Chapter I

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🎵 Howl

    Jake Houlsdy

    Jake Houlsdy

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Uno, due, tre. Lanciai la pallina di gomma nera altre venti volte, prima di sbuffare sonoramente e mettere fine al rumore prodotto dall'oggetto contro il muro metallico. Mi sedetti a gambe incrociate sul letto, o meglio dire sulla branda un po' logora a causa del tempo prima di prendermi la testa fra le mani e tirare leggermente i capelli alla cute. Inalai profondamente prima di buttar tutto fuori.

Oltre al mio respiro irregolare non si sentiva nessun altro suono.  Ora come ora avrei potuto persino affermare di esistere solo io all'interno di questo stupido bunker. Era snervante. Come invidiavo coloro che riuscivano a prendere sonno appena posata la testa sul cuscino.

Questa storia andava avanti da ormai tre settimane. Io che cercavo di prendere sonno, e sempre io che mi ritrovavo a fissare il soffitto grigio per ore, finché non  iniziavo a sentire le persone al di fuori della mia stanza che si affrettavano ad andare a lavoro, causando più casino del normale. Questo mi innervosiva ancora di più.

Onestamente non sapevo perché questa situazione si ripetesse ogni notte. Sembrava uno stupido loop temporale. Mi veniva quasi voglia di urlare. Certo avevo capito di soffrire di insonnia ormai. Era alquanto evidente, e non mi era servito di certo un medico per affermare ciò, ma ricordavo che prima di tutto questo riuscivo a dormire sogni tranquilli, anzi dormivo anche più del necessario. Ora i pensieri accumulati durante la giornata si ripresentavano di notte e per quanto li avessi sempre tenuti al guinzaglio ora mi sembrava quasi impossibile.

Ho sempre odiato pensare. Mi portava a perdermi nella mia testa, a generare paranoie inesistenti e mi distaccava dalla vita vera catapultandomi in una realtà alternativa, completamente incolore più di quanto fosse in effetti il bunker in sè.

Ho sempre cercato di tenere la mente occupata con ogni tipo di cosa. Quando sentivo che i pensieri stavano per sopraffarmi mi nascondevo nel giardino di botanica, ma prima mi assicuravo di passare dalla piccola biblioteca della Genesis Station per prendere uno dei tanti libri ormai con le pagine ingiallite, ma ancora leggibili, così da concentrarmi solo sulle parole.

Ma da un po' a questa parte, come avevo già detto, non riuscivo più a mantenere il controllo. Era come se sentissi solo negatività circondarmi. Ed avevo come la brutta sensazione che qualcosa di poco carino stesse per succedere. Qualcosa di grande ed imminente ed io non ero preparata. La mia mente non era preparata.

Certo era solo un'inutile sensazione, o così avrebbe affermato mia madre conoscendola, ma io sapevo per certo che non era mai solo questo. Per quanto io lo volessi con tutta me stessa sapevo che nel bene o nel male non mi sbagliavo mai. E a volte tendevo ad odiarmi, soprattutto in queste situazioni.

Dopo una serie di lamentazioni mentali, mi alzai dal letto e con le mani sui fianchi mi guardai a torno. La mia stanza era un completo disastro, eppure io non ero così disordinata. Tirai un sospiro esasperato e iniziai a sistemare. C'erano scartoffie a destra e sinistra, fogli colorati pieni di disegni di piante di tutti i tipi. E fu così che mi ricordai. 

Cataclysme 2.0Where stories live. Discover now