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Il cielo era completamente grigio, il sole filtrava i suoi raggi dalle nuvole donando al luogo desertico una strana luce giallastra. Il vento soffiava contro i sassi che resistevano alla sua potenza, mentre i granelli di sabbia, più deboli, venivano trascinati via. Nessuno osava muoversi con quella tempesta. La miriade di persone sparse per quei chilometri o cercava riparo tra i resti di strani relitti o entravano nella fornita locanda di legno in stile anni ottocento in America.
Solo una figura tentava di combattere la tempesta, coprendosi il volto con un braccio mentre con l'altro si teneva il mantello.
Respirava a fatica, nonostante la maschera antigas. D'un tratto le gambe cedettero, ma, prima che la creatura toccasse il suolo, qualcuno riuscì a prenderla. Il volto con la maschera antigas si girò e l'altra figura gli disse semplicemente: -Aspettiamo che la tempesta finisca dentro la locanda. Offro io.- aveva una maschera nera, senza lineamenti. Era abbastanza costosa, quindi era un mercenario o un nobile oppure un assassino. Ma dall'aspetto e dai modi non sembrava cattivo così la creatura sconosciuta decise di fidarsi.

Erano passati tre mesi e mezzo da quando Carbonara era arrivata a Mercato Nero. Si era ambientata alla perfezione, aveva comprato casa e passava le giornate di ferie tra le strade della città.
Si alzava sempre tardi nei giorni liberi, verso le 12:00. Si vestiva e andava a trovare i suoi amici alla taverna o in qualche altro luogo in cui si davano appuntamento. Era amica di tutti e adorava parlare e ridere con loro, ma si sentiva ancora vuota. Le mancava Logica.
Da quando era partita per la sua prima missione il rapporto con lui era più instabile delle azioni Tesla. Di giorno il ragazzo non si faceva mai vedere e rimaneva rinchiuso nella sua torre a giocare a qualsiasi tipo di videogioco gli capitasse a tiro, invece a notte tarda non era raro che lei lo andasse a trovare per passare il tempo a parlare fino alle prime luci dell'alba, ovvero l'orario in cui lei doveva tornare a lavoro.
Di giorno il suo pensiero era rivolto al ragazzo, mentre di notte desiderava che quei momenti non finissero mai.
Non sempre però sentiva quella complicità tipica con Logica, ormai le loro conversazioni stavano pian piano affievolendosi a causa della poca fantasia nel fare domande della ragazza. I dialoghi venivano tenuti insieme solo da due domande: "Come stai?" e "Hai mangiato?". Niente di più, niente di meno e questo la feriva.

Un nuovo giorno iniziò. La ragazza si svegliò di soprassalto, stranamente presto, nonostante quel giorno non avesse nessuna commissione da eseguire. Si affacciò alla finestra e respirò la fresca aria mattutina tipica di quel luogo: odore di rugiada con un pizzico di radiazioni.
Si vestì di fretta con i suoi vestiti preferiti, quelli che le aveva comprato Logica, probabilmente per nostalgia, e uscì di corsa.
-Buongiorno Nives, hai visto Tobbi per caso?- chiese Carbonara prendendo posto al bancone della locanda.
-Ieri ha detto che voleva passare la notte a svolgere l'incarico che gli aveva dato Trump per riposarsi tutto oggi con noi, quindi dovrebbe tornare da un momento all'altro.- disse la bellissima ragazza sorridendole. Carbonara arrossì e la ringraziò. Ordinò qualcosa da mangiare per fare una colazione veloce e aspettare il suo amico.
Non ebbe nemmeno il tempo di finire il pasto che qualcuno aprì la porta con un calcio.
-Tobbi sei tornato!- urlò Carbonara precipitandosi verso di lui per abbracciarlo, con un sorriso a trentadue denti.
-Anche tu mi sei mancata piccola.- disse il ragazzino togliendosi la maschera e stringendo a se la ragazza, affondando la faccia nel suo abbondante seno.
I due furono interrotti da qualcuno che bussò alla schiena di Tobbi da dietro.
-Ah già scusa...- disse lui prendendo Carbonara e scaraventandola da un lato. -Signore e signori e qualsiasi altra cosa voi siate, vi presento la nostra nuova conquista, si chiama Kira ed è stata estratta dalla Landa delle anime piangenti, accogliamola come sappiamo fare noi!- proclamò il ragazzo prendendo per il braccio una figura e trascinandola delicatamente dentro la locanda.
Il sorriso di Carbonara sparì, non le piacque il modo di Tobbi ma cercò di non darlo a vedere concentrandosi sulla nuova recluta.
La creatura era malconcia, tutta sporca di terra e zolfo. Indossava dei pantaloni marroni, una maglia bianca ormai logora e una maschera antigas, simile a quelle prodotte nella seconda guerra mondiale, con delle protezioni per proteggere ginocchia, stinchi e gomiti. Sulla schiena teneva uno zaino, come quelli scolastici, di colore verde bosco e indossava degli stivaletti con lacci adornati entrambi con delle sacche con cerniera dello stesso colore, simili a tasche. I capelli neri e lunghi uscivano sparsi dall'elastico della maschera. A prima vista sembrava un essere umano.
Kira si tolse lentamente la protezione sul volto, rivelando un viso leggermente spigoloso, con una bocca sottile e un naso lungo. I suoi occhi piccoli, neri come la pece, erano evidenziati dalle grandi occhiaie nere e la sua carnagione biancastra fece stupire tutti i presenti.
-Salve, io sono Kira, piacere di conoscervi- disse la ragazza. O almeno tutti pensarono fosse una ragazza, lo si intuiva dalla voce, dato che i suoi vestiti, molto larghi, le coprivano ogni curva.
Tutti rimasero in silenzio per qualche istante, poi fu Carbonara a prendere la parola avvicinandosi alla sconosciuta.
Non le piacque l'idea della nuova arrivata, sopratutto per come era stata trattata da Tobbi. Non voleva essere messa da parte da nessuno, ma poi si ricordò di quando arrivò in quella strana città per la prima volta. Era sola e se Logica non l'avesse aiutata probabilmente non sarebbe arrivata fino a quel punto. Così decise di dare a Kira una possibilità.
-Piacere mio! Io sono Carbonara, probabilmente te l'hanno detto in molti ma sei la versione femminile di L di Death Note!- disse la ragazza porgendole la mano. Tutti sussurrarono parole di approvazione.
-Sì, effettivamente me lo dicono spesso- disse la nuova arrivata sorridendo. Non pensava che qualcuno fosse così gentile da rivolgerle parola sin da subito. Era abituata a dover essere lei ad infilarsi nelle conversazioni per fare amicizia.
-Vieni, ti offro da bere- disse Carbonara ricambiando il sorriso. Pensò che a prima vista non sembrasse una cattiva persona.
Le due ragazze si accomodarono sugli sgabelli di legno. Carbonara chiamò Nives e le chiese di portare loro due brocche di birra, lei obbedì.
-Allora, parlami un po' di te, Kira. Che ci fai da queste parti?- chiese la ragazza bionda incuriosita, mentre Nives le serviva.
Kira non potè rispondere subito, era troppo impegnata a finire il suo boccale. Bevve tutto d'un fiato, poi si pulì col pollice il baffo di schiuma e infine rispose alla domanda.
-Sono una viaggiatrice. Mi piace andare di città in città per trovare il luogo adatto dove stabilirmi. Stavo esplorando la Landa delle anime piangenti quando ho incontrato Tobbi, abbiamo parlato un po' e siamo diventati subito amici, mi ha invitato qui, così l'ho seguito. Chissà, forse è questa la città giusta- rispose con un sorriso. Era bello vedere una persona così interessata a lei, ma pensò fosse un po' strano, forse c'era un motivo per cui l'aveva presa così tanto in simpatia, o forse era la prima volta che incontrava una persona decente nel suo cammino.
-Mercato Nero è davvero una bella città, se vuoi ti faccio fare un giro!- propose Carbonara saltellando sul posto. Quindi lei e Tobbi erano solo amici, non avevano fatto nulla di strano, almeno per ora. Significava molte cose, forse la bionda poteva fidarsi della mora.
-Va bene, andiamo adesso?- chiese Kira alla ragazza scendendo dallo sgabello con un balzo. L'altra fece un cenno con la testa e lasciò delle monete sul bancone.
Le due uscirono dalla locanda e Carbonara prese per il braccio Kira.
-Questa è la piazza centrale, è qui che Tobbi mi ha lasciata il giorno in cui ci siamo incontrati. Poi un ragazzo è stato così gentile da portarmi nella locanda dove abbiamo bevuto prima e la mia avventura in questa magica città è iniziata!- spiegò Carbonara indicando l'enorme piazza centrale con la fontana in primo piano. Kira si guardò intorno, il luogo era pieno di persone, nonostante ciò c'era parecchio silenzio, come se solo pochi effettivamente comunicassero tra di loro.
-Lì a destra c'è un adorabile negozio di vestiti e accanto puoi trovare l'hotel di Doggo, se vuoi fermarti qui questa notte ti consiglio di prendere una stanza, sono molto belle e il proprietario è davvero simpatico! Vieni, te lo faccio conoscere!- disse la ragazza bionda trascinando Kira verso l'entrata.
L'edificio dell'Hotel di per sé sembrava antico, probabilmente era lì da molto tempo, era un parallelepipedo grigio chiaro, con delle colonne quadrate ai lati, dello stesso colore delle finestre, bianche. La porta era grande, inizialmente rettangolare, ma pian piano che si guardava in alto le linee rigide si curvavano verso l'esterno per poi riunirsi in una specie di semicerchio. Era circondata da un cerchio di calcestruzzo con motivi floreali. I balconi erano grandi, il sottobalcone era adornato con putti di calcestruzzo e sopra con cavalli neri di ferro, che si confondevano con il resto della ringhiera. Il tetto non era visibile ma la parete di fronte a loro, alla fine della costruzione, si piegava su se stessa per creare una sporgenza sorretta da statue di putti e colonne.
-Wow, stile Liberty.- sussurrò tra sé e sé Kira mentre seguiva Carbonara all'interno.
Varcata la soglia dell'ingresso le due ragazze si trovarono a camminare su un pavimento di marmo bianco che portava ad una seconda stanza con l'entrata decorata da un tronco d'albero intagliato per rappresentare rami intrecciati e qualche colonna. La stanza era decorata con un'enorme colonna bianca e una scala con il corrimano di pregiato legno di quercia, decorato anch'esso seguendo lo stile Liberty.
Le due ragazze salirono le scale e furono catapultate alla reception dove una signorina le aspettava con un sorriso a trentadue denti.
-Stiamo cercando Doggo, saprebbe dirmi dove posso trovarlo?- chiese Carbonara gentilmente ricambiando il sorriso.
-Glielo chiamo subito signorina, se preferite vi consiglio di accomodarvi nella sala ristorazione, dirò al signor Doggo di raggiungervi lì.- rispose la ragazza con voce gentile.
Le due ringraziarono e si diressero verso la sala indicata.
Era molto spaziosa. Con una trentina di tavoli rotondi, con la parte piana di marmo nero, contornati d'oro, apparecchiati da posate argentate, bicchieri rotondi e alti calici per il vino. Con tovaglioli di stoffa arrotolati su se stessi e tenuti da un cerchio argentato con lo stemma dell'Hotel inciso la decorazione era impeccabile. I tavoli erano circondati da grandi divani semicircolari di velluto grigio con braccioli di legno e due o tre sedie bianco panna con rifiniture in legno scuro per chiudere il cerchio. Accanto ad ogni tavolata una lampada a medusa, bianca e grigia, donava una luce fioca contribuendo a donare un'atmosfera romantica.
Le due ragazze si sedettero ad un tavolo, il numero 25. Sembrava davvero un bel posto, fece una buona impressione a Kira.
-Allora cosa sai dirmi di questo proprietario? Come devo comportarmi con lui?- chiese la ragazza dai capelli neri, un leggero filo di ansia uscì dall' intreccio delle corde vocali che ricamavano le sue parole.
-Comportati normalmente, è davvero una persona gentile e premurosa, non farti prendere dal panico.- disse semplicemente Carbonara giocherellando con i propri capelli.
-Sicuramente abbaio, ma mica mordo- disse una terza voce, stavolta maschile. Proveniva dal fondo del tavolo, così le due amiche si abbassarono. Ai loro piedi un'adorabile shiba le studiava dall'alto in basso.
-Doggo! Mi dispiace disturbarti così ma la mia amica avrebbe bisogno di una stanza.- disse Carbonara semplicemente.
-Potevate benissimo chiedere alla receptionist. L'ho messa lì apposta- rispose l'adorabile cagnolino.
-Ma io volevo vederti!- replicò la bionda facendogli gli occhioni dolci.
-Vedo che sei adorabile come al solito. Va bene, siccome sei mia amica le farò un trattamento di favore, le dandole una delle suite presidenziali. Su, seguitemi, ve la mostro.- disse il cane incamminandosi.
-Kira vai tu, io vi aspetto qui.- sussurrò Carbonara all'amica e lei, un po' a malincuore, accettò la proposta, precipitandosi dietro Doggo.
I due salirono le scale, in completo silenzio. Fu Kira a rompere il ghiaccio.
-Shiba, razza di carattere affettuosa, molto fedele, allegro, dinamico, e molto intelligente. Si affeziona molto al padrone, mentre resta diffidente con gli estranei. Se fossi stata una macchina molto probabilmente avrei scelto anch'io questa razza canina come aspetto.-
Doggo si fermò di soprassalto, poi continuò a camminare come se niente fosse.
-Hai una vista sopraffina. Quasi nessuno ha capito immediatamente che fossi un robot a prima vista. Si erano davvero illusi che potessi essere un cane parlante.- spiegò il cane ridacchiando.
-Per questo motivo ti hanno dato la caccia?.. lo dico per le ferite che hai sulle zampe.- chiese Kira abbassando la voce. Non sapeva se fosse un tasto dolente o meno, ma la curiosità era troppo forte.
-No, non sono ai riusciti nemmeno a sfiorarmi, quei tagli li faccio io.- spiegò con voce dura il cane.
-... come mai? C'è qualcosa che non va? So che ci conosciamo da pochi minuti ma se ti va puoi parlarmene. Non ci sono problemi, anzi sarei felice di aiutarti.- disse la ragazza mettendosi davanti lo Shiba e chinandosi per portare i loro volti alla stessa altezza.
-No tranquilla, non ce n'è il bisogno. Comunque siamo arrivati.- disse Doggo distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e portandoli verso la porta che aveva alla sua sinistra. La ragazza fece altrettanto, si avvicinò alla maniglia e la roteò lentamente, così, di scatto, la porta si aprì.
La suite era molto bella. Le grandi finestre illuminavano tutte le stanze. I pavimenti bianchi e le pareti di un grigio caldo risaltavano i mobili, come i due divani color avorio in stile ottocentesco e il tavolino bianco tra i due, posizionato sopra un tappeto di pecora grigia. Qua e là, sulle credenze o sui tavoli, apparivano dei magnifici mazzi di rose bianche, perfettamente selezionati per formare delle sfere. A destra dei sofà una grande libreria bianca con rifiniture in oro ospitava diversi libri e telecomandi, insieme alla tv da trentadue pollici.
Accanto al salotto, diviso solo dal muro e da una grande porta bianca, c'era la camera da letto. Doggo condusse Kira verso quella stanza per mostrargliela. Era anch'essa molto grande, il pavimento lo stesso del salotto, letto a due piazze adornato con testiera e pediera rettangolari con ghirigori d'oro. Sopra di esso una trapunta rosa antico, dello stesso colore del set di cuscini rotondi e rettangolari, sistemati in maniera eccellente dagli addetti alle pulizie. Ai due lati del letto due comodini identici e dello stesso colore della testiera sorreggevano due lampade di cristallo, simili al lampadario ricolmo di gocce cristallizzate, probabilmente di drago. Alla destra del letto un grande armadio, bianco e oro, ricopriva quasi per intero la parete, se non fosse per la postazione trucco accanto ad esso, la quale era dello stesso colore dell'armadio ma con il pouff rosa antico. Ricolmi di cassetti e luci per ogni esigenza. A terra un tappeto più grande di quello del salotto ma con la stessa tonalità di colore era tenuto fermo da un tavolino rotondo bianco con sopra i tipici fiori bianchi e altri pouff rosa antico attorno.
-È davvero bellissima.- queste furono le uniche parole che uscirono dalla bocca della ragazza con i capelli neri, presa dallo stupore. Non aveva mai visto una camera così elegante da quando aveva iniziato il suo viaggio.
-Sono contento che ti piaccia, questa stanza è riservata agli uomini e donne più illustri di questo pianeta, quindi goditela fin quando starai qui.- disse lo Shiba sorridendo.
Kira si buttò sul letto, la morbidezza della trapunta l'avvolse, facendola sentire protetta. Ma si alzò di scatto poco dopo, guardò Doggo intensamente negli occhi e, con la mano, gli fece segno di salire sul letto.
-Oh non posso, sono in servizio non dovrei...- disse lui un po' imbarazzato. Allora Kira, ripetendo il gesto, aggiunse: -Prendilo come ordine di un cliente allora.-

I quattro signori dell'infernoWhere stories live. Discover now