LA FORESTA

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 Byron corse in mezzo alla battaglia, giù per le scale, lanciò schiantesimi in alto e schivò scie luminose saltando gli scalini due a due

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Byron corse in mezzo alla battaglia, giù per le scale, lanciò schiantesimi in alto e schivò scie luminose saltando gli scalini due a due. Doveva tornare a Hogsmeade, trovare Bella e dirle di andarsene. Si pentì di averle dato una bacchetta, sapeva che non avrebbe perso l'occasione di una battaglia, ma non poteva lasciare che combattesse non ora.

Accelerò sentendo l'aria percorrere dolorosamente la sua gola, voleva vederla, almeno un'ultima volta.

Quando riuscì a raggiungere la Sala d'Ingresso sentì la mente pulsare e la voce di Voldemort invaderlo.

"Vai nella foresta proibita, ci stiamo riunendo li"

Con le tempie doloranti sbatté gli occhi cercando di mettere a fuoco le alte porte.

 Harry seguì con lo sguardo Piton, ancora frastornato dalla voce di Voldemort nella sua mente

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Harry seguì con lo sguardo Piton, ancora frastornato dalla voce di Voldemort nella sua mente.

Il pozionista andò davanti al Pensatoio di pietra ancora al suo posto nell'armadio, lo fece levitare fino alla scrivania e gli fece cenno di avvicinarsi.

Harry avanzò con passi incerti, l'ultima volta che aveva guardato nei ricordi del professore non era finita bene, ma in quella circostanza si sentiva quasi sollevato. L'idea di potersi rifugiare nella testa di qualcun altro sarebbe stato un sollievo.

Piton si puntò la punta della bacchetta sulla tempia destra e estrasse una sottile scia azzurra, pareva muoversi come sott'acqua. Li lasciò cadere dentro il pensatoio, i ricordi vorticarono, bianchi, argentei, strani. Harry alzò gli occhi esitante, Piton annuì in silenzio. Con un sentimento di disperato abbandono, come se così potesse placare il dolore che lo torturava, Harry vi si immerse.

Cadde lungo disteso nella luce del sole, su un suolo tiepido. Quando si mise in piedi, scoprì che si trovava in un parco giochi quasi deserto. Un'enorme ciminiera dominava l'orizzonte. Due bambine si dondolavano sulle altalene e un ragazzino magro le osservava da dietro un gruppo di cespugli.
Aveva i capelli neri troppo lunghi e abiti così male assortiti che sembrava fatto di proposito: jeans troppo corti, un cappotto logoro e troppo grande che avrebbe potuto appartenere a un adulto, una strana camicia simile a un grembiule.
Harry si avvicinò al ragazzo. Piton non doveva avere più di nove o dieci anni, pallido, piccolo e nervoso. Sul suo volto magro si leggeva chiaramente il desiderio con cui guardava la più piccola delle due bambine dondolare sempre più in alto, molto di più della sorella.
«Lily, non farlo!» strillò la maggiore.
Ma la bambina, arrivata nel punto più alto dell'arco, si lanciò a volo, quasi letteralmente a volo, si gettò verso il cielo con uno scoppio di risate e, invece di precipitare sull'asfalto del parco giochi, si librò nell'aria come una trapezista e vi indugiò troppo a lungo, e atterrò con troppa leggerezza.
«La mamma ti ha detto di non farlo!»
Petunia fermò l'altalena piantando i talloni dei sandali a terra con uno scricchiolio, poi balzò in piedi, le mani sui fianchi.
«La mamma ha detto che non puoi, Lily!»
«Ma non mi sono fatta niente» ribatté Lily, che ancora rideva. «Tunia, guarda. Guarda cosa so fare.»
Petunia si guardò intorno. Il parco giochi era deserto a parte loro e, anche se le bambine non lo sapevano, Piton. Lily raccolse un fiore caduto dal cespuglio dietro il quale era nascosto Piton. Petunia si avvicinò, dibattuta tra la curiosità e la disapprovazione. Lily aspettò che la sorella guardasse bene, poi tese la mano aperta. Il fiore apriva e chiudeva i petali come una bizzarra ostrica con molte valve.
«Smettila!» strillò Petunia.
«Mica ti fa del male» obiettò Lily, ma poi chiuse la mano sul bocciolo e lo gettò di nuovo a terra.
«Non è giusto» protestò Petunia, ma il suo sguardo aveva seguito la caduta del fiore a terra e vi indugiava.

Byron White IL PIÙ FEDELE [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now