25.

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Erano giorni che Damiano guardava Victoria e non la riconosceva.
Il suo spirito sembrava spento, come se quel brio che la circondava quando si perdeva a guardarla fosse sparito, all'inizio pensava che fosse solo la stanchezza o la mancanza dei suoi compagni, erano tornati a Roma ma le cose non sembravano migliorare.
Gli unici sorrisi che gli concedeva spuntavano la mattina quando le portava la colazione a letto.
Si occupava di Janette quando piangeva la notte, andava a fare la spesa anche se era una cosa che odiava, la viziava e preparava dei bagni caldi con candele e schiuma per farla rilassare.

Era tutto inutile, quel pomeriggio di settembre non sapendo più cosa fare prese il cellulare e chiamò nica.
La sorella gli aveva suggerito di portarla a cena fuori, avrebbe potuto lasciare la figlia ad Alessandro.

- nica- disse lui con voce spenta
- credi che si stia stancando di me?- quella domanda nella sua testa faceva meno male, ma sentire la sua voce che la pronunciava era una lama al cuore.
- damiano, victoria ti ama da quando avevate quindici anni, non rinuncerebbe a te mai-

Lo aveva rassicurato, era più calmo ma comunque quell'idea non abbandonava i suoi pensieri.

Prenotò in un ristorante fuori città, era in mezzo alle colline ed alla natura, aveva informato la sua fidanzata che era sembrata contenta della cosa.

Victoria aprì il suo armadio, era tanto che non comprava vestiti, scelse una gonnellina ed un top nero sfilacciato, si guardò allo specchio e per poco non si mise a piangere.

Aveva delle smagliature sul ventre, erano molto poco evidenti ma a lei parevano enormi.
Posò gli occhi sulle braccia, l'unica cosa che vedeva è che era ingrassata.

Si sentì sbagliata, non solo per i chili in più, ma anche perché era incoerente; lei che aveva sempre accettato il suo corpo, che tramanda un messaggio sulla body positivity non era in pace con il suo fisico.

Sa di essere perfetta anche così ma non riesce a capirlo.

Tolse tutto, infilò dei pantaloni a palazzo di pelle, per non far intravedere le cosce, scelse un top un po' più largo del solito ed infilò dei camperos neri e bianchi.

Il suo ragazzo era andato a portare la bambina da suo padre, sarebbe arrivato fra poco e vic doveva ancora truccarsi.
I brufoli sulla pelle erano il simbolo di tutto lo stress che subiva, di tutto il cibo spazzatura che le faceva solo male.

Il suono del clacson risvegliò il suo stato di trans, andò in panico totale.

Il respiro si faceva affannoso, le pareti la schiacciavano, il pavimento sembrava sempre più distante, si accovacciò pregando che quell'attacco improvviso non sfociasse in modo disastroso.
Non era così, il bisogno di urlare era sempre più forte ma la sua bocca faticava a fiatare.
Le sue dita si infilarono nei capelli, li strattonavano con forza per far tornare la sua mente a galla.

"tu portami dove sto a galla che qui mi manca l'aria"

Damiano.
Entrò in casa chiamandola la cercava ovunque, bussava alla porta del bagno senza ricevere risposta alcuna.
Aprì è percepì il sangue che gli si raggelava nelle vene.
Victoria era lì, accanto alla doccia in un angolino, i suoi occhi erano sbarrati, le tramavano gambe e mani.

- vic-

Corse da lei, la prese in braccio e si sedette sul divano.

- vic devi guardarmi-

Prese tre le mani il suo viso, la accarezzava, vederla in quello stato era un inferno per lui, gli costava più di qualunque cosa, eppure i suoi attacchi non erano più così rari.

- amore, respira con me-

Sapeva esattamente cosa fare, ricordava ogni procedimento a memoria come i testi delle sue canzoni.

- Victoria-

Con una mossa lenta, lei si girò, lo fissò negli occhi e scorse la luce.

- dam..da..damiano-

Cercava di continuare la frase ma era paralizzata.

- i..io.. n..non..mi sento..-
- che cosa vic? dimmelo con calma, sono qua per te-

Lei non sentiva nulla, assolutamente nulla e quel nulla le bloccava le corde vocali.

-...no..non riesco... a..a mu..muovermi-

Ce l'aveva fatta, glielo aveva detto.

Damiano la baciò, la bacio così intensamente da farle rilassare tutti i muscoli e pian piano vic riacquisì lucidità.

Voleva ringraziarlo quasi quanto voleva sparire.
Nonostante lui ci fosse abituato, per lei ogni volta era imbarazzante, nessuno doveva vederla così, debole.

- scusa, scusa davvero- disse con gli occhi puntati nei suoi
- scusami, se ti ho lasciata sola a combattere le tue insicurezze-

Damiano l'aveva capito, dal modo in cui era vestita, dal fatto che anche se erano a Roma lei aveva trovato il bisogno di truccarsi, non lo aveva mai fatto.

Victoria agli occhi di Damiano era un libro aperto di cui sapeva già il continuo senza bisogno di leggerlo, sapeva quanto le costatasse mostrarsi indifesa, doveva aspettarsi che non gli avrebbe mai rivelato questo tipo di problemi.

Era sempre stata forte e voleva mantenere quella reputazione, anche se in fin dei conti pure Golia era stato sconfitto da Davide.

Pace Eterna ||Damoria||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora