Capitolo 5

266 15 4
                                    

Era passato un altro mese da quando Eren portava droga a Levi.

Tutto sembrava andare bene.

Nessuno sembrava averli scoperti.

Ma c'era qualcuno che, all'oscuro di tutto, si preoccupava per Eren.

Il signor Hannes era tranquillo nel vedere il ragazzo chiacchierare ogni giorno con Armin e Jean, buoni compagni che egli stesso aveva scelto per lui.

C'erano però i momenti in cui stava in compagnia di quel criminale, Levi, e momenti in cui era strano tipo durante il pranzo.
Quei momenti lo preoccupavano e da tempo cercava di scambiare due parole con Eren. Fino ad ora, non aveva ancora trovato l'attimo giusto per farlo: Eren era sempre in compagnia mentre egli aveva dei compiti da svolgere in quanto secondino.

Quel giorno però andò diversamente.

Hannes verso le 14 stava sorvegliando il corridoio mentre i detenuti tornavano in cella dopo il pranzo.

Improvvisamente, scorse Eren, da solo, correre verso i bagni e d'istinto gli afferrò il braccio per fermarlo.

- Eren, ehi! Dove stai correndo?! Senti, stavo aspettando di poter scambiare due parole con te...

Ma il ragazzo lo interruppe:
- Scusa, signore, ma non è proprio il momento, dovrei proprio andare...

E cercava di liberarsi dalla stretta della guardia.

Hannes era più preoccupato poiché Eren era molto pallido e sudava.

L'altro, invece, era più teso che mai; aveva paura, un'altra guardia lo aveva quasi scoperto a pranzo e doveva andare a vomitare in bagno immediatamente.

- Eren, non stai bene, vieni con me, ti porto in infermeria... - suggerì Hannes tirandolo a sé.

- No, sto bene, lo giuro, devo solo... - cercava di resistere.

Nel mentre, la guardia che aveva quasi beccato Eren a pranzo era spuntata dall'altra parte del corridoio e guardando la scena reagì d'impulso.

- EHI, TU! A TERRA! MANI SULLA TESTA! - gridò avvicinandosi col manganello in mano.

Hannes voleva sprofondare. Aveva messo il ragazzo che doveva proteggere nei casini. Era tutta colpa sua.

Lasciò andare il braccio di Eren, il quale si mise per terra seguendo gli ordini, e cercò di calmare il collega:
- No, amico, non è come sembra, non ha fatto nulla di male, stavo solo scambiando due parole con...

Ma l'altro non lo ascoltava e si mise in ginocchio accanto al ragazzo, tastandolo da ogni parte.

Eren sapeva di essere finito.
E non perché perquisendolo la guardia avrebbe trovato qualcosa.
Ma perché tutta quella tensione e movimenti gli stavano facendo involontariamente stimolando il vomito.

Non poteva resistere ancora.

Doveva andarsene ora.

Così mentre la guardia gli tolse le scarpe per controllare all'interno, Eren scattò in piedi e corse via, lasciandosi alle spalle le grida dei due uomini.

Sapeva che lo stavano inseguendo e anche che lo stavano guardando tutti i detenuti.

Ma non poteva resistere un secondo di più.

Arrivò ai bagni e cercò una cabina libera.

Gli girava la testa e aveva il fiatone, la vista gli si annebbiava.

Aveva smesso di correre e si appoggiava alle porte dei bagni spingendole e sperando che si aprissero.

Stava crollando e sapeva che le guardie lo avevano quasi raggiunto.

<Senza Libertà> [Ereri] Where stories live. Discover now