Lele Capitolo 3 Parte 3

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Stiamo camminando senza fretta, sono le 3 di notte e per strada non c'è nessuno oltre noi.
Da quando abbiamo lasciato le amiche di Luna, lei è sulle sue. Non ha ancora detto nulla o forse sta aspettando che le dica io qualcosa.
Forse sono stata troppo avventato a correrle dietro, forse aveva bisogno di stare con le sue amiche per parlare di quello che è successo, forse è stata troppo gentile e non ha voluto mandarmi via perché l'ho aiutata. O forse mi sto facendo troppi problemi e dovrei iniziare a parlare.
Decido di chiederle delle sue amiche e io le ho parlato dei miei amici.
Le racconto  dei miei 3 anni a Roma, e di come i miei hanno ostacolato ogni mio desiderio di rimanere a casa anche da solo.
«Mi dispiace.» mi dice rattristata.
«Non preoccuparti, ora sono qui.» le dico.
Ed è vero, ora sono qui, sono qui per lei, per me e tutti quelli che amo, ma soprattutto ora sono qui con lei.
«Anch'io ho una brutta situazione a casa, i miei sono divorziati. Mio padre è chissà dove, e mia madre mi odia.» dice lei.
«Tuo padre non lo vedi mai?» le chiedo curioso.
«Quando ero piccola veniva a trovarmi, poi ha smesso.» dice triste, «Troppi impegni diceva. Ora sono anni che non lo vedo.»
«Mi dispiace.» le dico sincero.
«No tranquillo, ora non ne sento più la mancanza, anzi.», sospira, «Lo odio, mi ha lasciata da sola con mia madre, senza curarsi di come potessi sentirmi.»
«È dura. Ma secondo me, lui infondo ti vuole bene.»
«Se me ne voleva, avrebbe fatto almeno una chiamata.» dice arrabbiata.
«E tua madre, perché dici che ti odia?» chiedo, cambiamo discorso su suo padre.
«Non lo so. Non andiamo mai d'accordo. Si litiga sempre.» risponde Luna.
«Con i genitori è normale litigare.» le dico.
«Si, ma lei rinfaccia di avere una vita di merda, per colpa mia. E questo, i genitori non dovrebbero farlo.» dice triste.
«Lo so, magari avrà i suoi motivi.» cerco di dirle, ma mi dispiace per lei.
Immagino come debba sentirsi sola, un po come me, entrambi non possiamo fare affidamento suoi nostri genitori. Posso capirla, ma penso che deve essere anche una ragazza forte, per sopportare ogni giorno una madre che le rinfaccia della sua vita.
«Siamo quasi arrivati, casa mia è li.» dice indicando una casa.
«Mi ha fatto piacere accompagnarti fin qui.» le dico sincero.
«Anche a me.» dice arrossendo.
Nessuno dei due accenna a dire nulla. Lei guarda verso casa sua e poi guarda il telefono. Sicuramente sta pensando a come è tardi, già prima aveva accennato a qualcosa sul fatto che doveva già essere a casa.
«Ti va se ci scambiamo i numeri di telefono?», le dico, «Per sentirci ogni tanto, se ti va.»
«Certo, va bene.»
Prendo il telefono e ci scambiamo il numero.
«Ti va di farmi compagnia altri 5 minuti?» mi chiede.
«Certo non è un problema per me.» le rispondo sorridendole.
Ci sediamo su una panchina poco distante dalla casa e lei inizia a rigirare il telefono in mezzo alle mani.
«Ho un po' paura di tornare a casa, mia madre sarà molto arrabbiata. Non le piace quando faccio tardi.» dice tremando un po'.
«Se ti va posso entrare con te e posso provare a tranquillizzarla.» provo a dirle.
«No, ma grazie. Si arrabbierebbe molto di più, odia dover incontrare qualcuno all'improvviso. Non fa entrare neanche le mie amiche.» dice triste.
«Capisco. Mi spiace.» dico sincero, vorrei poterla aiutare ma non saprei come.
«Sai, stavo pensando una cosa, la prima volta che ci siamo incontrati mi hai aiutata con la macchinetta e oggi mi hai di nuovo aiutata, è il tuo lavoro salvare le ragazze?» chiede ridendo.
«No, ma che dici, forse un pochino.» rido con lei.
Effettivamente, questa non è la prima volta che salvo qualcuno, ma ora non voglio pensarci.
Per fortuna lei mi distrae da questi pensieri.
«Grazie per oggi. Mi hai davvero aiutata.» dice toccandosi una ciocca di capelli.
«Non è stato nulla di che. Volevo farlo.»
«Sei gentile.», mi dice sorridendo, «Ora vado, a presto.»
«Buonanotte Luna.»
«Notte Lele.»
La saluto e la guardo entrare in casa, con la speranza di rivederla.
Adesso ho il suo numero e so molte più cose su di lei. Si può scoprire molto su una persona parlandone, ma anche lo sguardo e il movimento del corpo può farci capire molto su com'è una persona.
Quando l'ho incontrata la prima volta ho pensato fosse una persona solare e spensierata invece ha tanti problemi e grattacapi da dover gestire, deve essere dura non essere accettata dalla propria madre e non avere più contatti con suo padre.
Che razza di genitori ha questa ragazza?
Ora più che mai sento il bisogno di volerla proteggere.
Faccio questi pensieri mentre chiamo il numero del taxi per farmi accompagnare a casa.
Spero arrivi presto, da quando sono corso da Luna ho la sensazione di essere osservato, ma guardandomi intorno non vedo nessuno. Sono solo per strada.

In un mare di stelleDonde viven las historias. Descúbrelo ahora