69 - Stacey, Mary and a powdered heart -

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Swami's POV

"Questo che vedi qui, è il bar preferito di Cami." Disse Leo indicandomi un bar

"Quello delle ciambelle enormi?" Domandai e lui rise

"Si, vieni.
Prendiamone una ma mi raccomando.
Non lo deve sapere o ci scomunica, visto che lei non c'è." Disse ridendo ed io annuì divertita

Camilla amava le ciambelle di quel posto.
Ogni volta che la si portava a Milano dal suo amato papà era tappa fissa che lui la portasse lì.
E poi quando tornava a Roma ce ne parlava tantissimo.

"Due ciambelle, una Stacey e una Mary." Disse Leo svegliandomi dallo stato di trance

"Stacey? Mary?" Domandai confusa

Lui ridacchiò e le prese dal barista che gliele porse.

"Qui ogni ciambella ha il suo nome.
Questa è Stacey." Disse porgendomene una con glassa al pistacchio

"Questa è Mary." Disse per poi addentare la sua ricoperta di glassa al cioccolato

Sorrisi al vederlo così spensierato.
Ma risi al vedere quanto gli piacesse quella ciambella.

E pensai a quanto Camilla fosse figlia di suo padre.
Se Ginevra non era amante del cioccolato se non di quello Kinder, mio fratello era golosissimo e Camilla in questo era tutta suo padre.

Addentai la mia e dovetti dare ragione a padre e figlia, era buonissima.

"Non posso distrarmi un secondo con te." Borbottai quando mi accorsi che aveva pagato lui

Leo alzò le spalle e rise sotto i baffi.

Si avvicinò a me che stavo finendo la mia ciambella, mi mise un braccio sulle spalle e mi lasciò un bacio sulla testa.

"Andiamo mia principessa?"

***
Dei momenti a Milano quella giornata era stata la mia preferita.

La mattina tra ciambelle e ricordi d'infanzia.
Il pomeriggio in giro per i parchi peggio di due bambini.
Coronata da una bella carbonara per cena.

"Ti dispiace se vado a letto?
Sono un po' stanca" Domandai a Leo che mi sorrise

"Assolutamente no."

Gli accennai un sorriso e gli stampai un bacio sulla guancia.

"Domani devo andare a lavoro, ma tu chiamami per qualsiasi cosa eh!" Esclamò ed io annuì

"Buonanotte principessa."
"Buonanotte Leo."

E dopo essermi fatta stritolare, mi rintanai in camera, rifugiandomi sotto le coperte.

Mi sentivo una bambina.

Quando si è piccoli, le coperte hanno il potere di farci sentire al sicuro, che nessun pericolo poteva raggiungerci lì sotto.

Ed adesso io ero rannicchiata sotto il piumone beandomi del calore, mentre cercavo di lasciare il mio dolore fuori da quel letto.

Non so dire quanto tempo passò da quando mi coricai, un po' di sicuro.

Ma non riuscì a chiudere un occhio.

Ed avevo anche sete.
Perciò mi alzai dirigendomi in cucina.

Presi un bicchiere e ci versai l'acqua, per poi berla.

Vidi il mio viso riflesso sul vetro della finestra e mi lasciai sfuggire un sospiro.

Ero in uno stato pietoso.

Lasciando stare i capelli spettinati, ero più pallida del solito, ed avevo due occhiaie paurose.

Continuavo ad avere un po' di mal di testa e avrei voluto farmi una bella dormita ma sapevo che anche questa notte l'avrei passata in bianco.

Dopo aver posato il bicchiere e la bottiglia, uscì dalla cucina per tornare in camera.

Passai alle spalle di mio fratello che era concentrato a guardare la partita tra Juventus e Roma.

Federico mi perseguitava.

Feci un lieve sorriso al notare come Leo aveva praticamente messo a 2 il volume del televisore per non farmi sentire di lui, non riuscendo a sentire così la cronaca della partita.

Fu un attimo.

Un solo maledetto attimo, in cui mentre feci un passo per andarmene, posai gli occhi sul televisore.

E lo vidi.

Federico si era scontrato con un giocatore della Roma e cadendo a terra stava urlando mentre si teneva la gamba e si indicava il ginocchio.

Vidi i suoi occhi diventare lucidi e lui mordersi il labbro per non urlare.

Mentirei se dicessi che restai indifferente.

Perché se il mio cuore era già a pezzi a causa sua, vederlo in quello stato incapace di camminare e di reggersi da solo, letteralmente morto dal dolore, lo distrusse completamente

Sentì i miei occhi inumidirsi e una fitta al petto, che fu il segnale di una cosa che già sapevo bene: il suo dolore era il mio.

CUPIDO HA FATTO GOAL - Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora