Scuote la testa. «Allora proprio non capisci? Guarda come ti sei aperta con me, cosa siamo arrivati a essere»

«Ma tu sei tu, non c'entra nulla»

«C'entra invece».

Non capisco dove voglia arrivare, sono confusa dalle sue parole, e specialmente da questo suo modo serio di affrontare la situazione.

«In questo periodo, ho avuto modo di vedere come tu ti sia aperta con il mondo, non solo con me. Sei passata da non voler mettere assolutamente il naso fuori dalla tua classe, a uscire tutti i giorni. Da non parlare con nessuno, neanche con il cameriere che ti sta servendo, a intraprendere conversazioni con i miei genitori, che di certo non sono per niente l'esempio di socievolezza immediata... Sei venuta sopra a uno schifoso tetto, urlandomi addosso di tutto e di più perché stavo facendo il coglione. Sei rimasta per ore in mezzo al chiasso e alla gente solo per potermi vedere correre in una gara...». Sospira. «E... Be'... Mi sei rimasta accanto quando ne avevo più bisogno, calmando le mie crisi e avendo una pazienza sconfinata nei miei confronti...» si sfiora la protesi con la mano destra.

Non so descrivere come io mi senta in questo momento. Allibita? Spiazzata? In preda allo sconforto o orgogliosa di me stessa?

Mi sembra di aver fatto un viaggio nel tempo, di aver rivissuto a mente, ma anche con il copro, tutto quello che ho fatto in questi ultimi mesi di una vita che ho da sempre considerato squallida e senza alcun valore.

Ma mi sembra così strano... Mi sembra tutto così strano... Possibile che veramente io, io, quella scopofobica, abbia fatto tutto questo? Eppure so che è la verità, e che Charlie non mentirebbe mai.

E' un po' come quando capisci di star tenendo in mano una bottiglia, solo con l'ausilio del tatto e non della vista, perché stai tenendo gli occhi chiusi. Senti il suo collo, il suo tappo e la consistenza plasticosa, ma non riesci a capire se si tratti di una plastica di colore blu, rossa, verde o trasparente, oppure di cosa contenga: se acqua, limonata, succo o altre bibite. Ed è così anche per me: sento tutte quelle piccole azioni e so di averle fatte, ma mi sembrano inverosimili per una come me.

Vorrei dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ne sono in grado, sono come bloccata. Riesco solo ad avvicinarmi a lui e affondare la faccia nell'incavo fra la sua spalla e la sua testa.

«Tu continui a dire di essere orgogliosa di me... Ma in realtà sarei io a doverlo essere di te» prende ad accarezzarmi i capelli, con movimento lento e rilassante.

Lo stringo più forte, consapevole di tutto quello che ha detto, ovvero la verità, solo e soltanto la verità. Inizio a ridere e piangere contemporaneamente. Ora posso dirlo: sono orgogliosa di me.

***

Non so come è successo, ma sono a casa di Penny. Sono secoli che non vengo qua, quasi mi ero scordata di come fosse fatta casa sua, tant'è che mi sono persa nel vano tentativo di cercare il bagno. Non che la casa di Penny sia gigantesca, ma diciamo che è decisamente più grande della mia, ma più piccola di quella di Charlie.

Tutto è iniziato quando, all'intervallo, ho deciso di cercare Penny per stare un po' in sua compagnia. Charlie in quell'ora stava facendo una verifica di Scienze, che avrebbe occupato due ore, sebbene spezzate da un intervallo. Così, dopo il discorso affrontato con lui un paio di giorni fa, non avevo voglia di stare sola soletta nella mia classe, cosa che, una volta, sarebbe stata la morte sua, la cura a ogni dolore di Zilla Allen.

Penny era stata molto contenta di vedermi, staccandosi subito dal suo gruppetto di amiche e preferendo fare una chiacchierata con me. Non ho idea da cosa e quando sia emerso il discorso, ma fatto sta che Penny aveva iniziato a farmi un discorso su quanto le venisse difficile studiare Storia, memorizzare tutte le date, i luoghi e gli eventi più importanti.

La Fantasma ~E l'articolo NON é sbagliato~Where stories live. Discover now