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CHARLES

E' strana la notte: incantevole e maestosa ma così placida nonostante le innumerevoli persone che ne assorbono l'energia ed io, sono uno tra quelli.
Di notte le persone ti perdonano i vizi, come se il manto notturno del buio brillasse di misericordia e potesse assolverci tutti ma con lei nulla sembra funzionare.
Mi ha allontanato più di una volta come se in me vedesse solo un frutto avvezzo cacciato dall'abisso più profondo.
Sono stato uno stronzo perché effettivamente da un po' non conosco mezze misure.
Mi è difficile concedere spazio alle emozioni più elementari lasciando fuoriuscire solo il lato marcio, superficiale.
Sono arrivato a convincermi che non facciano più parte della mia anima, che siano rimaste incagliate a metà strada sulle pareti del mio piccolo eremo, del rifugio segreto in cui vado ad acquattarmi, non lasciandole né entrare né emergere. 

Senza luce del giorno puntata addosso torniamo ad essere tutti noi stessi ed io resto fermo nel mio posto ad osservare il mare mentre ripenso a quello strano connubio nei suoi occhi che mi diceva "vattene", ma io leggevo solo "resta".

Che sia plasmata di sesso, di riflessioni o di una catena di montaggio di sogni, la notte ci rende tutti egualmente soli. 
La conosco bene la solitudine perché quel sapore me lo sento attaccato al palato mentre riesco sempre a perdermi in un vicolo di pensieri che questa notte mi avrebbe ammorbidito il sonno come un cuscino di piume. 

Fisso un punto indefinito di fronte a me mentre sono poggiato con i gomiti sulla ringhiera del ponte in legno.
Sposto lo sguardo altrove ed i miei occhi catturano una scena che in questo momento avrei davvero voluto evitare.
Osservare quei due che si baciano mi fa sentire come se fossi cosparso in una pozza di benzina e qualcuno, non troppo distante da me, stesse reggendo un fiammifero acceso.
Le basterebbe aprire le dita, farlo cadere a terra con noncuranza, e sarebbe per lei un gesto minimo quello che mi ridurrebbe in cenere, dopo avermi fatto bruciare a lungo.

Mi estranio raccogliendo le briciole che mi avrebbero portato ancora una volta a casa ma nel frattempo, nel brusio di sottofondo di un villaggio che si risveglia in lontananza, vengo richiamato all'attenzione da una bionda dal viso conosciuto.

"Hey, sei scappato via prima"

Posiziona una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sfoggia un lieve sorriso.

"Dovevo fare una cosa"

Mi volto completamente poggiando il fondoschiena sulla ringhiera.

"Questa cosa era parlare con quella ragazza? State insieme?"

Serro la mascella voltandomi per pochi secondi nella direzione di Chiara e Carlos. 

"No"

Mi limito a rispondere e da parte sua ricevo solo un verso di approvazione.
Mi avvicino sfiorandole il braccio, afferro la sua mano giocherellando con le dita.

"Dato che ora sono libero, ti va un drink?"

"In realtà avevo pensato a qualcosa di meglio"

Porta le sue mani dietro il collo costringendomi ad avvicinarmi ulteriormente con il viso e mi bacia.
Non mi tiro indietro ed approfitto di quel gesto per vagare con le dita ulteriormente sul suo corpo.
Si posiziona sulle punte potendo assaporare meglio le mie labbra mentre giocherella con i miei capelli.
Strizzo i suoi glutei e la sollevo facendole incrociale le cosce attorno al mio bacino.
Stiamo dando inizio ad uno spettacolo che di casto non ha un bel niente ma l'accumulo della gente sotto lo spiazzale principale mi permette di godermi il momento senza essere arrestato per atti osceni in luogo pubblico. Anche se di osceno non c'è ancora nulla a mio avviso, per adesso.
Si stacca dalle mie labbra riprendendo fiato.

Red is my skin  || CHARLES LECLERCWhere stories live. Discover now