81 - realize -

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Swami's POV

Il mio cuore batteva come un forsennato, come mai prima aveva fatto.

Avevo provato molte volte ansia nella mia vita.
Sapevo bene cosa volesse dire provarla e viverla.

Ma nemmeno i miei peggiori attacchi di panico erano paragonabili a ciò che stavo provando in quel momento.

La paura mi stava mangiando dentro e iniziai a respirare un po' a fatica.

Dopo che avevo detto quelle due paroline insieme al suo nome, Federico aveva spalancato gli occhi e li aveva puntati sulla mia pancia senza più staccarli.

Era in silenzio da almeno dieci minuti e quel suo restare zitto, mi stava torturando.

Chiusi gli occhi quando sentì le lacrime sul punto di uscire fuori.

Cercai di trattenerle ma una scivolò sulla mia guancia.

Quando li riaprì Federico era ancora come imbambolato.

Provai a parlare ma le parole mi morirono in bocca.

Poi, quando Federico finalmente alzò il suo sguardo puntandolo sul mio viso, sentì il cuore arrivarmi in gola.

"Di quanto?" Domandò in un sussurro

"Cinque settimane.
Credo sia un po' più grande di un fagiolino." Risposi a voce bassa

Federico chiuse gli occhi e lo vidi fare un bel respiro.

Poi, quando li riaprì li puntò direttamente nei miei.

Quegli occhi semplici e destabilizzanti che tanto amavo e tanto desideravo che venissero ereditati dalla creatura che cresceva nel mio ventre, mi stavano uccidendo pian piano.

E quando dopo altri attimi interminabili di silenzio, mi tirò a se stringendomi tra le sue braccia, lasciai andare delle lacrime silenziose.

Chiusi gli occhi e ispirai il suo odore, mentre sentivo il suo respiro sul mio collo.

"Un fagiolino." Lo sentì sussurrare e non riuscì a trattenere un sorriso consapevole che lui non mi vedeva

Federico nascose la testa nell'incavo del mio collo e il mio corpo si riempì di brividi al contatto con il suo respiro.

"È il più bel bentornato a casa che potessi desiderare." Disse

Misi una mano tra i suoi capelli e glieli accarezzai.

"Lo pensi davvero?" Gli chiesi non riuscendo a nascondere la voce incrinata

Federico a quel punto si allontanò da me e mi guardò.

Portò una mano sul mio viso e mi asciugò le lacrime, poi avvicinò l'altra mano e mi tenne il volto con entrambe.

Puntò i suoi occhi nei miei ed accennò un lieve sorriso.

"Come potrei non farlo?"

E lì fui io a sorridergli.

Mi accarezzò il volto e mi baciò la punta del naso.

"Perché piangi così?"

Chiusi gli occhi per un istante e mi beai delle carezze che stava lasciando sul mio viso.

Quando li riaprì, lo trovai intento a guardarmi come se fossi la cosa più bella al mondo.

"Allora?" Domandò

"Avevo paura." Sussurrai

In un primo momento si accigliò, poi accennò un sorriso piccolo.

"Di cosa?"

Mi persi a guardarlo e per l'ennesima volta mi ritrovai a pensare che sua madre l'aveva dipinto altrimenti non si spiegava.

"Di dirtelo.
Della tua reazione.
Di essere sola."

"Bè me l'hai detto, e ti chiedo scusa se sono in silenzio per non so quanto.
Credo avessi bisogno di elaborare la notizia." Mi disse abbassando lo sguardo

"Sapessi quanto ci ho messo io a farlo." Sussurrai e lo sentì ridere

"È stata così terribile la mia reazione?" Mi domandò ed io scossi la testa

"Avevi paura che ti urlassi contro e che ti cacciassi di qui?"
"Anche" risposi
"Di cos'altro?"

Lo guardai un istante tranquillizzandomi.

"Che potessi pensare che volevo incastrarti." Gli dissi cercando di scacciare via dalla mia testa il momento in cui Melissa mi aveva detto che l'avrei fatto

"Non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello bubi." Mi disse Federico senza mai staccare i suoi occhi dai miei

Lasciai scappare un piccolo sorriso e lui sorrise di più.

"Ecco brava, è così che ti voglio vedere sempre." Disse ed io risi

"Non sei sola, non lo sarai mai.
Non ti avrei mai lasciato sola.
Anche se non era previsto, non vuol dire mica che ti lascio sola.
Anzi.
Sono pronto a dargli tanto amore." Disse e l'ennesima lacrima lasciò i miei occhi, ma Federico prontamente l'asciugò

"Non potrei mai urlarti contro o cacciarti.
Questa è anche casa tua."

"E adesso ti tocca aiutarmi a mettere su una cameretta." Aggiunse puntandomi un dito e facendo il serio

Scoppiai a ridere per la sua espressione e lui si unì a me.

E dopo qualche risata, ci rifugiammo sotto le coperte.

Girai il viso verso di lui e lo vidi guardare verso le coperte.

Dove queste coprivano la mia pancia.

Le abbassai scoprendomi un po' e Federico accennò un sorriso.

"Posso?" Domandò con una timidezza che mai gli avevo visto o sentito

"Tu non devi neanche chiederlo." Gli risposi e lui alzò la mano che gli stava tremando leggermente

Gliela presi e con la mano destra alzai la sua maglia che avevo come pigiama.

Poi poggiai la sua sulla mia pancia.

Federico sussultò e mise su un'espressione stupita, una di quelle che mettono su i bambini.

Lasciai la sua mano e lui stette fermo per qualche secondo, poi iniziò ad accarezzare il mio ventre.

"Ciao fagiolino."

CUPIDO HA FATTO GOAL - Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora