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Si soffermò un attimo. Stava finalmente respirando aria vera e fresca. Le gelide e forti raffiche di vento e gli spruzzi d'acqua gli scompigliavano i capelli. Era così tanto felice di essere lì fuori che gli angoli della sua bocca si allargarono in un piccolo sorriso, il quale, purtroppo, scomparve presto alla vista della situazione su quell'imbarcazione.

Nico aveva notato che c'erano tre ragazzi a bordo. Uno stava ai comandi, un'altro era seduto e sorreggeva un terzo che, a quanto pare, era incosciente.

Quello che aveva catturato maggiormente la sua attenzione era il primo. Un ragazzo alto dal fisico tonico e piuttosto abbronzato, con i capelli corvini, tra i quali spuntava una piccola ciocca grigia, e dagli occhi il cui colore era verde-bluastro, come il più brillante degli smeraldi. Si muoveva freneticamente per cercare di controllare la nave e non venire ribaltati dalla forza delle onde. Era bagnato fradicio, sia per il sudore sia per l'acqua che giungeva fin lì, e ansimava. Si vedeva che era stanco e stremato dallo sforzo.

Nico avrebbe voluto correre ad aiutarlo, ma decise di restare nell'ombra e non intromettersi. Intanto guardò gli altri due presenti. Ce n'era uno biondo, dai capelli molto chiari, aveva gli occhi di un azzurro freddo ed elettrico simile a quello della luce di un fulmine, intensi e vigili, che era in preda all'agitazione e tentava di svegliare l'altro dicendo qualcosa al primo.

Il ragazzo sdraiato sembrava ferito, però Nico non capiva che cosa l'avesse ridotto così. I tratti del suo viso erano delicati, la carnagione tendente allo scuro, tipico degli abitanti dell'America latina, e i suoi capelli erano ricci e color cioccolato.

«Jason, come sta Leo? Risponde?»

«No, dev'essere rimasto parecchio scosso, non dà alcun segnale di essere cosciente. Percy, guarda! Cos'è quello?!»

Il biondo indicò un punto nell'oceano. Percy si voltò a guardare e in lontananza vide una lunga ed enorme coda che, compiendo un arco, si era immersa nuovamente nell'acqua.

«Jason, lo senti anche tu?»

«Io sento un rumore che mi sta facendo venire i brividi. Non so proprio da dove venga.»

«È un mostro. Un mostro antichissimo e gigantesco. E questo rumore è il suo profondo ringhio che riecheggia attraverso l'oceano che ci circonda.»

«E come fai a saperlo?»

«L'ho percepito per mezzo della negatività che mi trasmette.»

«Beh, ora che ci penso, quel che stai dicendo ha senso. È come se ogni cosa o emozione positiva sia completamente svanita per lasciare posto a paura, angoscia, tristezza e, cavoli, che roba deprimente.»

In effetti anche Nico, che ascoltava i due invisibilmente, era d'accordo con Percy. Lui percepiva inoltre una tremenda aura di morte. Non era un buon segno quando i figli di Ade provavano questa sensazione. Di solito significava un disastro imminente che portava alla morte di qualcuno. Insomma, si augurava che non dovesse succedere una catastrofe.

Ad un tratto si udì un potente boato e dall'acqua sbucò il mostro in tutta la sua imponenza.

Una bestia diabolica dal muso appuntito, con il corpo ricoperto da affilate squame e dall'aria a dir poco terrificante. La sua struttura corporea era come quella di un serpente, ma decisamente più grosso. La sua testa si ergeva minacciosa, grande, probabilmente, almeno cinque volte la loro nave.

Nico lo riconobbe subito.

Ocean Eyes || solangelo Where stories live. Discover now