Entro a scuola e mi guardo intorno, nella speranza di vederlo e dargli ciò che abbiamo da poco nominato "l'abbraccio del mattino": un abbraccio che ci diamo tutte le volte prima di entrare a scuola, per ricordarci quanto ci vogliamo bene e per tenere l'umore alto.

Non lo vedo e sospiro abbattuta per non potergli dare l'abbraccio, camminando a testa bassa sia per la tristezza sia per non incrociare sguardi altrui.

É una monotona e odiosa giornata, una di quelle in cui non succede niente e la gente diventa ancora più noiosa di prima.

Quando entro in classe persino Lila, la chiacchierona della classe, é spenta e sciupata, quasi non avesse voglia di comunicare con il mondo, quando era sempre la prima a fare amicizia anche con i sassi.

Margot invece, sembra bella pimpante, le giornate noiose e prive di anima la rallegrano. Appena mi vede mi saluta con fare troppo gioioso, e mi devo sforzare notevolmente per ricambiare il saluto in modo decente e non di una persona che si è appena chiusa il mignolo in una portiera.

Mi accomodo al mio posto e sfioro con il dito la scritta "Rebecca puzza". Chissà che starà facendo Rebecca in questo momento... Forse si starà annoiando pure lei.

Il professore della prima ora entra e facciamo lezione in modo normale. Mi sforzo di stare attenta e di non perdermi a fantasticare su scenari imbarazzanti sulle mie vite future o quelle passate.

In poco tempo suona l'intervallo e dopo aver aspettato che tutti siano usciti, mi fiondo anch'io fuori, alla ricerca di Charlie.

Mi sforzo di non andare nel panico e di non farmi travolgere dagli altri studenti, mentre controllo i miei respiri e concentro la mia attenzione solo sulla ricerca di Charlie.

Appena lo vedo mi fiondo da lui e lo abbraccio, senza pensare a niente e a nessuno.

«Abbiamo saltato "l'abbraccio del mattino"» mormoro, stringendomi a lui

«Colpa mia, oggi mi sono perso e sono arrivato con dieci minuti di ritardo a scuola. Non ti dico il professore di scienze come l'ha presa...»

«Male?»

«Abbastanza...».

Mi guardo in giro, la gente inizia ad aumentare sempre di più man mano che escono dalle loro classi. Inizio ad agitarmi e mi premo contro a Charlie senza accorgermene, spinta forse da uno strano bisogno di protezione.

Charlie sembra accorgersi di questo comportamento, improvvisamente mi prende per mano, conducendomi fin dentro alla biblioteca.

«Meglio?» chiede una volta dentro, accarezzandomi una guancia.

Prendo un grosso respiro per calmarmi e annuisco, ringraziandolo con uno sguardo sincero. «Sì, grazie».

Mi ricompongo e abbatto la mia scopofobia con una spada invisibile. «Tu invece? Come va? Qualcuno che ha fatto lo stronzo?»

«Ah... Solo Eric. Si é messo a chiamarmi "gamba di legno", carino vero?» mi fa un sorriso forzato, riesco a vedere a chilometri di distanza quanto ci stia soffrendo.

«Quello é un deficiente» dico, accarezzandogli una spalla «ha bisogno proprio di essere castrato, perché non merita di procreare figli che prenderanno da lui. Be'... Sempre che li possieda i coglioni».

Solo dopo pochi istanti mi rendo conto di quanta schiettezza io abbia usato. Mi sento subito mortificata. «Dio mio, scusami! Ho detto una cosa molto inappropriata. Non dovevo, scus..»

«È la cosa più vera e simpatica che io abbia mai sentito» scoppia a ridere «grazie, ora mi basterà pensare a questo per ridergli in faccia e non starlo più a sentire».

La Fantasma ~E l'articolo NON é sbagliato~Où les histoires vivent. Découvrez maintenant