Remember You

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L'aereo sta atterrando.

Sospiro.

Mi sfilo le auricolari dalle orecchie e le conservo nella tasca interna della borsa, estraggo gli occhiali da sole dalla custodia e li indosso.
Possiamo slacciare le cinture di sicurezza e prepararci a scendere dal veicolo.

Chiedo al passeggero che stava seduto accanto a me di darmi una mano e tirar giù il bagaglio dalla cappelliera.
L'uomo, un giapponese piccolo di statura, sulla cinquantina, acconsente con un sorriso, anche se deve sollevarsi sulle punte per riuscire ad afferrare il mio trolley.

'Arigatou gozaimasu' lo ringrazio con un lieve inchino, poi mi metto in fila per scendere dall'aeromobile.

Una volta a terra, riaccendo il cellulare.

Controllo tutte le notifiche mentre percorro il corridoio d'uscita dell'aeroporto.
Nessun avviso importante.

Chiamo Daseul.

'Dove sei?' le chiedo, 'sono appena uscita dalla doccia. E tu?' fa lei, io mi scaldo immediatamente, 'avevi detto che ti saresti fatta trovar fuori ad aspettarmi' le ricordo, 'scusa se ti sto togliendo Joonhyung dai piedi' sbuffa lei, 'che intendi dire?', 'mi ha chiesto se avessi voglia di andare a fare una passeggiata. L'impegno dei ragazzi è stato spostato a questo pomeriggio, hanno la mattinata libera, ma lui voleva riunirli per discutere con loro di alcune questioni. L'ho convinto a lasciarli in pace, ne stavamo parlando via messaggi, così poi mi ha avanzato la sua proposta' mi spiega.

Ah già, quei due adesso sono in contatto.
Si sentono spesso tramite messaggi.

'Oh, non fingere di averlo fatto per me. Fa piacere in primis a te, uscire con lui' esclamo.

Da quando hanno preso a sentirsi quotidianamente, da circa un mese, forse di più, Daseul parla spesso di lui.
Credo che il caro manager Joonhyung stia suscitando l'interesse della mia amica parrucchiera.

'Che vuol dire, comunque, che me lo togli dai piedi?' chiedo, mentre esco dalla struttura.

Come in tutti gli aeroporti, l'esterno brulica di gente che attende i passeggeri in arrivo.

Mi faccio largo fra essi, trascinando il bagaglio.

'Se tu non sei qui, chi è venuto a prendermi?' chiedo, 'ci sta Jaebeom' risponde lei, io sgrano lo sguardo.
Che cazzo vuol dire che ci sta Jaebeom?

Mi sembra di rivivere un fottuto déjà-vu.

Mi guardo intorno.

Nemmeno stavolta riesco a capire in quale delle automobili parcheggiate mi stia aspettando Jaebeom.

Sospiro.
Significa che devo chiamarlo?

Io, con Jaebeom, non parlo da un po'.
E non solamente con lui.

La stupida situazione immatura che mi ha vista uscire di casa la mattina presto e rientrare la sera tardi, molto tardi, si è protratta per un po'.
Youngjae, di tanto in tanto, usciva dalla sua camera, nel cuore della notte e scendeva a farmi compagnia.
Durante alcune di quelle notti, scoppiavo a piangere, apparentemente senza motivo, perché mi rendevo conto dell'atteggiamento idiota che stavo avendo.
Avrei voluto affrontarli tutti e tre: Jaebeom, Jackson e Mark, ma non lo facevo. Qualcosa mi frenava.
E a farmi stare male era principalmente questo. Questo modo di fare non mi apparteneva minimamente. Volevo sistemare la situazione, ma che diritto avevo, io, di fare l'eroina portatrice di pace, se ero stata io a rompere l'equilibrio della band?

Rimanere in giro per l'intera giornata, a volte mi pesava.
Non sembre trascorrevo i pomeriggi con Daseul, non volevo disturbarla e non mi sembrava giusto passare da lei solamente perché non sapevo dove andare.
Fuori faceva freddo ed io mi vedevo costretta a sopportarlo.
A volte rientravo per qualche ora, sapevo che i Got7 si trovavano i studio a registrare, ma dovevo togliermi dai piedi prima del loro ritorno per cena, per poi rincasare successivamente.

Don't leave me alone~ GOT7Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora