39.Oil and Water

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"Oil and water wasn't meant to be"

In chimica l'olio, per quanto si sforzi, rimarrà sempre diviso dall'acqua.
Si può provare a mescolarla, a scuoterla, a fare finta che in realtà lo siano, ma nulla può cambiare i fatti.

L'acqua e l'olio sono destinati ad essere divisi, così come Gwen e Will.
Per quanto tentassero di restare uniti c'era sempre qualcosa che li divideva, un pensiero, una maledizione.

La mente del ragazzo era offuscata dal dolore di tutte le sue perdite e non gli permetteva di vivere tranquillamente assieme alla sua fidanzata che ne soffriva.

Durante una calda notte di fine agosto Gwen inciampò in quel pensiero e non ne uscì fuori. Rimase a riflettere per secondi, minuti, ore e quel vortice di paranoie non voleva lasciarla andare.

Continuava a chiedersi come fosse possibile che una ragazza terribile come Nightmare piacesse ancora ad un ragazzi timido e dolce come Will. Lo aveva ferito, maltrattato e tradito. Perché quindi ci pensava in ogni momento della sua giornata oscurando la povera Gwen?

Ammetteva di essere gelosa di lei, ma come biasimarla? Non è un reato pretendere che il suo ragazzo pensasse solo a lei invece che ad un'assassina senza cuore.

L'unica cosa logica che poteva fare era discuterne con lui per cercare di salvare le ultime corde della loro relazione, ma nell'ultimo periodo le era difficile contattare Will.

Non rispondeva alle chiamate e non messaggiava a nessuno a meno che non fosse una cosa davvero importante, ma nonostante gli avesse già mandato una ventina di messaggi lui non le rispondeva.

Sapeva che stava elaborando uno dei suoi tanti lutti, ma non aveva il diritto di trattarla così.

L'unica cosa che poteva fare era starsene lì, nel cuore della notte, ad abbracciare il suo cuscino mentre si immaginava un ipotetico scenario che le potesse servire un giorno quando finalmente si sarebbero potuti confrontare.

I capelli biondi le ricadevano dolcemente sulla guancia umida, quasi come a proteggere le sue lacrime amare e i suoi occhi castani vagavano per i quattro angoli della stanza pregando che qualcuno venisse a consolarla.

Ma non venne nessuno.

La porta era chiusa a chiave, le finestre sbarrate e tutto per evitare che qualche malintenzionato provasse a fare del male a lei o a suo padre.

Si rigirò per l'ennesima volta nelle coperte e, colta da un momento si pura disperazione, prese il telefono e chiamò l'unica persona che avrebbe saputo consolarla.

«Pronto?» rispose la voce assonnata di Ethan. «Sono le tre di notte, è successo qualcosa?»
«No... Sì... Insomma, non riesco a stare tranquilla»

Ci fu un momento di silenzio dove il ragazzo, pieno di compassione, avrebbe voluto abbracciare la sua amica e consolarla finché non si sarebbe riaddormentata. Ma erano lontani e lui non aveva ancora ricevuto il permesso di uscire di casa dopo essere stato dimesso.

«È per Nightmare?»
«No... è per Will»
«Dimmi tutto, ti ascolto»

Gwen sospirò tremando e tirò su col naso asciugandosi le lacrime con un fazzoletto. Aveva molto da dire e le dispiaceva disturbare il suo amico, ma se non tirava fuori tutte quelle emozioni ne sarebbe rimasta schiacciata.

A volte è meglio parlare e cercare il confronto piuttosto che tenersi tutto dentro e scoppiare in seguito arrivando poi a compiere azioni folli.

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