5. Questa me la paghi

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Poi ci pentiamo ma ormai è troppo tardi.

Inoltre, arrivata a questo punto, preferisco infliggermi del male da sola che lasciarmi distruggere dagli altri. Cole mi stringe forte, come se anche lui ne avesse il bisogno, o forse lo fa solo per rincuorarmi. Non mi importa. Mi piace restare così, cullati dal suono delle onde che si infrangono sullo scafo della nave.

Quella che doveva essere l'avventura più bella della mia vita si sta trasformando nel peggiore dei miei incubi. Se dovessi formulare un pensiero sulla scorta di quello che è successo negli ultimi tre giorni, mi viene in mente solo una cosa.

Non vedo l'ora che finisca. E spero che fino a che non arrivi quel momento non ci siano altri, o almeno troppi, colpi di scena.

***

<<Allora>> ho smesso di piangere. Il mio stomaco ha cominciato a brontolare quindi abbiamo rimediato due piadine dal bar e siamo usciti per poterle mangiare su una panchina. Il vento, che si sta alzando sempre di più, non mi è d'aiuto. Infatti, avendo i capelli lunghi e sciolti, continuano a finirmi sul viso, negli occhi, in bocca e devo fermarmi dal mangiare per spostarli.

<<Ti hanno mai detto che esistono gli elastici o in America non sono contemplati?>> domanda Cole tirando un morso alla sua piadina. Mi giro a guardarlo fingendo di essere offesa <<Ma dove pensi che io abiti? In una palafitta?>> domando ridendo.

<<No, in realtà stavo pensando di più alle piramidi Maya se devo essere sincero. Usi gli elastici colorati per comunicare?>>
<<Ehm...No!? E poi quelli erano gli Inca!>>

<<Non essere così fiscale, ragazza americana. Porta rispetto per chi ti ha scoperto>>

<<Cristoforo Colombo?>>

<<Un italiano. Ricorda che mi devi un favore, se non fosse stato per uno di noi, chissà dove saresti tu oggi>>>

<<Ma non ha senso>> rido davanti alle sue assurde convinzioni. Poi dicono che le donne sono difficili da capire! Questo ragazzo è praticamente impossibile da decifrare, ne ha sempre una per la testa.

<<Nella mia testa ha senso...Ah, mi raccomando, ricordati di me la prossima volta che mangi una pizza>> aggiunge orgoglioso delle sue origini.

<<Non mi serve una pizza, non sei un tipo che si dimentica facilmente>>

<<Modestamente. Quale sarà il primo ricordo che avrai impresso di me? Il fisico da modello? Oppure questo bel faccino?>> muove la testa a destra e sinistra per darmi piena visione del sul profilo. Glielo concedo, non è niente male.

<<Il momento in cui, ubriaco fradicio, ti sei tuffato in una piscina e poi hai osato darmi della cogliona perché avevo temporaneamente tralasciato il dettaglio che non so nuotare>>

<<Dettaglio dici? Aspetta...>> mi punta il dito contro <<Avevi detto che te ne saresti dimenticata!>>

<<Tranquillo, non serbo rancore. Forse avevi ragione, forse lo sono davvero>> mi giro a guardare la distesa di acqua che ci circonda, anche se in pochi secondi torno a vedere sfocato e il mare e il cielo non sembrano più avere un confine. Adesso sono soltanto un'indistinta massa azzurra.

Stupida, Catherine. Devi smetterla di pensarci.

Vorrei, ma non è così facile. È come se la mia testa si allontanasse dall'argomento, ma poi senza rendermene conto mi trovo nuovamente ferma lì con il pensiero.

<<Non è niente di che, tranquilla. Cioè, potevi morire affogata, ma non è successo. Non c'è bisogno di piangere. Se mai dovesse succedere una cosa del genere ci sono io a salvarti. Cole l'impavido si getta tra le acque piene di squali e porta in salvo la povera Catherine>> mi sorride rassicurante, ma evidentemente non ha capito a cosa siano dovuti i miei occhi lucidi.

Under the same night sky Where stories live. Discover now