Capitolo 6

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- Eren Jäger. Ti rendi conto di ciò che hai fatto?! Mi preoccupa il fatto che tu sia tan tranquilo...

Era arrivata la domenica ed Eren era nella sala visite seduto di fronte a sua sorella e sua madre.
Quelle avevano saputo dell'accaduto con la droga e non sapevano cosa pensare al riguardo.

Eren era piuttosto preoccupato poiché sua madre aveva iniziato a parlare spagnolo, cosa che faceva quando era particolarmente arrabbiata o nervosa.

- Mami, è tutto a posto adesso - cercò di calmarla non sapendo cos'altro dirle - Ho commesso un errore. Non lo farò più. Okay?

Nemmeno Mikasa dalla faccia sembrava molto convinta.

La verità è che Mikasa si sentiva ancora un po' in colpa e che il fratello le mancava molto.

A lei non importava cosa aveva fatto Eren o cosa avrebbe fatto in futuro, lo avrebbe sempre perdonato.

Ciò che provava per lui era puro amore e diciamo che era ricambiato, non allo stesso modo, certo.

Ella era anche la prima ad accorgersi di quando lui stava male, sia fisicamente sia psicologicamente ed era sempre pronta a supportarlo.

Infatti, Mikasa era piú preoccupata per come stava Eren piuttosto che la cosa che aveva fatto in sé.

Così la corvina interruppe il battibecco che si era sviluppato nel frattempo tra madre e figlio chiamandolo freddamente:
- Eren.

Carla si zittì immediatamente e il diretto interessato si voltò per guardare Mikasa negli occhi.
- Cosa c'è?

Un attimo di silenzio, poi la risposta secca e indelicata di lei:
- Sei dimagrito. Stai mangiando come si deve?

Eren si stupì di quelle parole e per un po' non seppe cosa rispondere, arrossì un poco.

La madre ne approfittò per porgli altre domande stile interrogatorio, turbata e preoccupata:
- Eren, ti stanno dando da mangiare? Dimmelo, è una cosa importante. C'è qualcuno che ti toglie il cibo? Dimmi il nome, possiamo riferirlo al direttor-

- BASTA - esclamò il diretto interessato, infastidito dall'atteggiamento iperprotettivo - Mamma, Mikasa, so badare a me stesso. Non dovete preoccuparvi. Non è successo nulla, solo che in isolamento non si mangia proprio da ristorante, ma è okay. Per favore, non pensateci.

- Non pensarci?! - ripetè Carla con leggera rabbia nel tono - Come faccio a non pensare a mio hijo che non vedo più di una volta a settimana, sento a telefono quando capita, está en una prisión circondato da violenti ed è anche stato coinvolto in un narcotráfico?! Non ti rendi conto che me estas volviendo loca de preocupacion?! E invece di raccontarmi come sta andando, di dirmi la verdad, tu ometti todos, menti e mi dici di non preoccuparmi! ¡Eres estúpido! Pensa anche a come sta tu madre! -

E fatta questa sclerata, si alzò e se ne andò in fretta dalla sala visite, poi Eren non poté più vederla.

Ci fu silenzio.

Eren si sentì svuotare dall'interno, ma anche immensamente pesante.
Non riusciva a formulare alcun pensiero. Tranne che aveva ferito sua madre. E si sentiva profondamente in colpa per questo.

Mikasa comprese benissimo come egli si sentisse e gli prese la mano per un attimo, senza che le guardie se ne accorgessero.

- Va tutto bene - lo rassicurò incrociando il suo sguardo, occhi neri nei verdi - Non è colpa tua. È la situazione in cui ti trovi. Lei è... Stressata. Spaventata. E sempre in pensiero per te. Perché ti ama, non sopporta di starti lontano e ha paura di perderti. Sii felice di averla, non tutti hanno una madre che vuole loro così bene.

<Senza Libertà> [Ereri] Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon