Sweet Night

Capitolo 2°

Jungkook's POV 

«Abbiamo un nuovo incarico per te.» Disse il capo, con la sua voce profonda e penetrante, che incuteva timore a chiunque la ascoltasse. Jungkook si sentì una stretta allo stomaco, come ogni volta. 

Era diventato un killer, uno dei più importanti della Corea del Nord per via della sua bravura con le armi, sapeva che era così, ma negli ultimi tempi un dubbio aveva cominciato a insinuarsi nella sua mente. Sentiva che c'era qualcosa che non andava: quando pensava al suo passato, ogni tanto, aveva dei vuoti di memoria. Non ricordava bene cosa faceva prima di diventare quello che era in quel momento e neanche particolari legami con altre persone. 

Ma a lui andava bene così, sapeva che quello che faceva era voluto da uno degli uomini più importanti esistenti sulla faccia della Terra, e quindi non poteva essere che giusto. E poi lui, infondo, non aveva da perderci niente. 

«Che tipo di incarico, signore?» Chiese educatamente, come gli era stato insegnato ai tempi del suo addestramento. L'uomo lo guardò con uno sguardo imperscrutabile, Jungkook non sarebbe mai riuscito a decifrare la sua espressione.

«C'è questo ragazzo, che attualmente vive in Corea del Sud. Qualche anno fa è riuscito a sfuggire alle guardie al confine ed è scappato.»

Jungkook corrugò le sopracciglia, confuso: ce n'era stata parecchia di gente che era sfuggita al controllo del confine ed era fuggita, ma non gli sembrava un reato così grave da essere punito con la morte. Il capo per queste  situazioni solitamente lasciava perdere, e si limitava a sollecitare le guardie ad aumentare l'attenzione sui confini. Inoltre, non avrebbe dato di certo un compito così poco importante a lui, che svolgeva incarichi decisamente più impegnativi e di maggiore importanza, dato che era tra i migliori nel suo campo. 

«Ma non è questo il vero problema. Questo ragazzo sta diffondendo in tutta la Corea del Sud la sua storia, e di conseguenza i segreti del nostro sistema. Se la notizia comincia a circolare più ampiamente, saremo in pericolo. Dobbiamo fermarlo.» disse il capo con voce grave. 

«Sono assolutamente d'accordo, signore.» Jungkook non la pensava così in realtà, ma lo doveva dire lo stesso, altrimenti sarebbe finito nei guai. Certamente non gli faceva piacere andare a uccidere la gente solo perché la pensava diversamente, ma era l'unica cosa che poteva fare. Ormai non poteva rifiutarsi di svolgere un incarico, lo avrebbero ucciso pochi secondi dopo. E poi, come pensava ogni giorno per riuscire ad andare avanti, lui non aveva niente da perderci. 

«Bene. Il ragazzo è lui, Kim Taehyung.» Lo informò l'uomo, mostrandogli una foto che ritraeva il ragazzo, scattata per caso. Quando vide l'immagine, Jungkook sentì il cuore saltargli un battito e lo stomaco stringersi. Vedeva in lui qualcosa di familiare, ma non riusciva a capire cosa esattamente. Non lo aveva mai visto in vita sua. Pensò che fosse lo stress degli ultimi tempi a giocargli brutti scherzi. 

«Tienila, ti aiuterà a trovarlo più facilmente. Queste sono le informazioni che siamo riusciti a raccogliere su di lui.» Il capo gli passò dei fogli. Lo stava guardando intensamente, quasi con... curiosità, come qualcuno potrebbe guardare una persona che sta per avere una reazione allergica. 

«Grazie mille, signore. Quando devo partire?» Domandò ignorando lo strano sguardo dell'uomo.

«Partirai stasera. Ti abbiamo già preparato il borsone con tutto l'occorrente. Un nostro autista ti accompagnerà fino a Seoul, poi dovrai seguire il programma, che è scritto nel foglio. A meno che non ci siano particolari imprevisti, dovrebbe andare tutto bene.»

«Grazie signore.» 

Il capo lo congedò, così Jungkook uscì velocemente dall'edificio. Si diresse verso casa per prepararsi, e quando arrivò l'ora prestabilita della partenza, aspettò che arrivasse la macchina che lo avrebbe portato a Seoul.