Giusto... lo zucchero! sorrise, ricordando come a lei piacesse bere quella miscela scura.

Alice, non vedendo tornare il suo amante, venne assalita da mille dubbi.

Forse non dovrei aspettarlo... magari lui è di là in attesa che io mi decida a levare le tende si convinse, dopo una decina di minuti d'attesa. Allora, con la testa confusa, a lenti passi (per evitare di cadere a terra) si diresse verso il bagno interno alla stanza.

Per lui sono stata solo una scopata... E come dargli torto... Ho aperto le gambe, praticamente subito! Cretina! si rimproverò entrando sotto la doccia.

Di sicuro penserà sia "una facile" la paura di essere giudicata male, la fece sentire sporca.

Io, però... non la do a chiunque... singhiozzò, lasciando che le lacrime si mescolassero coll'acqua.

Quelli e mille altri pensieri, cancellarono ogni sorriso dalle sue labbra.

Devo sbrigarmi a uscire da questa casa si ripetette uscendo dal bagno e completamente nuda (Tanto Bryan, non si farà vedere ammise rassegnata) cominciò a recuperare biancheria e abiti da sopra al pavimento. Stava finendo di agganciare il reggiseno, quando la porta alle sue spalle si spalancò.

Quella spettacolare visione tolse il fiato all'imprenditore, il quale liberandosi del vassoio, la raggiunse in poche falcate.

«Sei bellissima!» le sussurrò in un orecchio, e sfiorandole con la punta del naso la pelle ancora umida le baciò il collo. Quindi, la fece roteare su se stessa e poiché in altezza la superava di una ventina di centimetri buoni buoni, le sollevò il mento con un paio di dita. Trovandola inaspettatamente in lacrime, venne assalito da enormi sensi di colpa.

«Piangi!» mormorò avvertendo una fitta al cuore e afferrandole il volto fra le mani, asciugò le sue lacrime con i pollici.

Ti sei pentita! fu il suo primo pensiero.

«Scusa, cre...credevo tu vo...volessi sbarazzarti di me!» farfugliò Alice, affondando il volto nel cotone della maglietta da lui indossata. Avvolta dalle possenti braccia dell'amante, che prontamente le cinsero la schiena, si sentì tremendamemte stupida.

«Ehi piccola! Guardami!» sussurrò Bryan, allontanandola dal proprio petto, il tanto necessario, affinché potessero guardarsi.

«Tu sei il mio regalo di compleanno più bello! Mi dispiace per te, ma... non ti libererai del sottoscritto tanto facilmente» confessò con un filo di voce. Mentre parlava il suo cuore batteva talmente forte da fargli male.

Evidentemente c'era una ragione se da alcuni giorni finivano sempre coll'imbattersi l'uno nell'altra. Alice aveva risvegliato emozioni e sentimenti da tempo sopiti in lui.
Si sentiva peggio di un adolescente alla prima cotta.
Quella moretta dalle curve mozzafiato non gli bastava mai, così approfittando del giorno di festa la prese in braccio e la adagio nuovamente sopra al letto.

«È il tuo compleanno!» ripetette la maestra, sorpresa dall'inaspettata rivelazione.

«Ieri, sabato 14 Febbraio ho compiuto trentasette anni... ma non amo i festeggiamenti» mormorò storcendo la bocca, e scoppiando a ridere aggiunse: «Persino Terence è scappato pur di non festeggiare».

«Dai...» lo rimbeccò lei, scompigliandogli i capelli.

«Auguri» sussurrò sulle sue labbra prima di baciarlo, poi ancora ansimante si sfilò da sotto al corpo dell'uomo e corse fuori dalla stanza.

«E ora, dove vai?» protestò l'imprenditore, che stendendosi su un fianco col gomito puntato sopra al materasso e il braccio piegato all'incirca a 45 °, poggiò la testa sul palmo della mano in attesa del suo ritorno.

Le note di "Happy Birthday" riecheggianti nell'aria, accompagnarono i passi della donna, la quale vedendo il vassoio lo avvicinò, posandolo sul comodino assieme al cellulare, mentre lei si sedeva sul letto. Zuccherato un caffè per sé e porto l'altro a lui, con innata sensualità ne gustò il contenuto, dopodiché senza alcuna malizia affondò un dito nella crema e se lo portò alle labbra.

«Così, mi farai morire!» ridacchiò Bryan lasciandosi ricadere sulle coperte.

Alice, allora lo invitò a tirarsi su, allungare una mano e a chiudere gli occhi.

«Quante richieste!» protestò ironicamente.

«Zitto e collabora!» lo rimbeccò lei, con fare da maestrina.

Dio... quanto sei bello! pensò rimanendo imbambolata, alcuni secondi a guardarlo.

«Aliii» la esortò, impaziente.

«Quanta fretta» sbuffò la donna, depositando fra le mani di quel pezzo di marcantonio un piccolo sacchettino in velluto, verde bottiglia.

«Ieri mattina, dopo essere uscita dal tuo ufficio, ho cominciato a girovagare per la città. Camminavo immersa nei miei pensieri, quando mi sono trovata davanti a una vetrina...» a quel punto il suo amante riaprì gli occhi e il blu delle sue iridi le tolse il respiro.

«Non posso, accettarlo» rispose l'editore commosso da tale gesto.

«Lo so... non l'ho comprato per te» mormorò imbarazzata, intrappolando il labbro inferiore fra i denti. Difronte a tanta titubanza iniziò a dubitare della bontà della sua idea.

«Se non ti piace, me lo riprendo» bisbigliò, sorridendo timidamente.

«Ci mancherebbe... Solo, non mi sembra giusto, tu rinunci ad una cosa che ti piace per darla a me. Tutto qui...» rispose, avvicinandosi a lei per baciarla.

«Quando l'ho visto mi è sembrato un segno del destino e poiché tu stai per trasformare in realtà il mio sogno, dandolo a te è come se chiudessi un cerchio» confessò ancora ansimante.

«Alice... diamoci una possibiltà. Io voglio viverti» confessò, con un filo di voce, facendo intrecciare le dita delle loro mani.

All'udire ciò, il cuore della donna sembrò fermarsi: non poteva credere alle proprie orecchie.

«Si» un suono appena percepibile uscì dalla bocca della maestra, accompegnando il movimento del suo capo.

Un bacio mozzafiato suggellò la loro promessa.

Antologia: opposti innamoratiWhere stories live. Discover now