3- I canarini della Duchessa

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La sala della palestra alle otto e trenta del mattino era quasi deserta;
era la prima volta che Leopoldo andava ad allenarsi così presto. Il maestro di scherma, quando l'aveva visto arrivare, aveva alzato un folto sopracciglio, sospettoso per quella novità.

" Cosa c'è Della Corgna, il tuo San Valentino è andato così male, che mi hai dovuto buttare giù dal letto all'alba per smaltire la delusione? " La voce intrisa di ironia di Roberto De' Robertis rimbombò nello stanzone.
Bastardo! Lo detestava fin da quando erano bambini; ma le loro madri si erano messe in testa di farne migliori amici. L'antipatia reciproca, non le aveva fatte desistere dalla missione. Di conseguenza loro erano diventati migliori nemici. 

" Bobo, sempre a ficcare quel tuo ingombrante naso in faccende che non ti riguardano. ", ribattè. Quel giorno non aveva voglia di discutere, ma solo di allenarsi in vista di una gara imminente; soprattutto, non voleva pensare ad una certa ragazza con cui aveva trascorso uno strano San Valentino e che lo aveva stregato, né a quella arpia di sua madre e della sua fidanzata.

Cominciò a riscaldare un po' tutta la muscolatura, partendo dalle gambe, una serie di affondi, pedane di passi avanti e indietro a varia velocità, in posizione di guardia ben piegato sulle gambe, scatti avanti e indietro, allungamenti della muscolatura della coscia.
Era in gran forma, pensò. Quella mattina si era svegliato pieno di energia. Aveva scansato Goffredo, il maggiordomo, che lo aveva guardato allibito uscire di casa così presto e senza dargli modo di riferirgli per intero il messaggio, che sua madre aveva lasciato per lui la sera precedente.

Quando aveva messo in moto l'auto, il primo impulso era stato di dirigersi verso un certo quartiere popolare, piombare in casa di Zola e convincerla a fare colazione con lui, magari in un bel posto in riva al mare. Era sicuro che a lei piacesse il mare, anche se non aveva avuto modo di chiederglielo. E se non gli fosse piaciuto il mare, l'avrebbe portata dovunque lei volesse andare, perché l'importante era trascorrere del tempo con lei e conoscerla meglio. Se poi avesse avuto anche la possibilità di scegliere lui cosa mangiare, sarebbe stato a cavallo. Aveva bisogno di fare passare un po' di tempo, prima di avventurarsi di nuovo con il cibo speziato, che a lei piaceva tanto. All'inizio era stata dura mandare giù con disinvoltura quella roba, ma lo sguardo sospettoso di lei, che si era premurata di chiedergli un paio di volte se tutto andasse bene, lo aveva incoraggiato a fare finta che gli piacesse.

Non voleva deluderla in nessun modo, gli piaceva stare con lei e non di certo solo perché attualmente la situazione con sua madre e Adela fosse spinosa, situazione che lui prima o poi doveva risolvere comunque.
Lui con Zola ci stava d'incanto, anche al di là dell'innegabile attrazione fisica che provava. Vabbè, se magari oltre a parlare, avesse potuto toccarla o baciarla e conoscerla anche biblicamente, avrebbe toccato il cielo con un dito.

Purtroppo, dopo mezzanotte, Zola lo aveva messo alla porta, come una cenerentola qualsiasi, anche se si era offerta di accompagnarlo. Lui allora aveva dovuto confessare che la sua auto era parcheggiata proprio lì vicino casa sua.
Lei lo aveva guardato in modo strano, poi aveva insistito per accompagnarlo lo stesso.

Quando aveva aperto lo sportello e prima di sedersi alla guida si era girato verso di lei per salutarla e respirare ancora una volta quel suo odore inebriante. Si era avvicinato pericolosamente e stava per baciarla, quando aveva notato che i suoi occhi stavano guardando con sospetto cosa c'era sui sedili posteriori. L'aveva quindi salutata bruscamente, troppo impegnato a distogliere la sua attenzione dall'oggetto del reato, che si trovava lì.
Gli era parso per un attimo che lei fosse rimasta male per quel commiato così frettoloso, ma non poteva fare altrimenti, perché se lei avesse visto, avrebbe capito che lui non era capitato per caso da quelle parti. Avrebbe dovuto confessare che, dopo essersi recato alla Galleria d'Albi e aver acquistato uno dei suoi quadri, quello che aveva disprezzato, era riuscito, grazie al suo fascino, a farsi dare dalla gallerista l'indirizzo di casa sua.
Era forse stato inopportuno e lei avrebbe potuto pensare male e scambiarlo per uno stalker qualsiasi. La verità era che, dal loro primo incontro/scontro, non era riuscito a togliersela dalla testa.

Antologia: opposti innamoratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora