Sperduto

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Fin dove l'orizzonte permetteva la vista, i cieli erano coperti da oscure nuvole cariche, fredde ed immense rocce nere si ergevano alte e ripide fin sopra le nuvole nel cielo, troneggianti sopra un'immenso fiume, dove in balia delle turbinanti acque un piccolo punto nero, insignificante ed impotente ondeggiava sotto la forza della corrente.

<< Argh... cosa... >> Aprì gli occhi solo per un istante ma tanto bastò, il gelido vento gli aveva congelato le ciglia, impedendogli la completa apertura degli occhi, la sua vista era offuscata e ancor di più erano i suoi pensieri e i suoi sensi. Quello stato di profonda confusione gli impedirono di realizzare dove fosse. Il poco che comprese, il poco che vide, fu solo un'infinita distesa bianca di ghiaccio e neve.
Un grosso blocco di ghiaccio.
Ondeggiava, sotto di lui l'acqua scorreva impetuosa. Perse conoscenza prima di sentire il gelo penetrarli le ossa. Esanime e quasi privo di vita.

Quando si risvegliò la seconda volta, poteva sentire il caldo sulla pelle ma il suo corpo era tremante e soggetto a deboli e casuali spasmi. Si sentì come se si fosse svegliato dopo un lungo ed infinito sogno. Aprì gli occhi come se lo facesse per la prima volta nella sua vita e il suo sguardo vagava sperduto e vuoto, con frequenti spasmi della testa che si addolcivano ad ogni secondo. Si sforzò di mettere tutto a fuoco, ma i suoi occhi erano pesanti e la sua testa dolente, prima di riuscire a concentrarsi passarono diversi minuti. Tra le pareti putride della camera uscivano ed entravano scarafaggi, e sotto il pavimento si potevano sentire i topi, la camera era priva di decorazioni tranne che per un'incisione sopra la porta, incomprensibile per lui. Le infiltrazioni d'acqua creavano un odore d'umido e legno marcio. Si mise seduto sul letto dopo lunghi ed estenuanti minuti di ripresa ed una fioca luce illuminò il suo volto nell'oscurità. Era un ragazzo molto giovane, i lineamenti del viso erano definiti e marcati con zigomi sporgenti e mascella robusta, a causa delle sue condizioni era piuttosto pallido e debole ma anche piuttosto alto e, nonostante fosse malridotto e mal nutrito, piuttosto robusto. Cercò di fare mente locale ma ben presto si rese conto che era inutile.
Non ricordava nulla.
Non riusciva nemmeno a ricordare chi fosse. Dove fosse. Cosa gli fosse successo. Non riusciva a pensare a niente, poiché nella sua testa non vi era alcun pensiero, alcun ricordo. Si sentiva vuoto.
Paralizzato.

Fuori dalla porta della camera poteva sentire passi e una leggera confusione di sottofondo. Si rese conto di poter comprendere il linguaggio e provò lui stesso a parlare, riuscendoci. La sua voce era l'unica cosa che gli suonava famigliare. Passo qualche tempo e il ragazzo sentì dei passi avvicinarsi alla sua porta, poi lo scricchiolio di essa. 

Il robusto uomo che entrò lo guardò perplesso per qualche istante come se guardasse un fantasma tradendo dello stupore, poi tornò in se come niente fosse. << Oh! Ma guarda un po'. Finalmente sei sveglio. >> Disse l'individuo, le sue parole erano disinvolte ma il suo sguardo e il suo tono erano indagatori e attenti. Fece una fugace pausa come per valutare la reazione della persona di fronte a lui. Ma il ragazzo reagì a malapena alla sua presenza. << Come vedi ti ho dato un'accogliente camera... >> Uno scarafaggio tornò nel suo rifugio tra le travi. << ...Perché eri moribondo. Ma non vorrai approfittare della mia bontà spero. Ora che sei sveglio perlomeno posso sperare in un pagamento. >> Disse l'uomo senza indugio appoggiando freneticamente una zuppa sul tavolino. Era un uomo piuttosto avanti con l'età, ma ancora in forma. Gli avambracci scoperti e il volto mostravano un buon numero di cicatrici, inoltre era molto robusto. Probabilmente un tempo era un soldato, o un avventuriero, almeno nei migliori dei casi. Le sue vesti invece indicavano chiaramente che, al momento, era il locandiere. Il grembiule sporco di cibo e alcune posate inserite in una tasca facevano capire che probabilmente era anche il cuoco.

Il ragazzo lo guardò confuso con un volto vuoto, ma una flebile sensazione di paura cresceva dentro di lui inesorabile, deviò lo sguardo. << Io... non so dove sono, o come ci sono arrivato. Non so neanche chi sono. >> Poi si guardò i pochi stracci che aveva addosso. << Non so se ho denaro. Se ne trovi prendili pure. >> La sua voce era vuota, la sua espressione era vuota e i suoi movimenti lenti e incerti. I suoi occhi osservavano indifferenti un piccolo ragno che creava la sua tela in un angolo. Non riusciva neppure ad esprimere la sua paura.

Un nuovo mondo: La nascita di un guerrieroWhere stories live. Discover now