8. Svuotare la mente

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Con il massimo impegno, provo a sollevare le gambe ma non ci riesco. Ho troppa paura di andare sotto. Cole deve essersene accorto. Con un sorriso rassicurante, si abbassa lievemente e afferra le mie gambe sott'acqua con estrema delicatezza. Le porta al livello della superficie e, ancora un po' preoccupata, mi sforzo di lasciar ricadere la testa all'indietro. L'acqua mi bagna i capelli, li appesantisce e arriva fino alla testa. È fresca e un po' mi entra nelle orecchie lasciandomi sentire solo suoni ovattato, escluso quello dell'acqua che scorre.

Avverto una mano grande e forte poggiarsi sulla mia schiena, sott'acqua. Tutto il mio busto si solleva e il caldo dei raggi solari viene a contatto con la pelle del mio petto e della mia pancia. <<Era troppo in basso>> mi spiega e muovo le pupille incontrando le sue. Lo ringrazio con un piccolo sorriso per mascherare la paura che ho di andare giù. <<Sono qui... se scendi anche di un centimetro ti prendo>> mi rassicura sussurrando. Evidentemente non sono stata abbastanza brava a nascondere il mio timore.

Gli dedico un piccolo sorriso tirato e provo a non pensare a niente, svuotare completamente la mente fino a dimenticarmi addirittura di trovarmi in acqua. Eppure non è facile come pensavo.

Noah, Violet, Alexander, i miei. Tutti i loro volti si affollano nella mia testa e mi è difficile rimuoverli. Ripercorro tutti i momenti che si sono susseguiti dalla mia laurea fino a qualche sera. Come diavolo ho fatto a non accorgermene?

Eppure se n'è reso conto Alexander e sottolineo che tra i due sono io quella che passa più tempo con il suo ragazzo e la sia migliore amica.
Forse è vero che l'amore rende ciechi...
Inoltre non sono neanche stupida, non troppo almeno: se mi impegno riesco ad arrivare abbastanza lontano. Come in questo momento: sono in una piscina e sto affrontando quella che è la mia paura più grande, da sola. Le mani di Cole, infatti, hanno rotto qualsiasi contatto con il mio corpo e-

Oh mio dio.

Mi lascio prendere dal panico a seguito della mia realizzazione e inizio a dimenare le gambe e le braccia. Avverto l'acqua toccare ogni singola parte del mio corpo e perdo la cognizione di ogni cosa. La sento mentre circonda ogni piccolo punto del mio viso: la fronte, le guance, gli occhi, il naso. Smetto di percepire il mio respiro e avvero il forte rumore dell'acqua che si muove fuori dal mio naso e dentro le mie orecchie. Fortunatamente il momento dura poco. Molto presto torno a respirare, tossendo leggermente per espellere l'acqua infiltratasi attraverso il mio naso. <<Perché ti sei agitata? Ce l'avresti fatta!>> mi rimprovera Cole e mi giro a guardarlo ancora scossa.

<<Non farlo mai più!>> Rispondo poco lucida portando una mano sul petto pensando, inutilmente, che ciò possa calmarmi. <<Io...io penso che uscirò>> balbetto in preda allo spavento. Lui annuisce e noto, con la coda dell'occhio, che mi segue.

<<Catherine non ti avrei mai lasciato lì, prova a fidarti di me... e anche un po' di te. Sei rimasta qualche secondo perfettamente a galla>> mi dice sedendosi. Lo ascolto poco convinta mentre con il telo asciugo le gocce d'acqua sul mio viso.

<<Ci proverò, Cole... solo che oggi non me la sento di continuare>> gli spiego stendendomi anche io. Già, per oggi mi è decisamente bastato.

Passiamo insieme tutta la mattinata e anche il pranzo. Esausta, torno in camera per concedermi un riposino pomeridiano. Me lo sono meritata.

Mi sveglio intontita a causa del troppo caldo. Mi alzo a fatica e mi dirigo in bagno. Papà mi ha sempre detto che le mani e i piedi sono le radici del nostro corpo e che bisogna immergerle in acqua calda se fa freddo, in acqua calda se è caldo. E funziona, non so se è la mia convinzione o se sia effettivamente così, eppure questo ha risolto un sacco dei miei problemi.

Under the same night sky Where stories live. Discover now