Sentì le mani di Gwen sfiorargli le sue e quando la guardò negli occhi il suo cuore iniziò inspiegabilmente a battere forte.

Possibile che provasse qualcosa per..? No no no, assolutamente no. Quello era letteralmente infrangere tutti i principi su cui si basava un'amicizia tra maschi. No, non avrebbe mai potuto fare una cosa simile a Will.

Ritrasse le mani e si infilò i guanti preparandosi al ritorno di Nightmare.

«Prendi Hamilton e scappa. Ci penso io a lei» disse producendo delle scintille dallo scontro dei suoi due pugni.

La sua amica gli rivolse uno sguardo colmo di gratitudine e preoccupazione e andò ad aiutare il loro compagno ferito.
Lo aiutò a rialzarsi e lo portò verso le ambulanze che avevano parcheggiato nei dintorni.

Era tutto bruciato, distrutto, caduto in rovina. Nessun eroe oltre a loro era venuto perché avevano tutti sottovalutato la presenza di una Villain giovane.
Nightmare avrà avuto anche solo sedici anni, ma aveva in pugno quasi la metà dell'impero criminale che ricopriva le strade di tutta America e non solo.

I suoi poteri andavano oltre ogni immaginazione e anche se in quel momento si stava contenendo con Hamilton lei avrebbe potuto facilmente distruggere un intero quartiere facendolo sprofondare sottoterra.

Per fortuna non erano questi i suoi piani, ma vedersi portare via la sua preda da Ethan la mandò su tutte le furie.
Come aveva osato quel dannato ingegnere a rubargli la possibilità di uccidere quella smorfiosa?

Si rialzò dolorante e fissò il suo nemico con uno sguardo talmente pieno d'odio che lo fece indietreggiare dalla paura.

Il sangue le ribolliva nelle vene, i poteri gliele inondavano come se fossero il veleno più piacevole che avesse mai provato e in un attimo si ritrovò a ridere malvagiamente.

Aveva smesso di giocare e questo significava guai per tutti quelli che le stavano in un raggio di cento metri.

Irrigidì le mani lasciando che il cemento intrappolasse Ethan e chiudendo leggermente la mano iniziò a schiacciarlo dentro la sua armatura di metallo.

Le sue grida erano musica per le sue orecchie. Ne voleva ancora e ancora e ancora. Voleva vederlo soffrire, voleva che la pregasse di fermarsi, voleva che urlasse. Aveva bisogno di nutrirsi della sua paura, dei suoi incubi, del suo dolore.

Strinse ancora un po' e finalmente uscirono le urla e il sangue.

Rise di fronte a lui provando così tanta soddisfazione che volle assolutamente stringere ancora per sentire le sue grida alzarsi.

Eccolo lì il suo sadismo, la sua rovina.

Si udì un rombo di tuono.

Lucrecia si fermò e si voltò a guardare un giovane supereroe atterrare a qualche passo da lei.

«Finalmente potrò divertirmi come si deve» disse lasciando che il cemento inglobasse per metà il povero Ethan.

Electros afferrò dei fili metallici piuttosto sottili dalla sua tasca e si preparò ad attaccare.
Dopo tanto tempo aveva visto il suo peggior incubo: Nightmare, e avrebbe potuto dimostrarle una volta per tutte che lui non era debole e che avrebbe fatto meglio a lasciare lui e i suoi nuovi amici da soli.

«È me che vuoi, giusto?» disse Kyle mostrandole con le mani la sua nuova divisa da supereroe.

Era semplice, come una tuta antisommossa di un agente dell'FBI ma senza la tuta antiproiettile, il casco e le centomila tasche sul petto per le armi e le pistole. Era rigorosamente grigia e viola, come il colore di una ciocca nel suo ciuffo in mezzo ai suoi caratteristici capelli neri.

School of Heroes - da revisionareHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin