Mi agito ancora di più e per una volta dimentico la mia scopofobia e mi avvicino, per cercare di capire se il ragazzo stia bene o se abbia bisogno di aiuto. Mi fermo accanto alla sua testa e guardo la sua faccia, gli occhi azzurri si spostano velocemente su di me, ricambiando il mio sguardo attonito. Lo distolgo velocemente, mentre lui... sorride!

Ma allora sta bene? Sono confusa, non capisco niente.

«Si può sapere che ci fai sdraiato a terra?» sono fiera del mio coraggio con il quale ho deciso di porgli questa domanda, dentro di me gioisco un po', nonostante sia ancora traumatizzata dalla visione di quel tizio.

«Uhm... Ciao?».

Il ragazzo strizza gli occhi, come se mi stesse analizzando, e ciò mi dà un profondo fastidio.

«Non mi hai risposto» ribadisco con tono abbastanza impaziente

«Stavo semplicemente scrutando il soffitto» la sua voce é particolare, così come la sua risposta.

«Che...?»

«Sei sorda? Stavo guardando il soffitto».

Con uno scatto, il tizio si alza. Faccio qualche passo indietro per stargli lontano.

«Credevo tu stessi male, sei un pazzo!» sbotto a un certo punto «Non farlo mai più! Hai idea di che infarti puoi fare prendere alla gente?!».

Il ragazzo fa spallucce.

«La gente non mi guardava neanche, a dire il vero. A loro non importa cosa fai, é menefreghista».

Solo in quel momento realizzo che sulla prima frase ha ragione: la gente che gli camminava accanto non lo guardava affatto. Sulla seconda frase invece sono pienamente in disaccordo: alla gente importa qualsiasi cosa fai, è pronta a giudicarti ed etichettarti in base a come ti vesti, a ciò che fai, a come ti comporti. La società funziona così, ormai mi é ben chiaro.

Scuoto la testa indignata e faccio per andarmene, staccandomi definitivamente da quel pazzo sclerato, ma lui mi ferma.

«Aspetta un secondo... Io e te non ci siamo già visti?»

«No» rispondo secca, senza nemmeno voltarmi.

Mi pare quasi di percepire il ragazzo che ragiona.

«Sì invece! Tu sei quella ragazza che ho colpito per sbaglio con una palla di neve qualche settimana fa».

La mandibola mi cade per la sorpresa. Ora sì che ricordo: quel tizio è il cannoniere, la causa effetto della mia sfiga. Chiudo la bocca, mi volto, guardando il suo mento.

«Ah» riesco solo a dire. Sono seriamente sorpresa, in questo momento mi sembra quasi di non conoscere le parole.

«Mi dispiace davvero per quel giorno... Volevo scusarmi con te, ma te ne sei andata»

«Non fa niente».

Cerco nuovamente di andarmene, ma stavolta non faccio in tempo nemmeno a girarmi.

«Sono Charlie, comunque. Charlie Gray».

Annuisco, non saprei che fare altrimenti. Cala un silenzio imbarazzante tra noi due, lui sembra in attesa, in attesa di so già che cosa. Sospiro e costringo le mie corde vocali a darsi una mossa a riprendersi dallo shock subìto prima, e parlare.

«Zilla. Zilla Allen».

Stavolta riesco a filarmela prima che lui dica qualcosa, e mi lancio sulle macchinette come un tacchino affamato sul suo mangime. Inserisco la monetina e mi scolo una bottiglia d'acqua intera, insonorizzando poi un mega rutto che mi parte dal profondo.

La Fantasma ~E l'articolo NON é sbagliato~Where stories live. Discover now