Capitolo XI

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«Ciao» aveva esordito Ciro incerto entrando in camera di Melissa.
Era passata una settimana da quando tutto era successo, una settimana durante la quale lui, non sapendo come comportarsi, non era andato a farle visita nella villa sul mare nella quale lei aveva deciso di trascorrere la convalescenza dopo averlo richiesto a Don Salvatore, che aveva acconsentito volentieri.

Era rimasto fermo ad un passo dalla porta, con il mazzo di rose rosse in mano, senza avanzare, in attesa che un cenno di lei gli desse il consenso di farlo.
Lei aveva posato sul letto il quaderno su cui stava disegnando e, lentamente, mente lui le andava incontro per evitare di farle compiere sforzi eccessivi, era scesa dal letto e lo aveva raggiunto.

Ritrovatisi faccia a faccia, lei, guardandolo intensamente negli occhi senza mai distogliere lo sguardo, gli aveva dato uno schiaffo, poi un altro dal lato opposto, poi ancora un altro, ma, quando lui le aveva bloccato il braccio stringendolo per il polso e lasciando così cadere le rose a terra, lei gli aveva accarezzato il viso con la mano rimasta libera, seguendo con le dita i tratti del suo volto, poi si era avvicinata a lui, facendo sfiorare le loro labbra e mischiare i loro respiri, e infine lo aveva baciato, conducendo le sue mani nel percorrere le proprie ferite e cicatrici.

Quando una delle mani di lei aveva lasciato quella di lui per spostarsi tra le sue gambe e muoversi sulla sua intimità stringendola, lui si era abbandonato con la testa sulla spalla di lei e, baciandola sul collo, le aveva detto: «Ciù ciù ci stanno papà e Pietro di là, lo sai no?»
Lei si era limitata a sorridergli per poi baciarlo nuovamente e condurlo verso la porta, che aveva chiuso a chiave, senza staccare l'altra mano del corpo di lui.

Dopo aver lasciato cadere il reggiseno a terra guardandolo negli occhi ed essere rimasta a seno nudo difronte a lui, lo aveva spinto sul letto e gli era salita sopra, lo aveva spogliato e aveva iniziato a baciarlo per tutto il corpo, fino ad arrivare tra le sue gambe e prenderglielo in bocca, causando in lui un brivido di piacere che lo aveva pervaso facendogli gettare la testa all'indietro.
«Melì...» si era limitato a dire lui con voce roca e ansimante mentre la guardava negli occhi.

Ciro l'aveva staccata da sé quando si era reso conto che non riusciva a respirare bene, che lo sforzo fisico risultava essere eccessivo per lo stato in cui lei si trovava e che stare in quella posizione le causava dolore fisico.
L'aveva presa in braccio facendo sì che le gambe di lei lo circondassero, poi l'aveva abbracciata, prestando attenzione a non stringerla eccessivamente per non farle del male, e le aveva accarezzato la schiena, soffermandosi delicatamente sul punto in cui il proiettile l'aveva bucata.
«Melì nun he a fa sforzi» le aveva sussurrato all'orecchio.
«T vogl» gli aveva sussurrato lei di rimando.
A quel punto lui le aveva sorriso, mordendosi il labbro inferiore, e l'aveva adagiata con cautela sul letto, facendola stendere, poi le aveva alzato le gambe, portandole all'altezza del proprio bacino e facendo in modo che gli avvolgessero i fianchi, e le era entrato dentro con una spinta decisa.

«Stanno indagando?» gli aveva chiesto lei mentre erano stesi a letto.
«Stanno indagando» aveva replicato lui con un sospiro.
«Sono riusciti a collegarti all'omicidio?» gli aveva domandato voltandosi a guardarlo negli occhi.
«No, non ci sono riusciti. Mi hanno interrogato e ij agg ritt ca passav sul e là, nent cchiu, e ca perciò nun m'hanno e scassà o cazz. Ce stevev vuje duje ch'e passamontagna, perciò site vuje duje chilli ca cercano. Suspettano pur e me, ma nun c stann prove ch'ij song stat nta chella casa. E chest è sul grazie a te» aveva risposto lui lasciandole un bacio in fronte.
Mentre lei si stringeva a lui, abbracciandolo, lui aveva aggiunto con un sorriso: «Pietro e papà hanno fatto cancellare le riprese delle telecamere»
«Me l'ha ritt Don Salvatore» aveva risposto lei sorridendo di rimando.
Poi era tornata seria.

«Chest è na brutta tarantella e tu nun c'avev e trasì» gli aveva detto lei dopo un momento di silenzio, quasi pensando ad alta voce.
«Nun ve volev mettr in pericolo. È ca nun c stong ca capa, esc pazz pe nient, o saje, soprattutto si se tratta e te nennè» le aveva risposto lui, arrabbiato con sé stesso e frustrato per ciò che il suo atteggiamento aveva causato.
«Tu n'avev e restà for ppe te stess. Si tu mo vaje in galera ppe trent'anni, ij e te comm c'a pigliamm Napule assiem? Te si mis in pericolo ppe nent, inutilmente. Nun o saje quant t'agg odijat ppe chest» aveva replicato la ragazza, ripensando alla sensazione provata nel vederlo fuori da quella finestra quella sera.
«M'hai odijat quant m'ami?» le aveva chiesto lui con un sorriso malinconico.
«Pur e cchiu» aveva risposto lei.
«M'haje odijat propr assaje allora» aveva replicato lui accarezzandola.

«Pietro s'è pigliat collera ccu me, ric ca è colpa mij si tu ha rischiato e murì, e ten ragion» aveva aggiunto lui.
Aveva ricevuto in risposta il silenzio, mentre lei lo stringeva più forte.
«T'e pigliat na pallottola ppe me» aveva continuato, constatandolo per la prima volta ad alta voce.
«Ij ppe te me n pigl cient, mille, e pallottole; ij ppe te m facc pur a galera» gli aveva detto lei istintivamente, guardandolo negli occhi con fermezza.
Lui stava per replicare, ma lei lo aveva interrotto: «C l'agg ritt a fratt: m facess passà e part a part e cient proiettili ppe te. Se scoprono che eri in quella casa, ij confess e m facc a galera, e sta storia se chiur. Anche pcché l'agg accis ij overamente»
«Nun ce pensà mo nennè, nun ce pensà» aveva detto lui per poi baciarla.
«In qualsiasi caso, non solo in questo, si ij m poss fa a galera ppe nun ta fa fare a te, m'a facc, e capit?» aveva continuato a insistere lei.
«Nun l'e ricr manc ppe scherz» l'aveva rimproverata lui.
«Comunque mo nun ce pensà, t l'agg ritt» aveva concluso lui.
Lei si era allora rilassata, poggiandosi con la testa sul petto di lui.

«Sij a donna cchiu donna ca esist e sij a donna ra vita mij, Melì» aveva detto Ciro tutto d'un tratto, mentre l'osservava.
A quel punto lei si era sollevata e, poggiando un braccio sul letto e reggendosi su esso, si era fermata a guardarlo negli occhi, senza trovare le parole.

«Sij a part cchiu bell de l'infiern» gli aveva detto lei, dopo averlo baciato.

Se lui era stato la parte più bella, la parte più brutta del suo inferno era stata la sua morte, la quale costituiva di per sé l'inferno più grande in cui lei potesse bruciare.

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ed ecco il primo capitolo in cui la pace tra ciro e melissa ha una durata maggiore di trenta secondi!!
ma secondo voi questa pace quanto a lungo potrà durare?
ok, ammetto che questo amore è particolarmente toxic.
il capitolo non è particolarmente avvincente, ma rappresenta un passaggio fondamentale per far ricongiungere ciro e melissa e per il loro rapporto; come al solito spero possa piacervi.
vi aspetto nei commenti.
buona lettura!

Comm a na pistola - Ciro RicciDär berättelser lever. Upptäck nu