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Finalmente, dopo quelli che sono sembrati mesi, metto piede nella sala pranzo, e questa volta spero di uscirci senza cattive sorprese e con la pancia piena. La sala è molto grande e piena di tavoli rotondi coperti da tovaglie bianche. Finestre abbastanza ampie si intervallano ai muri, anch'essi bianchi, e permettono di avere la visuale del mare e del sole che gradualmente si avvicina alla sua superficie fino a nascondersi totalmente fra le sue onde.

Ci sono varie persone che camminano tra i tavoli, le mani colme di piatti e i piatti pieni di cibo.

Con Cole decidiamo di dirigerci al buffet prima che termini tutto.

<<Voglio mangiare fino a quando il mio stomaco non chiederà pieta e io lo ignorerò ingozzandomi fino a farmi male>> lo vedo afferrare velocemente delle pinze e riempire il suo piatto in pochi secondi. Io, intanto, mi limito a porvi sopra qualche foglia di insalata e delle tartine che sembrano davvero deliziose.

<<Catherine, sono gli ultimi due hamburger. Tieni, te ne metto uno nel piatto>> dice e non perde tempo. Il panino troneggia sulla mia insalata e copre quasi totalmente le mie tartine. <<Aspetta un secondo, così è perfetto>> completa la sua opera poggiando una porzione di patatine sul lato del piatto. No, ma figurati. Fai come se fosse il tuo piatto. Chi se ne frega di cosa vuole Catherine.

<<Non fare quella faccia, ti voglio in forze per dopo>> dice e comincia a camminare verso i tavoli. Sorrido davanti al suo essere così estroverso e amichevole con me, anche se non mi conosce. Io probabilmente non ce la farei, infatti non sono il genere di persona che fa amicizia molto velocemente. Forse l'alcol in corpo l'altro giorno mi ha reso più simpatica. E va bene così, non mi lamento.

<<Ci sediamo lì?>> indica un tavolo mezzo pieno. Mi guardo attorno ma non vedo nessun posto più isolato o tavoli ancora completamente vuoti. Annuisco e andiamo insieme verso la nostra meta.

Arrivata lì, approfitto del fatto che sono tutti concentrati a bere o a mangiare per fare una rapida panoramica dei commensali. I miei occhi si soffermano su una persona in particolare. Anche lui sembra avermi riconosciuto. Appoggia il calice di vino che poco fa era poggiato sulle sue labbra, pulisce velocemente la bocca e sorride cordiale.

<<Catherine, che bella sorpresa!>> esclama e si rivolge a tutti gli altri <<Signori, vi presento Catherine Richardson. Ce ne sono poche di ragazze come lei: non mi conosceva eppure mi ha fatto la cortesia di farmi passare avanti quando stavamo salendo su questa crociera. È davvero un piacere rivederti>> sposta lo sguardo su Cole <<E finalmente conosco anche il tuo ragazzo! Devi essere molto fortunato con una ragazza così bella e brava però, mio caro, permettimi di farti un appunto. Non si fa mai attendere una donna, ricordatelo. L'ho vista davvero preoccupata, probabilmente temeva che non ce l'avresti fatta>>

Abbasso la testa sentendo gli occhi farsi lucidi ancora una volta. <<Sei fidanzata?>> domanda Cole estremamente sorpreso <<Perché non me lo hai presentato?>>

<<Mi sono forse sbagliato? Sono saltato troppo in fretta alle conclusioni presumo...Scusatemi ragazzi, non volevo assolutamente mettervi a disagio>> si scusa Francois.

<<Non...non si preoccupi, sono cose che capitano>> lo conforta Cole al mio fianco <<Non è vero Catherine?...Catherine?>> mi scuote leggermente e mi costringo a riprendere il controllo. Per l'ennesima volta in questi giorni scaccio via le lacrime e alzo lo sguardo nella sua direzione.

<<Diciamo che è complicato perché...>> schiarisco un attimo la voce. Cosa gli posso dire? Non te l'ho presentato perché lui non è qui. Se n'è andato ancora prima che partissimo. Adesso probabilmente è nel suo appartamento, quello in cui mi aveva proposto di trasferirmi mentre eravamo in taxi diretti verso l'aeroporto, a fare cose vietate ai minori assieme alla mia migliore, o forse sarebbe più adeguato definirla ex, migliore amica. È per questo che stavo bevendo al bar due giorni fa e piangendo stamattina.

Under the same night sky Where stories live. Discover now