13. Sono fidanzata

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<<Sai…Io continuo a non capire>> Cole fa un passo indietro per riuscire a colpire la pallina con la sua racchetta.
<<Cosa?>> domando allungandomi per rispedirla dalla sua parte del tavolo.
<<Insomma…Perché ti devi fingere la sua ragazza per tre mesi?>> spiega la natura dei suoi interrogativi e alzo gli occhi al cielo a causa della sua insistenza. Questa mattina stavo ancora dormendo quando il mio telefono ha cominciato a squillare in maniera ininterrotta. Preoccupata che fosse qualcuno tra mamma, papà o Alexander, ho rinunciato al mio riposino di otto ore e aperto gli occhi per rispondere al telefono. Ammetto di essermi spaventata quando, alle sette di mattina, ho letto sul display il nome di Cole: insomma, tra i due non sono di certo quella più pigra e lui non è il genere di persona che si sveglia alle prime ore del giorno.
Ho accettato la chiamata e attivato il vivavoce, solo per sentire la sua voce avvisarmi della sua imminente visita nella mia camera.

Mi ha semplicemente annunciato che sarebbe stato da me in pochi minuti, quindi avrei dovuto rendermi presentabile nel minor tempo possibile. Quando è arrivato, mi ha detto che non era psicologicamente pronto a sentire spiegazioni a stomaco vuoto, quindi mi ha trascinato nella sala per la colazione.

Mi ha poi rivelato di non aver dormito molto bene perché continuava a ripensare a quanto successo a cena e, nonostante ci abbia provato e riprovato, non riusciva a trovare una spiegazione logica della situazione. Per questo gli ho raccontato tutto, partendo dal momento in cui ho detto a Nicholas che qualora avesse avuto bisogno di qualcosa avrebbe potuto chiedermi aiuto e concludendo, una volta tornati nella mia cabina, con la parte in cui piombava in camera mia e mi proponeva di fingermi la sua ragazza per tre mesi.

Avrei voluto spiegargli tutto ieri sera, però una volta terminata la cena si è scusato e ha detto di dover andare via, smaterializzandosi nel giro di pochi secondi. Sono rimasta ancora un po’ con Nicholas in sala, poi ha insistito per riaccompagnarmi in camera ed è sparito anche lui, ancor prima che potessi salutarlo.

<<Perché vuole allontanare una ragazza che sembra ronzargli sempre intorno>> gli ripeto.
<<Questo l’ho capito…Ma perché tu?>>
<<Perché gli dovevo un favore>>
<<E perché->> sbuffo spazientita e roteo gli occhi, non concentrando la mia attenzione sulla pallina che rimbalza sul tavolo e poi cade a terra rotolando lontano da noi.
<<Perché sì, okay?>> rispondo non potendone più: è da quando ci siamo visti che continua ad assillarmi con i suoi perché. <<Vedrai che non te ne renderai neanche conto>> lui alza le spalle e non sembra del tutto convinto ma tace e pone fine al suo estenuante interrogatorio.
Santo cielo! Finalmente!

<<Piuttosto, parliamo di cose più serie>> tento di sviare l’argomento una volta per tutte. <<Cosa facciamo stasera?>>
Lui inizialmente non risponde e abbassa lo sguardo sulla racchetta che ha tra le mani. <<Oh beh...ecco…>> tentenna e la voce è davvero poco convinta. <<Questa sera ho un altro impegno>> dice riuscendo a trovare il coraggio di mettere insieme le parole.
Finalmente solleva il viso e lo vedo lanciarmi qualche rapida occhiata. Inarco un sopracciglio e cerco di studiare il linguaggio del suo corpo: il silenzio che segue le sue parole, il suo vano tentativo di mostrare un atteggiamento indifferente e la celerità con cui ogni volta che i nostri sguardi si incrociano, volta la testa ed evita la mia figura.

Spalanco gli occhi quando capisco cosa c’è alla base del suo comportamento e lo indico a bocca aperta a causa dello stupore.
Cole ha un incontro galante.
<<Hai un appuntamento!>> Sorrido soddisfatta della mia intuizione e subito il suo volto diventa una maschera di sconcerto.
<<No!>> la sua risposta arriva troppo velocemente per essere credibile. E anche troppo acuta.
<<Hai un appuntamento>> canticchio saltellando nella sua direzione.

Under the same night sky Where stories live. Discover now