10. Sei al sicuro

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Forse sono esagerata, forse dovrei tornare indietro, forse sarebbe meglio chiedere spiegazioni. Diavolo, Catherine, non c’è niente da spiegare, la situazione mi sembra anche fin troppo chiara.
E poi cosa dovrei chiedergli?
"Ciao Paul, ho trovato questo. È tuo? Ah no? Okay, allora qualcuno deve averlo perso! Ci sono delle mie foto, comunque. Anzi che dico? Tutta la mia vita! Sicuro che non sia tuo?"
No.
Non ricaverei nulla.

Allora corro, mi allontano. Sento pian piano le gambe e le braccia irrigidirsi, quasi atrofizzandosi, e i muscoli diventano pesanti, oppongono resistenza e fatico anche solo a fare un passo. Mi trovo a combattere con il mio corpo: la mia mente suggerisce di scappare ma ogni singola cellula del mio corpo mi implora di fermarmi a prendere aria.

Non lo faccio. Corro, corro fino a quando non ho più fiato e, nonostante ciò, continuo senza arrestare la mia corsa pur avvertendo la gola chiudersi e accorgendomi di star tremando come una foglia al vento. 

Il cuore martella nel petto, il battito rimbomba nelle orecchie ed è assordante. Rallento, progressivamente ritorno a camminare, decisa a tornarmene in camera, chiudere la porta e non uscirci per i prossimi tre mesi. Lacrime mi scorrono senza sosta sulle guance.
Lente.
Calde.

Ho paura.
Ho troppa paura.

Lui è qui, continuerà ad esserci e continuerà a starmi attorno e a cercare di ottenere quello per cui è venuto qui. Chissà cosa sa di me, oppure se c’è qualcosa che non sa. Non ne ho la più pallida idea, non posso saperlo. La mia unica certezza è che non è una coincidenza che sia qui.

Un colpo, come un calcio all’altezza stomaco, porta le mie braccia a stringersi di riflesso intorno alla mia pancia quando realizzo quale sia la verità.

Sono sola, non posso chiedere aiuto a nessuno.
La paura mi assale nuovamente, come la prima volta, mentre ancora io combatto con la parte di me che insiste per fermarsi. Ma non lo faccio: torno a correre e il mio unico pensiero è quello di allontanarmi da lui. 

Poi, all’improvviso, qualcosa, o meglio, qualcuno, intralcia il mio cammino e il mio corpo si scontra con un altro. Basta che non sia lui, basta che non sia lui. Mantengo lo sguardo rigorosamente basso per paura che possa essere lui.
Non voglio aprire gli occhi, non voglio scoprire di essere spacciata.
Non voglio. 

Vorrei solo scoppiare a piangere, fermarmi, sentirmi al sicuro. E invece non lo sono, non lo sono per niente e… <<Vai di fretta, Rose?>>

Quella voce.
Quel nomignolo.
Li conosco.

Sollevo lo sguardo e posso vedere la confusione prendere il possesso del volto di Nicholas non appena i suoi occhi si posano su di me. <<Catherine>> pronuncia il mio nome in un misto di stupore e preoccupazione e la sua voce calda mi sembra un suono lontano, un richiamo alla realtà.
<<Catherine>> ripete quando vede che non gli rispondo. <<Che è successo?>>.

Devo dirglielo, posso farlo. La domanda è: posso fidarmi di lui?
Non penso di avere molte alternative.

Schiudo la bocca pronta a parlare ma le parole non escono e scoppio a piangere quando, per l’ennesima volta, avverto il peso della situazione gravare sulle mie spalle e il panico si impossessa di me.
Un singhiozzo è l’unica risposta che sono capace di dargli. E a quello ne segue un altro, e un altro ancora. Porto una mano al petto quando sento un peso opprimente proprio in direzione del cuore che batte in fretta. Provo a fare un respiro profondo ma mi è difficile anche fare una cosa così semplice.
<<Io>> finalmente la mia voce si degna di uscire e le sue pupille si dilatano leggermente mostrando tutta la sua attenzione e, allo stesso tempo, il suo desiderio di capirci qualcosa.

Under the same night sky Where stories live. Discover now