GILBERT BLYTHE

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Due mesi.
Sono passati due mesi da quando tua madre è morta.
Non riesci ancora a dirlo ad alta voce.
Ti ricordi la sensazione dei primi giorni, era come se l'aria non raggiungesse i polmoni.
Le lacrime che ti urlavano di voler uscire, ma che tu puntualmente ricacciavi indietro.
Eri ostinata a voler tenere tutto il dolore per te, come se fosse stato un oggetto prezioso a te caro che non volevi prestare agli altri.
In realtà avevi solo paura che facendo vedere la tua tristezza, quella sarebbe diventata reale.
Pensavi questo prima che Gilbert Blythe si mettesse in mezzo.
Siete sempre stati buoni amici, ma nell'ultimo periodo vi siete avvicinati molto di più.
Però c'è stato un preciso momento in cui hai capito di amare quel ragazzo.

Flashback

La spiaggia era sempre stato il tuo luogo sicuro.
Da piccola la mamma e il papà ti portavano lì a bagnare i piedi e ogni che volevi farti il bagno eri costretta ad aspettare due ore così da essere sicura di non avere una congestione, o almeno così ripeteva sempre la mamma.
Poi papà è morto e la spiaggia la potevi vedere solo di nascosto perché evocava troppi ricordi a tua madre.
Ed ora che eri rimasta sola, quel luogo ti sembrava essenziale più che mai.
Non molti ci andavano.
Ad Avonlea nuotare non era una delle principali attività praticate. Ma neanche a te piaceva tanto. Preferivi stare lì sulla sabbia a goderti il tramonto e ad urlare alle onde ciò che avresti voluto gridare agli altri.
Eri stremata da tutto e da tutti.
Volevi lasciarti andare.
Ma mentre stavi piangendo a dirotto, un ragazzo moro ti ha abbracciata così di colpo da farti spaventare.
Siete rimasti così per un po', senza dire nulla.
Il tuo respiro si calmava, ma sentivi il tuo cuore accelerare per quel contatto improvviso.
G: "Che ne dici di venire a stare da noi per un po'?"
Non sapevi perché te l'avesse chiesto, se per pietà o per un vero desiderio di stare con te più spesso, però accettasti.

Fine Flashback

Certo quella tua decisione non era stata benvista da tutti.
Anzi molti quando ti vedevano passare facevano commenti su quanto fosse inappropriato andare a vivere in una casa con due uomini e una bambina piccola.
Ma a te non importava.
Dopo due mesi che tua madre non c'era più eri finalmente riuscita a riprendere a respirare.
Ed ora ti ritrovavi in cucina a raccontare una favola alla piccola Delphine, con Sebastian che dall'altra parte del tavolo ride come un matto per le facce che fai cercando di imitare un elefante.
S: "Non penso che faccia proprio così l'elefante"
T/n: "Ah no? Delphine il tuo papà crede di saper fare meglio di me la proboscide tu cosa dici?"
E la piccolina fa no con la testa e poi fa una pernacchia in direzione di Sebastian, che subito finge di essersi offeso.
G: "Cosa succede qui?"
Un ragazzo che tu definiresti senza ombra di dubbio stupendo, fa il suo ingresso in cucina.
S: "O niente, io e T/n facevamo a gara a chi facesse meglio la proboscide ma a quanto pare ho perso" risponde l'uomo davanti a te facendoti ridere, e quel suono riecheggia in tutta la casa.
Gilbert ti fissa come se fossi la cosa più bella che lui abbia mai visto, facendoti visibilmente arrossire.
Non sai se c'è qualcosa tra voi.
Non vi siete mai baciati e non c'è mai stata alcuna romantica dichiarazione, però senti che nell'aria c'è qualcosa.
O almeno così speri.
Il problema è che abitando nella stessa casa è difficile controllare il tuo cuore costantemente.
Ormai anche uno sguardo causa un lieve arrossamento sui tuoi zigomi.
Tua madre ti ripeteva sempre che quel rossore ti rendeva ancora più bella e ora come ora speri vivamente sia cosí.
Vorresti parlare con Gilbert e chiarire tutto.
La verità è che vorresti semplicemente baciarlo, ma ovviamente non sei a bastanza coraggiosa per farlo.
Mentre fai tutti questi ragionamenti ti rendi conto di essere rimasta da sola in cucina con Delphine che ti guarda con aria interrogativa.
T/n: "Eddai, non guardarmi così" le dici prima di metterti a ridere da sola per la faccia della bimba.

Erano arrivate le vacanze di Pasqua, il periodo dell'anno che più adoravi.
Avonlea era piena di colori e si organizzavano tantissime cacce alle uova.
Tu e tua madre eravate solite farne una tutta vostra, senza invitare nessuno a disturbarvi.
Ti facevano sentire speciale quegli attimi che lei ti dedicava. E la consapevolezza di non poterli più rivivere si faceva troppo pesante da sopportare per te.
Bash era partito con Delphine per andare a trovare sua madre. Sarebbe stato via un po' di giorni e anche Gilbert ti aveva detto che sarebbe stato molto occupato con il suo nuovo impiego.
Così in quella giornata tanto calda avevi deciso che non ti andava di stare da sola e magari a Gilbert avrebbe fatto piacere una sorpresa.
Non lo capivi proprio quel ragazzo. A volte totalmente immerso nei suoi pensieri e altre che sembrava aver occhi solo per te. Ma intanto niente si concretizzava e tutto rimaneva sempre uguale.
La carrozza ti aveva lasciato proprio di fronte allo studio dove il ragazzo lavorava come assistente.
Anche tu volevi studiare medicina e questo lo avevi rivelato solo a tua madre e a Gilbert. Però avevi troppa paura di cominciare un percorso tanto difficile a causa dei pregiudizi sulle donne.
Il tuo ormai coinquilino ti aveva proposto di andare a lavorare con lui in città presso quel medico, ma tu avevi rifiutato convinta che non avrebbe mai accettato una ragazza.
Avevi aperto lentamente la porta e una campanellina aveva accolto il tuo ingresso in quella che pareva essere una sala d'attesa.
W: "Ciao, posso aiutarti?"
Una voce femminile ti aveva colta impreparata e solo in quel momento avevi notato la presenza di una ragazza che in realtà si poteva già definire una donna.
Era estremamente bella e non potevi far a meno di infastidirti nel constatare che tutti i tratti del suo volto fossero perfettamente simmetrici e proporzionati.
T/n: "Ehm, in realtà sono qui per salutare un mio amico. Si chiama Gilbert Blythe"
W: "Oh ma certo, lo chiamo subito"
E così quella ragazza si era allontanata dalla stanza lasciandoti completamente sola.
Gilbert non ti aveva detto di lavorare con lei, non ti aveva mai parlato di nessuna segretaria per la verità.
L'ansia cominciava a invaderti la mente.
E se avessi fatto male ad andare fino a lì?
E poi per dirgli cosa? Buona Pasqua??
Santo cielo che stupida che eri stata e adesso era troppo tardi per scappare.
Proprio in quel momento un ragazzo troppo stupendo per essere reale aveva fatto il suoi ingresso nella sala. Ti aveva immediatamente sorriso, facendoti rendere conto che forse ne era valsa la pena fare tutta quella strada per lui.
G: "T/n! Cosa ci fai qui?"
T/n: "Beh, in realtà dato che ero a casa da sola e oggi è Pasqua sono venuta a trovarti"
Ti sembrava stupida come cosa ma era la pura verità.
G: "Bene! Sono molto felice che tu l'abbia fatto! Ah, ti presento Winifred. Lei è la segretaria dello studio"
In quel momento la ragazza di prima si avvicinò a te per stringerti delicatamente la mano.
W: "Tu devi essere T/n! Gilbert mi ha parlato di te!"
T/n: "Ah sì? Spero non abbia detto niente di brutto" le avevi risposto ridendo leggermente e cercando di sforzarti di essere simpatica.
W: "Mi ha detto che anche tu vorresti studiare Medicina"
Così la stanza cadde in un silenzio tombale.
Gilbert aveva detto a quella sconosciuta una delle cose a cui tu tenevi maggiormente e che non avevi rivelato quasi a nessuno.
Poteva sembrare stupida come cosa ma per te era fin troppo importante.
In quel momento speravi con tutta te stessa che la ragazza ti mostrasse il suo appoggio dato che ormai conosceva questo tuo segreto.
Insomma tra donne ci si dovrebbe supportare.
W: "Sai quando me lo ha detto sono rimasta molto stupita! Si insomma non so quanto tempo avrai per essere una madre e anche un medico! Voglio dire come pensi di crescere dei bambini e badare alla casa se lavori anche?"
Quella frase che tanto ti aveva ferita era stata accompagnata da una risatina. Come se distruggere tutti i tuoi sogni con la cruda realtà fosse stato per Winifred parecchio divertente.
Ma in fondo aveva ragione, e tu lo sapevi bene, è proprio per questo non riuscivi ad accettare quello che ti aveva appena detto.
Il ragazzo vicino a te aveva probabilmente notato il tuo cambiamento improvviso di umore e stava tentando di cambiare discorso.
In quel momento però, chissà per quale strana motivazione, ti ritornarono in mente le numerose volte che tua madre ti aveva detto che essere donna non significa lasciarsi calpestare dagli altri. E che l'essere nata femmina non doveva rappresentare una limitazione per te.
E in fondo Winifred chi diavolo era per farti cambiare idea?
T/n: "Sai Winifred, mi dispiace che tu abbia come unico scopo della tua vita quello di essere una buona moglie e madre. Mi dispiace soprattutto che anche tu non riesci a superare i pregiudizi che fin da piccola ti hanno inculcato in mente a forza. Ma io non so come te, e non sono come la maggior parte delle ragazze. Desidero lavorare e lo desidero al pari di un uomo. Ed essere donna non mi rende sicuramente meno capace di svolgere un determinato mestiere. Io voglio essere libera e indipendente dalla volontà di un uomo e quando un giorno lo diventerò, tu sarai obbligata a rimanere a casa a badare ai tuoi figli senza via di scampo. Non dubito che questo a te possa andare bene, ma non criticare le scelte degli altri soltanto perché non coincidono con le tue e con quelle della massa.
Detto questo è stato un piacere conoscerti e ti auguro una buona vita"
Eri uscita in tutta fretta dal negozio allontanandoti con passi svelti verso un parco che avevi intravisto lì vicino.
Gli occhi ti bruciavano e sentivi le lacrime arrivare a tutta velocità.
Non eri mai stata brava a litigare o comunque a far valere le tue opinioni, ma questa volta ti sembrava di esserci riuscita alla grande.
Però per te non era facile parlare ad alta voce dei tuoi sogni senza versare neanche una lacrima. Era dura andare avanti pur consapevole della difficoltà dei tuoi progetti futuri.
Finalmente eri arrivata al parco e ti eri seduta sotto un albero leggermente nascosto.
Il respiro prima affannoso per la corsa e per il pianto imminente si mischiò con il vento leggero che ti scompigliava i capelli.
Solo in quel momento, osservando le coppie che vagavano senza meta mano nella mano, lo notasti.
Gilbert ti fissava poco distante con un'aria diversa. Era come se una luce gli brillasse negli occhi.
Iniziò ad avvicinarsi a te e automaticamente il tuo volto si colorò di un rosso intenso a causa dell'imbarazzo per la discussione con Winifred.
Ti alzasti in piedi per potergli spiegare immediatamente i motivi che ti avevano spinta a reagire così e magari anche per scusarti, ma non ce ne fu modo.
Il ragazzo moro non ti lasciò il tempo di parlare che subito posò le sue labbra sulle tue.
Non ti eri resa conto di quanto desiderassi quel bacio fino a quell'esatto momento.
Lui era l'unico che ti accettava così com'eri, con tutti i tuoi difetti e i tuoi sogni nel cassetto. E forse finalmente eri riuscita a raggiungere uno di quest'ultimi.

Immagina MultifandomWhere stories live. Discover now