopo quello che hai fatto ad Ethan non avessi nemmeno il coraggio di salutarmi."
E, in quel momento, mi ricordai immediatamente chi fosse quel ragazzo. Dopotutto, come avevo potuto dimenticarmi del migliore amico di Ethan, che aveva lasciato gli Warblers non appena fui stato eletto come nuovo solista, che mi odiava forse più di tutti gli studenti di quella scuola messi insieme e questo perché, a causa mia, il suo migliore amico aveva perso tutta la gloria, e loro due erano passati da idoli della scuola a semplici esseri mortali?
Mi stava fissando in modo melenso. Se solo avesse potuto quella sua occhiata mi avrebbe volentieri perforato il cranio.
Ero senza parole. Non sapevo se essere più sconcertato del fatto di averlo rivisto dopo mesi e mesi, o del fatto che, per uno strano scherzo del destino, quel ragazzo era appena diventato il nuovo compagno di stanza di Kurt.
Deglutii, respirando a pieni polmoni. Non era il caso di agitarsi: Kurt era agitato abbastanza per entrambi, e di certo l'atmosfera di quel momento non era d'aiuto. Con moderata tranquillità, posai una mano sulla spalla del mio amico e con l'altra gli indicai il ragazzo.
"Kurt? Lui è Chase Edlund." Mi sforzai con tutto me stesso per cercare qualcosa di carino da dire: "è stato uno delle stelle di punta degli Warblers, ed è bravissimo in spagnolo." Ecco, avevo finito la mia presentazione, dal momento che non sapevo nient'altro su di lui.
Kurt, però, parve un minimo rinfrancato, tanto che si sforzò pure di sorridergli, porgendogli la mano.
"Io sono Kurt."
Lui la strinse controvoglia, cercando ancora di capire se fossimo amici oppure no, e se la cosa poteva andare a suo vantaggio.
"Bene -mi affrettai a dire, togliendo subito la mano dalla spalla dell'amico- è ora di andare a lezione. Ci vediamo."
Sperai vivamente di aver deviato i dubbi di Chase, con quel saluto distorto e vago. In ogni caso non era un ragazzo stupido, e sapevo bene che non avrebbe fatto niente di male a Kurt soltanto a causa di alcune sue supposizioni. Sì dai, pensai, non è il caso di allarmarsi.
"Blaine? -mi chiamò Kurt, quando fummo a debita distanza dalla camera 17- Chi è Ethan?"
Mi paralizzai, sgranando gli occhi. Ci misi diversi secondi a formulare una risposta che potesse suonare decente. "Un...ragazzo, con cui non andavo d'accordo. Comunque si è diplomato l'anno scorso."
Sapevo bene di non aver saziato la sua curiosità, ma non aggiunsi altro, e arrivammo in poco tempo alla sala comune.
"Allora, Kurt -esordii, con tono da vero tutor- questa è la sala comune, la stanza dove passerai la maggior parte del giorno. Qui si studia, si prende qualche caffè, si legge, ci si rilassa, e quando è possibile ci esibiamo noi Warblers..."
"E quando lo facciamo Blaine salta sistematicamente su ogni soprammobile presente nella stanza. Giusto, Nick?"
"Giustissimo, Flint. Chissà, magari lo aiutano a sentirsi più alto, una volta tanto! Tu che ne pensi, Ed?"
"Beh, è vero: tutte le volte che cantiamo Blaine salta su qualcosa."
"Ma povero Blaine, non è colpa sua se è una specie di cavalletta in iperventilazione che non riesce a stare ferma neanche per mezzo secondo!"
Mi girai lentamente. Molto lentamente. E quando vidi i sorrisi raggianti dei miei quattro amici, con i loro occhi vispi passare fulmineamente da me a Kurt, da Kurt a me, per poi guardarsi tra di sé, diventando sempre più esaltati, il mio volto si increspò in un sorriso leggermente tirato.
"Kurt, ti presento Flint, Nick, Ed e Colin. Di solito sono innocui."
"Piacere -esordì lui, divertito- io sono.."
"Kurt!" Esclamò di scatto Colin, stringendogli la mano e iniziando a sventolargliela con forza.
"Lo sappiamo." Aggiunse Flint, allungando il suo sorriso.
"Sappiamo tutto di te." Fece Ed, che fu corretto da Nick :"Beh, non proprio tutto. La cavalletta, qui, fa la preziosa, e non ci vuole dire mai niente."
"Sì ma tanto alla fine lo scopriamo lo stesso. Siamo bravi, in questo."
"Siamo bravi in un mucchio di cose. Vedrai Kurt, ci sarà da divertirsi."
"Ma basta monopolizzare l'attenzione! Come ti va la vita?"
Kurt non fece in tempo a dire "a" che Flint stava già parlando.
"Colin, smettila di scuotergli la mano come una fangirl isterica. Così spaventerai il nostro ospite!"
"Ospite? Altro che ospite, per quanto mi riguarda Kurt è un membro ad honorem della combriccola!"
"Kurt, abbiamo deciso di risparmiarti il rito di iniziazione, giusto perché sei amico di Blaine..."
"No Ed, lui è L'amico di Blaine."
"Ragazzi..." Mormorai, massaggiandomi la tempia. Mi voltai verso Kurt, sentendomi un po' in imbarazzo per la pazzia dei miei -se continuavano così non ancora per molto- amici.
"Loro sono...sono fatti così" sono fatti male. "Mi dispiace."
"Ma no-disse Kurt, sorridente- sono simpatici."
I volti dei quattro si illuminarono.
"Siamo simpatici!" Esclamò Colin, stritolando il braccio di Ed per la felicità.
"Capito, cavalletta!? Tu sarai anche bello e bravo quanto ti pare, ma NOI siamo simpatici!"
"Esatto! Siamo gli amici simpatici di Blaine."
Flint fece una smorfia. "Sembra il titolo di un film porno di serie B."
"O di uno spin-off del mondo di Patty..."
"Hei! -Esclamò Nick, aggrottando le sopracciglia- cos'hai contro il mondo di Patty!? Guarda che è carino!"
"Ma quanti anni hai!?!?"
"Ha parlato quello che si guarda i Puffi alle sette di mattina..."
"Cerchi rogne, ciuffetto alla Bieber!?"
"Coraggio, vieni, spazzolino!"
E mentre presero ad azzuffarsi e a schiamazzare l'uno contro l'altro, io li guardai, sospirando.
"Sto avendo un dejà vù."
Kurt scoppiò a ridere, posando la mano destra su un fianco.
"Onestamente non mi aspettavo quest'accoglienza -ammise- mi ero già preparato a sguardi freddi e frasi di circostanza."
Io sorrisi, cingendogli le spalle con un braccio. "Quelle cose appartengono al passato. Sei uno di noi, adesso."
Sentii il suo corpo rilassarsi immediatamente. Pensai che fosse per la frase appena detta, piuttosto che per il mio semi-abbraccio puramente innocente.
In quell'istante la campanella segnò l'inizio delle lezioni. Ci salutammo velocemente, e mi soffermai a guardare Kurt allontanarsi verso l'aula di trigonometria.
"Che bel Kurt-sorriso."
"Nick. -Sentenziai, acido -non avresti lezione?"
"Ci stavo andando. Ero solo venuto per ricordarti le prove dei Warblers alle 17."
"Certo che me ne ricordo. Dobbiamo presentare Kurt agli altri membri."
"A proposito -Flint mi guardò con la coda dell'occhio- l'hai preso Pavarotti?"
Sgranai gli occhi. Oh cavolo. Me n'ero completamente dimenticato.
Ad ogni nuovo membro viene regalato un uccellino della Dalton. Questa cosa, come d'altronde tutte le cose che facciamo noi, non si potrebbe fare, e quindi ogni volta bisogna corrompere uno delle serre e prendere il canarino senza essere visti da occhi indiscreti.
E, ovviamente, il compito di andare a prendere in prestito l'uccellino spettava proprio a me. Devo ammettere, però, che quella volta l'avrei fatto volentieri.
La prima parte del piano non fu difficile: il proprietario delle serre era un brav'uomo, e sapeva che trattavamo i suoi canarini meglio di chiunque altro in quella scuola. Questo, però, non sottintendeva che volesse darmelo gratis: per convincerlo dovetti regalargli tre maglioni di cashmere, una cintura di Armani e il nuovo profumo di Chanel pour hòmme. Poco male: quella roba non mi piaceva poi così tanto. O forse aveva smesso di piacermi in favore di qualcosa di meglio.
"Ciao Pavarotti" sussurrai, accarezzando l'allegro uccellino che stava cantando felice. Era piccolo, dall'aria dolce, ma con una grande voce e un piumaggio splendido. Pensai che non esistesse un canarino più adatto.
"Ragazzo! Sbrigati!" Sbottò il guardiano, facendomi cenno con la mano di correr via. Non me lo feci ripetere due volte: afferrai la gabbietta e scivolai sotto al tavolo, gattonando fino all'uscita secondaria.
Ho appena rubato un canarino per Kurt. Solo in quel momento mi resi davvero conto della cosa: Kurt, il mio nuovo migliore amico, si era appena trasferito alla Dalton. Certo, le motivazioni non erano delle più felici, ma guardai il bicchiere mezzo pieno: avrei passato tutto il giorno a guardare film, studiare, leggere i nuovi cataloghi della Benetton...ma da quel giorno, anche le cose più banali avrebbero preso un altro sapore, perché c'era lui, perché le avrei fatte con lui, e sarebbe stato tutto diverso, tutto nuovo...tuttopiù bello.

Blame it on BlaineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora