𝘤𝘢𝘱𝘪𝘵𝘰𝘭𝘰 𝘵𝘳𝘦

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8:30 A.M.

Appena svegliato, la prima cosa che feci (dopo aver risciacquato la mia faccia per riprendermi dal sonno) fu andare in cucina a prepararmi la colazione: tra le merendine che comprai il giorno prima optai per i cornetti vuoti, che avrei farcito successivamente con la nutella. Ancora con il pigiama addosso- che erano dei semplici pantaloncini di tuta, perché il caldo non permetteva una possibile maglia- presi il computer e lo accesi, nel frattempo preparai una crema di panna e fragole per fare da contorno al cornetto confezionato.
Una volta accesso il computer, vagai tra le notifiche della posta elettronica per poi inoltrarmi nel mondo di Youtube. Digitai "Ōkami" e mi apparsero nei correlati "Ōkami dance practice" "Ōkami songs cover" "Ōkami dance in public challenge" e cose varie.

Digitai il profilo e riprodussi i video presenti uno ad uno, mentre mangiavo cornetti e crema alla panna.
La delusione comparve nei miei occhi quando notai che indossava la stessa mascherina nera e diversi capelli per coprire il volto. Pensavo che guardandola su uno schermo, e quindi più vicino, potevo osservarla e magari...

Ho pensato per un momento che fosse lei...

Scossi la testa, sospirando. Non è lei.
Inutile dire che mi incantai ugualmente davanti allo schermo. Le sue movenze sembravano le dessero femminilità o mascolinità, adattandosi perfettamente a ciò che esprimevano le canzoni cantate dagli idol.
Quindi lei non è un'idol. Ma è comunque famosa. Potrei comunque considerare l'idea di fermarla appena dovessi incontrarla; giusto per confermare che non sia lei. Dopotutto sembra abbastanza semplice incontrarla in giro.

Mi stiracchiai e vidi l'orario. È il momento di rendere decente questa casetta.

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In mattinata arrivarono alcuni pezzi di arredamento: il letto, una cabina armadio, qualche mensola, il tavolo e una libreria. Tutto il resto c'era già, lo sarei andato a prendere nelle varie giornate. Il tempo di sistemarmi e poi avrei cercato più lavoro, lo giuro.
Questa non è una vacanza, ma un viaggio. È ciò che ho scritto in un post-it sul frigo. Mi rimboccai le maniche e cominciai con le pulizie in casa: guanti in lattice, mocio, pezze e secchi d'acqua.

Finii all'incirca alle tre di pomeriggio. La fame si era fatta sentire. È vero che la colazione è il pasto più importante della giornata, ma la fame si fa di certo sentire maggiormente a pranzo. Se dovessi scegliere di fare un solo pasto al giorno, sceglierei il pranzo: è a metà della giornata e la sera potrei andare benissimo avanti con un tè e biscotti.
Decisi di fare una doccia per rinfrescarmi di tutte quelle maglie sudate nel pulire. Ora capisco cosa provava mamma quando puliva la camera di tre adolescenti mantenendo casa e lavoro.
I jeans che avevo scelto mi calzavano a pennello. Stavo cercando di perdere qualche chilo, ma notai con piacere che il mio addome si stava irrobustendo e il mio corpo stava cominciando a diventare quello di un giovane uomo. La maglia bianca era larga e lunga. Le scarpe nere erano appena uscite dalla lavatrice australiana, pronte per essere usate sui marciapiedi coreani. Mi sistemai i capelli e cercai di nascondere le lentiggini che mi comparivano sul viso. L'estate mi aveva portato come al solito questo effetto, il rinforzare l'intensità e il colore di queste.
Sorrisi allo specchio, come a prepararmi ad affrontare lo sguardo delle persone. Ieri non ho avuto sguardi piacevoli mi sembra, quindi spero che oggi il mio sorriso venga ricambiato positivamente.

Uscii di casa con solo il telefono e il portafogli. Misi le mani in tasca, camminando per le strade di Seoul. Entrai in un localino il quale offriva qualche tavolo all'esterno. Mi accomodai con un sospiro di sollievo in una sediolina in legno e aspettai che qualcuno mi vedesse dall'interno per poter comunicare la mia presenza. Pochi minuti dopo arrivò una ragazza in abito color caramello e una camicetta bianca a gonfiare leggermente le spalle: sembrava una bambola di porcellana per via del suo biancore e i riccioli neri che le scendevano a malapena sulle spalle.

𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒖𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒗𝒊𝒔𝒐;; 𝐋𝐄𝐄 𝐅𝐄𝐋𝐈𝐗Where stories live. Discover now