Capitolo 3

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ISABELLE

Le brave ragazze vanno in paradiso,
le cattive vanno dappertutto.
☾Mae West

Entro in casa e tiro un sospiro di sollievo.

I miei piedi chiedono pietà per via delle décolleté troppo alte. Stamattina ero convinta del mio look ma ho iniziato a odiare le mie scarpe dopo aver messo piede fuori da quella porta.

Quasi urlo poggiando i talloni a terra.

Cado sul divano a peso morto e chiudo gli occhi, cercando di fare mente locale.

Sono esausta, probabilmente più per l'ansia, che mi ha tenuta per mano da settimane, che per la giornata in se.

Le mie aspettative sono state di gran lunga superate. Ho ricevuto l'accoglienza degna di una regina, mi è stato assegnato uno spazio tutto mio, che decorerò presto, e ho assistito ad un incontro con un cliente. Non avrei potuto chiedere di meglio.

John West.

È questo il nome dell'uomo che, quasi in lacrime, sedutosi alla sedia, ha raccontato a me e Christian la sua sofferenza dovuta all'abbandono della moglie. Dopo dodici anni di matrimonio, una mattina si è alzata, gli ha preparato la colazione, dicendogli che lo avrebbe aspettato per pranzo.

Invece gli ha lasciato un biglietto.

Un misero biglietto per giustificare il suo gesto.

Un misero "mi dispiace, non ti amo più" per dirgli che portava via con lei i due figli, togliendogli il diritto di amare il loro papà.

Li ha portati in Austria, dove ora convive con un suo collega e si sta rifacendo una vita, a spese di John che ogni sera si ritrova in una casa spenta e si tiene compagnia con il ricordo di quanto fosse allegra un tempo.

Non è giusto.

Noi ti aiuteremo, John.

Riavrai i tuoi bambini anche se lei ti impedisce in tutti i modi di avere contatti con loro.

«Allora, guarda un po' chi c'è»
La mia migliore amica, in accappatoio, sorseggia un calice di quello che credo sia vino scadente.

«Tesoro, hai un aspetto...» mi prende in giro, mentre mi riempie un bicchiere.

«Questo ti tirerà su per la serata post lavoro che ho preparato. Meriti un buon drink e un locale pieno di ragazzi che pagherebbero per vederti ballare sul palco» mi strizza l'occhio.

«Cyndi» mi lamento.

«Sono stanca, ho avuto una settimana pesante e l'unica cosa che desidero ora è una bella doccia calda. Domani devo tornare a lavoro, non come qualcuno che inizia i corsi tra tre giorni»

«Ah, i vantaggi di essere una stilista»

Alzo le sopracciglia «Aspirante»

Si avvicina e mi afferra un braccio «Dai, questa settimana sei stata intrattabile, me lo devi»

«Recuperiamo sabato sera» scendo a compromessi.

Scuote la testa «No. Devo approfittare di questi giorni, prima di rinchiudermi in questo appartamento a disegnare bozzetti.»

Sospiro, sotto il suo sguardo persuasivo
«E va bene... ma solo un drink e torniamo a casa»

Un suo scatto mi fa saltare in piedi.

«Si! Ti ho già preparato la vasca con acqua tiepida, come piace a te»

«Non te la caverai tanto facilmente. La spesa e la lavastoviglie sono tue per almeno due settimane»

SERENDIPITYWhere stories live. Discover now