Capitolo XIII

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«Ma tu si overamente na scem. Ma tu o saje c sfacimma e paur agg avut ij quann song turnat a villa e tu nun c stev? C cazz t pass pa cap, scem e merd?»
Con queste parole Ciro aveva scatenato la guerra con Melissa.

«Ma comm sfacimm t permiett e me parlà accussì?» aveva urlato lei tirandogli uno schiaffo dopo aver abbandonato sul tavolo le carte che era intenta ad analizzare ed essersi posizionata di fronte a lui.
Non era tardato ad arrivare uno schiaffo in risposta.
«Tu m'he a ricr tutt chell c faje, tutt chell c piens e fare, o vuò capì?» le aveva gridato allontanandosi da lei e dandole le spalle mentre si passava una mano sul volto, accecato dalla rabbia.
«Tu sij cosa mij, sultant mij, arricuordatill sempr» aveva poi aggiunto in tono fermo e feroce, voltandosi nuovamente a guardarla negli occhi.
«Ij nun apparteng a nisciun, sul a me stess. Si tu piens ca me può trattà comm a na bambola, ca me può possedere, sij propr nu scem, a cap toja nun c'a fa propr a capì e cos» aveva replicato lei con un sorriso di sfida, sostenendo lo sguardo tagliente che lui le aveva rivolto e avvicinandosi a lui, per poi aggiungere: «Nun m chiur nta na gabbia, t l'agg già ritt, e tu l'he a capì»
Queste parole erano state accompagnate da un nuovo schiaffo.
«Tu sij già a mij, e l'he a capì» aveva replicato lui in tono provocatorio utilizzando le sue stesse parole, afferrandole il polso e stringendolo nella sua mano.
Lei si era prontamente ritratta, facendo scivolare via il proprio polso dalla stretta di lui e allontanandosi.
«Tu he a capì pur ca m'he a purtà rispett» aveva aggiunto lui alzando la voce, senza smettere di guardarla negli occhi.

«Chest è o rispett ca t'ammiert» gli aveva urlato contro lei, afferrando uno dei bicchieri sul tavolo degli alcolici e lanciandoglielo contro, causandogli in tal modo una ferita sul braccio.
Lui l'aveva osservata con sguardo interdetto, portandosi la mano sul braccio ferito, poi, dopo aver spostato lo sguardo sulla mano insanguinata, aveva digrignato i denti e l'aveva guardata con occhi truci, limitandosi a dirle con aggressività: «Zoccl.»
Il bicchiere sul tavolo che lei stessa aveva utilizzato poco prima le era poi arrivato contro, ferendola sul lato della coscia scoperta.
«Zoccl a me? Zoccl c sarai tu e chell zompaperet bionda c'haje purtat ca. T piens c me l'agg scurdat?» aveva replicato lei urlando, per poi tirargli contro una bottiglia di amaro quasi finita.
«Me l'avev e chiavà a chill ca c pruvav cu me chella sera c song venut a te mbriaca, così stavamo pari» aveva poi aggiunto esaminando la ferita sulla sua coscia e sporcandosi così la mano di sangue.
Un vaso si era infranto sul muro proprio accanto a lei.
«Chiavt a chi vuò, accussì pue accir prima a te e pue a iss» le aveva detto lui dopo averglielo lanciato contro.

La conversazione era stata interrotta dagli insistenti colpi alla porta.

«Carabinieri, aprite» aveva detto una voce al di là della porta, mentre i colpi su di essa continuavano.
Ciro e Melissa erano rimasti pietrificati, fino a quando lei non si era mossa per raggiungerlo e gli aveva afferrato la mano.
Si erano guardati negli occhi, scambiandosi un sguardo d'intesa, poi lei gli aveva passato una felpa da indossare per coprire la ferita sul braccio e lui aveva tirato giù il più possibile la gonna di lei, andando a coprire parzialmente la ferita sulla coscia.
«Vai a lavarti le mani» aveva detto Melissa rivolgendosi a Ciro mentre legava una felpa poco sotto la propria vita, facendo si che questa, ricadendo su di lei, andasse a coprirle la ferita sul lato esterno della coscia; poi anche lei era andata a lavarsi le mani.

«Aprite o siamo costretti a sfondare la porta» aveva ripreso la voce dall'altro lato mentre i colpi continuava incessantemente.
«Datevi tempo e nun scassat o cazz» aveva urlato Melissa in risposta, mentre lei e Ciro tentavano di nascondere i cocci sparsi per la stanza.
«Eravamo a fare una perquisizione nell'appartamento al piano di sopra e abbiamo sentito urla e rumori provenire da qui, perciò siamo venuti a controllare cosa sta succedendo in questa casa» aveva spiegato uno degli uomini in divisa quando, pochi secondi dopo, Ciro e Melissa avevano aperto la porta posizionandosi davanti all'uscio in modo da ostruire il passaggio a coloro che si trovavano dall'altro lato.
«Nun succede nent, ve ne potiti jì. Arrivederci» aveva scontrosamente replicato Melissa tentando di chiudere la porta, la quale era però stata bloccata dal piede di uno dei carabinieri, che aveva detto: «Non sembrava che non stesse succedendo niente poco fa signorì»
«Ma è possibl ca uno nun se può fà i cazzi suoje a casa soja?» aveva chiesto Ciro, con un tono che lasciava trasparire quanto quella visita indesiderata lo stesse infastidendo.
«No, se in casa sua si verificano atti di violenza domestica» aveva replicato con aria di sfida uno degli uomini in divisa.
«At scassat o cazz, mo nun ne putimm manc appiccicà in santa pace ch'è "violenza domestica", ma vaffammoc» aveva detto Melissa, visibilmente alterata.

«Fateci entrare» aveva detto imperterrito uno dei carabinieri, quasi ignorando quanto detto dalla ragazza.
Melissa, notando il suo stato d'animo, aveva impedito a Ciro di replicare e, con un sorriso sarcastico, aveva loro risposto dicendo: «Si voliti trasì aspettate qua, ca prima chiamamm un avvocato e o proprietario e casa, il signor Ricci, e capiamo come procedere. Ma poi, perché dovremmo farlo? Volete entrare in casa perché stavamo litigando? Chest è violazione di domicilio. Fatemi sapere se vi danno un mandato per entrare in casa perché stavamo litigando e poi ne riparliamo. Arrivederci.»
«Lievatev e annanz o cazz, ja» aveva concluso Ciro, sbattendo loro la porta in faccia.

I carabinieri, a quel punto, non avevano potuto far altro che desistere dal loro intento.

Dopo che la porta era stata chiusa da Ciro, Melissa si era poggiata con la schiena contro di essa, tirando un sospiro di sollievo e lasciando cadere a terra la felpa legata al di sotto della sua vita, notando così che un rivolo di sangue aveva iniziato a scenderle lungo la gamba, ma la sua attenzione era stata presto distolta da ciò che stava osservando.

Ciro, posizionatosi davanti a lei, le aveva bloccato i polsi al di sopra della testa.
«Lasciami» gli aveva detto lei esitante, tentando di liberarsi dalla sua presa, priva di convinzione nelle azioni che attuava.
Lui l'aveva girata con forza di schiena, con la faccia rivolta alla porta.
«Lasciami» aveva ripetuto lei restando ferma.
Le parole di lei non corrispondevano alle sue azioni, né tantomeno alle sue volontà; ciò che voleva non era ciò che diceva di volere.
Lui le aveva alzato la gonna e le era entrato dentro, affondando in lei con colpi forti e netti, a un ritmo decisamente intenso e sfrenato, quasi violento, terminando dopo poche spinte a causa dell'eccessiva intensità.

«Sgarbato e pure insolente, chest sij Cirù» le aveva detto lei, trattenendo un mezzo sorriso.
Lui l'aveva tirata a sé, premendosi contro di lei, aveva abbandonato la testa sul suo collo, che aveva morso, e le aveva sussurrato:
«Sij a mij, ogni tuo centimetro è roba mia»

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ed ecco a voi il nuovo capitolo!
come avrete potuto notare, anche questa volta la pace è andata distrutta, forse nel modo più violento fin'ora, e il suo essere duratura era solo apparente.
il capitolo è abbastanza intenso e aspetto di conoscere il vostro parere a riguardo e di sapere che vibes che vi ha dato.
inoltre volevo chiedervi come, secondo voi, potrei dare più visibilità alla storia e farla conoscere a più persone possibili.
spero che il capitolo vi coinvolga, tanto quanto scriverlo ha coinvolto me.
buona lettura!

Comm a na pistola - Ciro RicciWhere stories live. Discover now