𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 𝘲𝘶𝘢𝘵𝘵𝘳𝘰

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Era passata una settimana dal mio arrivo in Corea. Non avevo ancora trovato alcun indizio riguardante Catherina. Non era di buon auspicio, di certo.
Un'altra mattina mi svegliai da un brutto sogno. L'idea del trauma di averla lasciata di punto in bianco nella mia e nella sua vita è come se si presentasse come un fardello di sensi di colpa. Io lo so che non è colpa mia al 100% ma l'idea di non aver avuto più sue notizie o non essere venuto prima in Corea mi tormenta.
Respirai profondamente, cercando di riprendermi dal brutto sogno: lei era ancora bambina mentre io la guardavo dall'esterno già adulto, lei sola nel solito giardino in cui giocavamo da piccoli.
Cominciai a piangere. In quel momento vorrei aver avuto mamma per poter ripeterle tutto ciò che provavo per la ragazza. Come può una bambina essere rimasta impressa nella mia mente a distanza di così tanti anni?

Quanto mi manca.

Con ancora i miei singhiozzi dal pianto, andai a sciacquare la faccia per poi andare in cucina. Avevo il viso paffuto ed ero ancora impiastricciato per via della dormita non molto confortante. Proprio per questo la fame non si fece sentire e mi limitai a tre bicchieroni di acqua. Portai il polso sulle labbra per asciugarle e poi mi andai a cambiare.
Non mi preoccupai di rifare il letto o altre faccende; uscii senza pernsarci troppo. Dovevo distrarmi e non volevo nemmeno stare a casa a non fare nulla.
Stare sugli stessi pensieri non mi portava a nulla: dovevo pensare a come potevo rintracciarla o sapere di lei.

Ma come?

Ripresi a piangere anche uscito da casa. E poi non ricordo più cosa feci dopo. Iniziai a correre, nel modo più veloce possibile. In quel momento riuscii a scorgere i miei limiti. Capii che avevo molta resistenza, più che velocità, e quando correvo non pensavo a nulla se non al regolare la mia respirazione. Mi si gonfiarono le vene sul collo e nelle mani, per quanto stringevo i pugni. Ad un certo punto credevo che stessi per avere un mancamento.
Cavolo, la colazione! Dopo circa 7 ore di sonno che forze cercavo se non nella colazione che non avevo fatto!
Cominciai ad affannarmi e a tenere un braccio al livello dell'addome. Mi mancava il fiato e la vista, la quale era già annebbiata dalle lacrime, stava cominciando ad oscurarsi. Mi sentivo pesante e pian piano rallentai la corsa, fino a quando non mi trascinai sui miei stessi passi.
C'era un muretto. Mi accasciai proprio a quello. Mugugnando sussurravo parole incomprensibili. Stavo proprio male.

《Amico? Tutto bene?》

Io avevo gli occhi chiusi. La percezione era scarsa e la forza era venuta a mancare. Sentivo a malapena questa voce abbastanza giovane e dolce.

《Ragazzo, rispondi! Devo chiamare un'ambulanza? Sono preoccupato, che devo fare? Cosa ti senti?》

Borbottai un "non lo so" e il mio viso si contorse dal dolore.

《Ti ho visto correre da fin là. Tieni, bevi un po'.》 Mi porse una bottiglietta d'acqua, ma io non riuscivo nemmeno a stare in piedi.

《Oh, aspetta. Lasciati aiutare. Aspettate qui, Kkami e Bbama. Questo è perché i signorini non devono mai prendersi le loro responsabilità. Ma vedi tu che cosa mi fanno fare... oh! Stai fermo e fatti aiutare, ho detto!》 Parlò la voce e mi sembrò che all'inizio stesse parlando con dei...

《Woaf!》 Cani!

Aprii piano piano gli occhi e misi le mani sul fondo della schiena. Faceva male. Spostai lo sguardo sui due cagnolini. Erano cani di stazza piccola, ma erano adorabili. Bevvi l'acqua offerta dal ragazzo che ancora non avevo osservato per niente. Già, se alzavo gli occhi potevo percepire un mal di testa allucinante.
Recuperai il respiro e finalmente alzai lo sguardo appena mi sentii pronto.

《Stai meglio?》

Mi parve il sorriso più caldo di tutta l'intera settimana da quando arrivai. Ritrovai in lui un volto e una voce confortante e rassicurante, la dolcezza e la premurosità che trovavo ad esempio in mia madre o mia sorella maggiore.

Ricominciai a piangere.

Quando poi mi calmai, il ragazzo si sedette di fianco a me sul muretto e mi accarezzò la schiena. La prima cosa che notai è che aveva un naso enorme e i capelli ricci. Sembrava un bravo ragazzo. I cagnolini stavano leccando le scarpe e cercavano di salire sulle mie gambe. Io ero impegnato a togliere le lacrime di dosso come un bambino pentito, mentre il ragazzo continuava a parlarmi dolcemente.

《Hai avuto affaticamento? Una crisi? Cos'è successo? Ti capita spesso? Perché?》

《Io... sono un po' stressato e preoccupato. Io non sono di queste parti quindi scusami se non parlo tanto bene. Sono venuto in Corea per una... "commissione", ecco. Io volevo solo-》 cercai le parole giuste 《compiere questa commissione, ma non ci riesco. Non trovo nulla che mi possa aiutare e mi manca anche casa... 》

《Dimmi un po', ragazzo, quanti anni hai?》 Poggiò una mano sulla mia spalla.

《Ne ho compiuti 18 l'anno scorso.》

《Hai ancora una vita davanti. Se fosse una cosa importante capirei, ma se proprio non te la senti devi tornare a casa. Puoi tornare quando vuoi-》

《No!》 Mi sbrigai a dire. 《No! È che... io devo rimanere qui e fare questa cosa! È troppo importante per me. Se dovessi tornare indietro proprio ora io non sarei più nessuno e non riuscirei a sopportare la mia esistenza per il resto dei miei giorni. Devo finire ciò che ho iniziato.》

Il ragazzo rise e scosse il capo, come addolcito. 《Non ti ho chiesto come ti chiami.》

《Lee Felix... 》

《Io Bang Christopher! Piacere~》Sorrise.

《Oh, sì piacere anche mio.》

《E comunque la prossima volta non correre così veloce per sfogarti. Trova qualcos'altro, un passatempo o un luogo dove poter trovare pace in te stesso.》 Suggerì Chris.

Un luogo...

Lo guardai e sorrisi a malapena. 《Grazie per avermi aiutato. È da una settimana che non parlavo così con qualcuno.》

《Oh ma davvero? Naah, secondo me tutti gli altri che hai incontrato sono solamente invidiosi.》 Ridacchiò Chris.

《Ma di cosa?》

《Sei una bellezza fresca. Vedrai che tra qualche giorno andrà tutto bene, non preoccuparti. Oh, e soprattutto cerca di mangiare che sei troppo magro! Io sono di buona forchetta, qualche giorno offro io! Tienilo a mente.》

《Grazie ancora... 》

《Ma di niente! Casa mia è a qualche isolato da qui, se dovessi mai avere bisogno di aiuto. Il mio negozio di animali è proprio qui di fronte.》 Non smetteva più di sorridere.

Mi sentivo così... grato di aver conosciuto una persona, anche se in una circostanza non tanto normale.

《Grazie... 》

《Smettila di ringraziarmi, amico!》 E se ne andò, mentre i cagnolini si dimenavano per poter rimanere dov'erano prima.

Mentre la sua figura spariva mi chiesi perché avessi reagito in modo tanto pesante.

Devo smetterla di fare con un bambino. Io la troverò comunque sia, costi quel che costi.

𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒗𝒊𝒔𝒐;; 𝐋𝐄𝐄 𝐅𝐄𝐋𝐈𝐗Where stories live. Discover now