Mi metto le mani nei capelli, ripensare a tutto il racconto mi fa venire l'improvvisa voglia di accasciarmi a terra e iniziare a urlare come una pazza. Ma rimango rigida, ferma su quella maledetta sedia che mi ospita da più di tre ore, circa anche il tempo in cui Charlie è sotto ai ferri.

Eddie mi ha mandato alcuni messaggi, in cui mi chiede di tenerlo aggiornato. È lui che mi ha portato fino qui, subito dopo aver pianto e gridato fra le sue braccia a casa nostra.

Decido di non leggerli, sia per pigrizia, sia per il dolore che mi attanaglia.

A un certo punto un tizio sbucato dal nulla si avvicina a noi con un'aria indecifrabile. Indossa dei vestiti differenti, nulla a che vedere con i sedici infermieri con il camice bianco che ho contato oppure i ventisei con il camice blu/verdino. Non ci sono dubbi, è un medico.

«Siete voi i Signori Gray?» domanda, avanzando verso di loro.

Amanda e Victor annuiscono velocemente, alzandosi dai propri posti. Con uno scatto mi alzo anch'io, raggiungendoli. So di avere un'aria da serial killer, ma poco mi importa.

«Il ragazzo sta bene, abbiamo finito l'operazione».

Il mio cuore si scioglie di sollievo. È salvo, il ragazzo che amo non è morto e non mi ha abbandonato. Torno a guardare il dottore, notando che la sua espressione si è fatta più cupa.

«Tuttavia...» fa un piccolo sospiro «era davvero messo male e abbiamo cercato in tutti i modi di aggiustare le ossa rotte ed evitare che queste perforassero gli organi interni. In parte ci siamo riusciti, ma purtroppo un pezzo della sua gamba destra era messo davvero troppo male e... Abbiamo dovuto amputarglielo, mi dispiace».

Mi reggo al muro, sconvolta. Non riesco più ad analizzare nemmeno le espressioni e le azioni di chi mi sta attorno. Amputato, tagliato, privo. Tutte queste parole non fanno che girarmi vorticosamente nella testa.

Charlie è vivo, sta bene, ma non ha più un pezzo di gamba, non ha più un pezzo di corpo.

Respiro a fatica, sento gli occhi pizzicarmi ancora e alcune lacrime sfuggirmi da essi. Corro via e mi rintano in uno dei bagni, dove rigetto qualcosa per la nausea che mi ha causato la disperazione dovuta a questo duro colpo.

Rimango accasciata a terra per qualche istante, poi torno in sala d'attesa. Il medico sta ancora parlando con Amanda e Victor, stavolta entrambi in lacrime.

Mi avvicino e l'unica cosa che sento prima di seguire Amanda e Victor verso la stanza di Charlie, è che starà in coma farmacologico per qualche giorno.

L'aria è diventata irrespirabile, tra il dolore che ha bloccato ogni organo del mio corpo, polmoni compresi, e l'insopportabile puzza di disinfettante, sento di star per avere una carenza di ossigeno. Non so come faccio a stare ancora in piedi, come fanno le mie gambe a camminare e sostenere il mio peso.

Raggiungo a stento la camera centouno e mi fermo sull'uscio, sforzandomi di non cadere a terra di faccia.

Eccolo lì: il mio Charlie, in un letto di ospedale, attaccato a un respiratore che lo tiene in vita. Dal suo corpo inerme spuntano tubicini di ogni dimensione e il silenzio è interrotto solamente dagli incessanti bip dell'elettrocardiogramma che monitora il suo cuore.

Raccolgo tutto il coraggio che ho e mi avvicino al letto, fino a quando non gli sono accanto. Gli prendo la mano e intreccio le mie dita alle sue, come eravamo soliti a fare nei momenti di affetto. Ma questa volta Charlie non mi stringe la mano e le sue dita rimangono distese e molli, prive di vita. È freddo, freddo e pallido, ha perso tutto il suo calore, tutta la sua felicità, tutto ciò che lo rendeva Charlie Gray.

La Fantasma ~E l'articolo NON é sbagliato~Where stories live. Discover now