Ace: Hacker sei un grandissimo stronzo.

Urla spalancando la porta del ricciolino.

Metto piede anche io nella stanza di Vinnie un nanosecondo dopo Ace. Tiro un sospiro di sollievo appena vedo che la stanza è vuota, aggettivo che non si addice a questa stanza in quanto c'è un mucchio di vestiti accantonati in un angolo, qualche scarpa sparsa qua e la e la valigia della rossa aperta vicino al letto.

Natalia: Dai Ace, torniamo in camera.

Ace: No.

Non contento di non aver trovato la sua preda, inizia a sfogare la sua ira creando scompiglio nella stanza. Si avvicina alla scrivania gettando ogni singolo foglio all'aria. Passa poi all'unico armadio presente nella stanza, lo apre e getta tutti i vestiti per terra, infine si avvicina al letto rovesciando il materasso.

Io in tutto ciò sto osservando questo suo gesto di pazzia con piacere. Forse sono pazza quanto Ace a trovare tutto ciò di mio gradimento, o semplicemente sono così immatura che mi piace considerare questo folle gesto una piccola e gustosa vendetta.

Ace: Ti prometto che la cosa non finisce qua.

Dice abbracciandomi forte.

E in quel abbraccio sento il mio dolore ridursi, creandomi un leggero benessere, una sorta di senso di appagamento.

[...]

Sono distesa di lato, il mio corpo è rivolto verso il terrazzo. La testa di Ace appoggiata alla mia schiena e le sue possenti braccia avvolgono il mio stomaco rendendomi il sonno faticoso.

In realtà questa fatica a conciliare il sonno non è data dalle sue braccia ma bensì dalle parole di Vinnie che si ripetono in loop dentro la mia testa.

Anche se fuori è buio e la luna è nascosta da qualche nuvola, riesco a intravedere al di fuori della porta finestra il maestoso albero di pesco muoversi dal vento, all'improvviso però un'ombra si intromette tra me e l'albero.

Presa dalla paura d'istinto chiudo gli occhi e mi avvinghio alle braccia di Ace che dorme pacificamente.

Poco dopo sento un tintinnio sul vetro della porta finestra, apro appena appena gli occhi e vedo la figura di Vinnie al di fuori.

Mi fa un cenno con la mano, mi sta invitando ad uscire, ma io non gli do retta, faccio così finta di dormire.

Sto cercando con tutta me stessa di ignorarlo, ma non è facile in quanto continua a battere sul vetro e chiamarmi. Sbuffando mi alzo, vi avvicino a lui ma non con l'intento di andargli a parlare ma bensì per tirare la tenda e mettere fine a questo teatrino.
Infine faccio dietrofront e me ne torno a dormire.

Vinnie: Zitta ti prego.

Spalanco gli occhi quando una mano mi preme contro la bocca.

Vinnie: Seguimi in silenzio.

Con la sua mano ancora appiccicata alla mia bocca e il suo corpo premuto contro il mio, ci incamminiamo al piano di sotto verso il giardino. Una volta fuori mi lascia andare.

Vinnie: Che cazzo ti è preso?

Natalia: Dovrei dirlo io a te. Ti sembra normale entrare in camera mia, tapparmi la bocca e farmi uscire in giardino come se avessi una pistola puntata alla schiena?!

Vinnie: Non c'era altro modo. Dovevamo parlare e tu mi hai evitato chiudendomi una tenda in faccia.

Natalia: Non mi interessa parlare con te. Io me ne vado.

Vinnie: Non penso proprio. Tu da qua non ti muovi.

Ace: Lasciala stare Hacker.

Vinnie: Eccolo. Ci mancavi solo tu. Non ti sei stufato di farle da cagnolino?

Ace si avvicina a Vinnie con fare minaccioso, lo afferra per la t-shirt e lo guarda di cagnesco. Non sembra intenzionato a torcergli un capello, almeno non fisicamente. Preferisce colpirlo con le parole, perché si sa che le parole fanno più male di uno schiaffo, le parole sono pungenti come spine e taglienti come lame affilate.

Ace: Tu non meriti di esserle amico, non la meriti. Dovresti solo starle alla larga perché le fai solo del male.

Vinnie: Che ne sai tu, io a lei ci tengo.

Ace: Ah tu ci tieni a lei? Credevo che non fossi attratto da persone come lei. Sai di cosa parlo Hacker, di quelle persone che cercano solo il divertimento, quelle che non sanno amare, quelle che non hanno un cuore. Così hai descritto Natalia, giusto?

Lascia andare Vinnie spintonandolo lontano da lui.

Ace: Sei una merda Hacker.

Dice andandosene e lasciandoci soli.

Al ricordo di quelle parole nuove lacrime si fanno strada sul mio viso.

Vinnie: Natalia posso spiegarti.

Natalia: Non mi interessa.

Gli volto la schiena e mi incammino verso l'entrata.

Vinnie: Natalia cazzo.

Mi afferra per un braccio facendomi appoggiare conto il muro.

Vinnie: Non pensavo sentissi ciò che ho detto a Renata. Lei è diventata così sospettosa che...

Lo interrompo immediatamente puntandogli l'indice contro il suo petto.

Natalia: Sospettosa di cosa? Tra me e te non c'è nulla.

Vinnie: Lo sai che non è così. Tra noi c'è qualcosa lo capisco dal tuo fiato corto quando sei vicina a me, dalla lingua che bagna le tue labbra ogni volta che mi avvicino al tuo viso, come in questo momento. Lo capisco dai tuoi occhi così desiderosi di rubarmi un bacio. Non immagino sapere i tuoi ormoni quanto fremono dalla voglia di avermi, ogni volta che ti tocco tu sobbalzi, il mio tocco ti eccita, lo sento.

Rimango in silenzio mentre la sua mano scivola lungo la mia clavicola.

A quel gesto mi mordo le labbra. Ha ragione, ha fottutamente ragione, la sua presenza mi manda completamente in tilt.

Vinnie: Mi piace l'effetto che ti faccio.

Abbasso lo sguardo imbarazzata, ma lui mi solleva il viso e riprende il discorso da dove l'avevo interrotto.

Vinnie: Te lo giuro, non pensavo nulla di ciò che ho detto a Renata, semplicemente ho mentito.

Natalia: Perché? Che motivo c'era?

Mi spinge sempre più contro il muro, facendo aderire bene la mia schiena a quella superficie di mattoni. Con prepotenza afferra entrambi i miei polsi minuti per poi sollevarli e appoggiarli al muro anch'essi.
Pericolosamente avvicina le sue carnose labbra alle mie ma senza appoggiarle, con un sorriso beffardo poi le sposta verso il mio orecchio farfugliandomi sottovoce:

Vinnie: Perché mi sono innamorato di te.

Wait for me ||Vinnie Hacker|| Where stories live. Discover now