Lele Capitolo 1 Parte 2

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La scuola è finita già da tempo, ed io sono ancora qui a Roma. 
Le giornate passano lente e tutte uguali, mi sveglio in questa casa fredda e silenziosa. 
Odio con tutto il cuore essere qui.
Questa mattina però sembra esserci qualcosa di diverso in casa, in fondo al corridoio sento i miei genitori parlare, guardo l'ora sono le 08:30 di solito a quest'ora sono già al lavoro. 
Scendo dal letto e vado in cucina, li vedo seduti al tavolo mentre bevono il caffè e sono al computer. 
«Buongiorno, che ci fate a casa?» chiedo molto sorpreso.
«Buongiorno anche a te. Oggi è una giornata speciale, aspettavamo che ti svegliavi per darti una notizia.» risponde mia madre molto felice. 
«Fai colazione, dopo parleremo.» dice mio padre non alzando la testa dal portatile.
Mi preparo la colazione, latte con un po' di caffè e dei biscotti al cioccolato, mi siedo e inizio a mangiare. 
Non ricordo quando è stata l'ultima volta che siamo stati seduti a tavola tutti insieme di mattina presto, senza una scena surreale, non dico che mi mancava ma mi da una sensazione stranissima con un pizzico di felicità. Forse per la prima volta in questi anni sembriamo una vera famiglia.

Finito di far colazione loro chiudono il loro computer e mi guardano, la prima a parlare è mia madre.
«So che questi anni sono stati difficili per te, doverti trasferire, vivere in una nuova città e trovarti dei nuovi amici, ma come ben sai il nostro è un lavoro importante e non potevamo farne a meno. Adesso però il lavoro che dovevamo fare qui è finito. Se per te va bene, noi avremmo deciso di ritornare alla nostra vecchia casa.»
La guardo con la bocca aperta, non riesco a dire nulla, mille pensieri mi affollano la testa, vorrei incazzarmi e dirle che quando hanno deciso di trasferirsi qui non mi hanno chiesto se andava bene ed ora che potremmo tornare finalmente a casa, alla mia vera casa, mi chiedono se va bene. Vorrei poterle dirle che ovviamente mi va bene, così tante volte ho sognato questo giorno che sarei pronto a fare le valigie ora e ci metterei solamente cinque minuti per essere pronto.
«Figliolo, non essere arrabbiato con noi, se non vuoi partire possiamo restare qui.» mi parla mio padre distogliendomi dai mie pensieri.
«No, assolutamente no. Io non voglio rimanere più qui. Mi va benissimo ritornare a casa mia, anzi avrei sempre voluto tornarci.» dico tutto d'un fiato.
Detto questo i miei genitori hanno iniziato a dirmi che inizieremo i preparativi per il trasferimento, ma ci vorrà qualche mese per questioni lavorative e perché la nostra vecchia casa è stata chiusa per più di 3 anni, e quindi c'è bisogno di tempo per le pulizie e rimettere tutto com'era. Ovviamente chiameranno una ditta e nel mentre io devo organizzarmi per la scuola, hanno affidato a me il compito di trovarne una adatta che sia simile a quella che seguivo qui. 


A metà del quarto anno delle superiori mi sono trasferito nella mia città natale, Bari, la mia cara e amata Bari, e mi sono iscritto all'Istituto Tecnico Economico, Giulio Cesare.
Il primo giorno, ricordo che avevo un po' d'ansia all'idea di ritrovarmi in una classe nuova, ma ero molto felice perché avrei comunque fatto il tragitto casa-scuola con i miei due migliori amici.
Come oggi, per esempio. Luca non è ancora arrivato ma Nino è già pronto a spararne una delle sue.
Viene verso di me e mi dice:
«Buongiorno Lele, amico mio, non sai cosa mi è successo ieri.» inizia a dirmi.
«Cosa ti è successo?» chiedo facendo finta di essere curioso ed interessato.
«Ti ricordi Carla? La nostra compagna delle medie, di cui ero innamorato?»
Ovvio che me la ricordo, ogni pomeriggio stavamo ore a parlare di lei, non la smetteva di raccontarci di come la trovava bella, simpatica e di come voleva avvicinarsi a lei ma ogni suo tentativo era vano. Lei preferiva i ragazzi più seri e Nino era un completo idiota all'epoca, non che ora non lo sia.
«Vagamente. Ma ricordo che ti piaceva.» gli dico sul vago, voglio capire dove vuole andare a parare.
«Beh, non puoi capire, quando l'ho vista mi è sembrata una gran figa. Volevo andare da lei per salutarla, ma lei mi vede per prima... » fa una piccola pausa e continua «Mi guarda, e nota che la sto fissando, viene verso di me....», fa un lungo respiro e sputa il resto, «Senza darmi il tempo di ricordarle chi sono, mi mette la lingua in bocca.» dice tutto fiero e spavaldo.
«E dopo cos'è successo?» stento a trattenere una risata.
«Dopo? Mi lascia il suo numero e se ne và.»
Tutto gasato si tocca i suoi capelli corvini, costantemente arruffati e disordinati.
Gli scoppio a ridere in faccia.
«Ma non farmi ridere, come posso crederti?»
Luca arriva in quel momento e vedendomi ridere esclama: «Nino non dirmi che hai raccontato una delle tue!»
«Ma tu devi sempre rovinarmi tutto?» controbatte sbuffando «Sei proprio un guastafeste.»

Quando arriviamo a scuola, sono un po' nervoso.
«Tu vai in segreteria e fatti indicare da loro la classe.» dice Nino.
«Certo che siete proprio stronzi, non mi accompagnate nemmeno.»
«Dai, nella nuova classe ti farai tanti amici» mi incoraggia Luca.
«O rimarrai da solo» scherza Nino.
«Nino, ora ti uccido.» mentre lo dico, gli mostro il pugno.
«Dai, dai scherzo» indietreggia alzando le mani in segno di resa.
«Sarei voluto stare in classe con voi» dico ad un tratto con tristezza, rivangando il passato.
«Anche noi, ma questo purtroppo non è possibile, tu sei nella A e noi nella C.»
«Possiamo sempre chiedere se mi spostano di classe.» dico speranzoso.
«Non penso sia possibile, fatti coraggio e vedrai che andrà tutto bene.» dice Luca appoggiando una mano sulla mia spalla.
«Per voi è facile, non vi siete trasferiti per 3 anni a Roma con i vostri genitori e non dovete incominciare l'anno in una scuola nuova dove tutti già si conoscono.» dico con amarezza.
«Non è neanche colpa nostra. Ti troverai bene, fidati di me.» cerca di tranquillizzarmi Luca. «Noi saremo sempre qui. Vedrai.»
Luca velocemente mi indica la segreteria e se ne vanno correndo come pazzi verso la loro classe, io con calma mi dirigo dove mi ha indicato.

Una volta consegnata la mia vecchia pagella e qualche altra scartoffia, mi avvio in classe.
Non mi sembra ancora vero che sono qui in questa scuola. Per quanto ho sognato questo giorno, la paura che provo nel ritrovarmi in una classe tutta nuova viene messa in secondo piano. Quando sono davanti alla porta, faccio un grosso respiro ed entro.
Il prof ancora non c'è. Mi soffermo a guardare le facce dei miei nuovi compagni, le ragazze sono carine e i ragazzi mi sembrano fin troppo tranquilli. Sia i ragazzi, che le ragazze sono sparsi per piccoli gruppetti, era ovvio, in questi 3 anni si sono conosciuti e hanno solidificato i rapporti di amicizia. Guardo in fondo alla classe, con la speranza di trovare qualcuno con cui fare due risate, è risaputo che i ragazzi più casinisti si siedono lì... e li vedo.
I più arroganti, stupidi e casinisti ragazzi che ci potevano essere.
Mi precipito verso di loro e urlo: «Voi, brutti bastardi!»
Scoppiano a ridere.
«Dai, volevamo farti una sorpresa, che gusto ci stava a sapere che eravamo in classe assieme dall'inizio.»
«E poi ci saremo persi la tua faccia spaventata.» scherza Luca.
Continuano a ridere di me, ma quando si accorgono che io non rido, diventano di colpo seri.
«Voi, siete proprio stronzi.»
«Dai Lele, volevamo solo scherzare.» prova a difendersi Luca.
«Ora vi sistemo io.»
Mi avvicino e li prendo per le braccia mettendoli al muro così che non possono scappare. Li prendo a pugni, ma senza esagerare troppo, alla fine non voglio fargli male.
Quando mi accorgo che ridono, rido con loro e li abbraccio.
Dietro di me sento un vociare rumoroso, mi giro e mi accorgo solo ora che tutta la classe sta ridendo con noi.
Un ragazzo si avvicina e chiede:
«Hei Nino, è lui il famoso amico di cui ci avete parlato tanto?»
«Si è lui, Mirco»
«Quindi è vero che ti sei trasferito da Roma?»
«Si, è vero. Ci sono stato per 3 anni per colpa dei miei genitori»
«Mi dispiace, ma comunque Roma è una bella città, hai visitato qualcosa?» chiede una ragazza dai lunghi capelli biondi.
«Essendo la capitale d'Italia ha una storia artistica, architettonica e culturale che ha condizionato tutto il mondo, sono un esempio il Colosseo, il Foro e il Pantheon. E io, ovviamente, li ho visitati tutti.» dico atteggiandomi un po'.
«Fighissimo! » dice con entusiasmo.
«Ti sei fatto degli amici?» chiede Mirco curioso.
«Ho conosciuto tante persone, mi sono trovato dei buoni amici anche se nessuno era come loro due» e guardo i miei amici, «Erano compagni di uscite e niente più.»
«Tutti seduti» è arrivato il prof.
«Raccontaci di più dopo.» dice la ragazza bionda mentre va al suo posto, devo ricordarmi di chiederle il nome.
«Amico, ti abbiamo tenuto il posto, avanti siediti.»
«Io vicino al muro, così posso appoggiare la schiena, e stare più comodo.»
«Ma nooo» esclama Nino.
«Si, per lo scherzo che mi avete fatto, è il minimo.»

In un mare di stelleWhere stories live. Discover now