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«Vuoi andare da qualche altra parte mentre siamo fuori?» chiese Kageyama.

«Non credo, ma ti farò sapere se vedo un posto in cui voglio entrare.» rispose Hinata.

Continuarono a camminare finché non realizzarono che bisognava attraversare la strada per arrivare a casa. Si fermarono ad un incrocio e Kageyama premette il pulsante che avrebbe fatto cambiare le luci per poter attraversare. Aspettò finché non vide apparire l'immagine di una persona che camminava e iniziò ad attraversare.

Era già a metà strada quando sentì Hinata urlare: «Kageyama! No!»

Kageyama non ebbe il tempo di reagire, ma sentì Hinata spingerlo in avanti. Accadde tutto in un attimo, ma Kageyama sapeva che avrebbe ricordato ogni dettaglio per il resto della sua vita. Inciampò per qualche passo e sentì lo stridio di pneumatici, un tonfo nauseante e il rumore di qualcuno che colpiva il marciapiede. Kageyama lasciò cadere la borsa che teneva in mano e si voltò il più velocemente possibile. Hinata giaceva a terra, sanguinando copiosamente da una ferita alla testa, e aveva graffi su tutto il corpo. Si precipitò verso di lui, sentendo le lacrime inondare i suoi occhi. Non poteva essere successo.

«Hinata! Stai bene? Hinata, ti prego, di' qualcosa!»

Hinata non rispose. Kageyama si guardò intorno, l'autista era sceso dalla macchina per vedere cosa aveva colpito.

«Tu! Chiama una cazzo di ambulanza!» gli urlò Kageyama.

L'uomo frugò nervosamente nelle sue tasche, ma riuscì a tirare fuori il telefono e a comporre il numero. Kageyama riportò la sua attenzione su Hinata, non aveva aperto gli occhi, ma almeno respirava. Lo sollevò il più delicatamente possibile e lo riportò sul marciapiede; quando lo rimise a terra, si inginocchiò di fianco a lui. I capelli di Hinata erano appiccicosi di sangue, che gocciolava anche dai lati del suo viso. Kageyama lo asciugò per evitare che finisse negli occhi di Hinata. Si sentiva impotente, era proprio lì, a guardare Hinata sanguinare, e non c'era niente che potesse fare. Iniziò a singhiozzare, le lacrime gli rigarono le guance e cercava, tremante, di respirare profondamente.

«Kageyama?»

La voce di Hinata era un sussurro sofferente, e questo fece piangere Kageyama ancora più forte, ma prese la mano di Hinata tra le sue. «Sono qui per te.»

Hinata guardò per un momento Kageyama negli occhi. «Ti amo.»

Kageyama avvolse le sue braccia attorno a Hinata, facendo attenzione a non stringerlo troppo forte. «Ti amo anch'io.»

Kageyama non si staccò da Hinata finché non arrivò l'ambulanza e i soccorritori gli dissero che doveva lasciarlo andare. Portarono Hinata nell'ambulanza su una barella e anche a Kageyama fu consentito salire. Tutti nell'ambulanza erano concentrati su Hinata, mentre Kageyama si sedette in un angolo e si sforzava per smettere di piangere, non era di nessun aiuto e non voleva piangere di fronte a tutti quegli estranei. Tutto quello non sembrava reale, non sarebbe dovuta andare in quel modo, sarebbero dovuti tornare a casa e coccolarsi per ore. Adesso non sapeva neanche se sarebbe stato presto possibile. Ma lo sarebbe stato, giusto? Doveva esserlo, quelle ferite sembravano gravi, ma non fatali. O almeno questo era ciò che Kageyama ripeteva tra sé e sé mentre l'ambulanza si precipitava all'ospedale. Poi continuò a ripeterlo anche quando gli fu detto di restare in sala d'attesa mentre operavano Hinata. Ancora e ancora, era un pensiero in loop nel suo cervello. "Starà bene. Deve stare bene."

Continuava a pensarlo anche quando la dottoressa lo chiamò nel suo ufficio. Chiuse la porta e si presentò. «Sono la dottoressa Sakai, so che non ti importa, sei preoccupato per il tuo amico. La buona notizia è che è sopravvissuto e non sembra avere ossa rotte o ferite che lasceranno cicatrici. La cattiva notizi è che ha subito un grave trauma cranico ed è entrato in coma. Pensiamo che si risveglierà entro qualche giorno, ma c'è anche la reale possibilità che potrebbe non farlo.»

He smelled like oranges ITA  •  KageHinaWhere stories live. Discover now