Capitolo quattro: lo sbarco

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Il ventunesimo giorno avvistamo i primi uccelli marini e poche ore dopo vedemmo la terra ferma, era come programmato da re Harald, la Northumbria e più precisamente la cittadina marinaresca chiamata Tyne e governata dal conte Tristram per conto di re Eanred, un uomo di cui si parlava un gran bene in Inghilterra in quanto aveva ridato forza e valore al popolo tramite le sue innovazioni nel campo economico e militare, una di queste fu proprio l'innalzamento delle mura anche lungo la costa di Tyne.

Sbarcammo a due giorni di distanza da Tyne e ovviamente la nostra presenza non passò inosservata, ci insediammo senza problemi in un campo per decidere definitivamente la strategia da adattare per conquistare la città. Dopo una lunga conversazione nella tenda di re Harald, tra lui e tutti gli jarl di Norvegia si decise di inviare un messaggero per un parlè tra Harald e il conte Tristram, dopo quattro giorni il messaggero tornò e informò re Harald che il parlè sarebbe dovuto avvenire nell'insediamento vichingo, quest'ultimo accettò la proposta. Io rimanevo sempre al fianco di Arvid che nonostante l'arrivo in Inghilterra continuava ad addestrarmi e che sembrava davvero come se si stesse già preparando per raggiungere il Valhalla e sedere con gli dei in attesa del Ragnarock, pregava ogni sera a Odino sacrificando piccoli animali e incitando preghiere sempre più antiche e sacre.

Due giorni dopo le nostre spie avvistarono il conte accompagnato da circa venti soldati e quindi re Harald si preparò all'incontro, era una giornata molto calda e sembrava che dopo l'avviso delle spie fosse calata l'oscurità all'interno del nostro campo, tutti sembravano sempre più preouccupati e io non ne capivo il motivo, c'è da precisare che il campo in cui ci trovavamo era interamente circondato da una foresta che veniva constantemente osservatada tutti mentre aspettavamo il conte; Tristram arrivò al campo dopo circa due ore dall'avvistamento e si presentò facendo sventolare la bandiera bianca, re Harald fece radunare tutti gli uomini dietro di sè e successivamente sventolò anche lui bandiera bianca per eseguire definitivamente il parlè, io ero molto dietro e mi era difficile ascoltare ciò che dicevano e perciò rivolsi parola ad Arvid chiedendo se riuscisse a sentire, lui mi ignorò e mi disse solo una parola: "preparati", alla fine capii il motivo delle varie preouccupazioni che era ill fatto che molto probabilmente gli inglesi ci avrebbero teso un'imboscata, dopo circa venti minuti dall'arrivo del conte iniziammo a vedere soldati inglesi che uscivano da ogni parte della foresta, Arvid aveva ragione.

Il diario di Aren JensenWhere stories live. Discover now