Capitolo 5

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Alle 7.30 e con grande soddisfazione bussai al campanello della mia adorabile vicina che mi aprì mezzo secondo dopo, quasi fosse appostata dietro la porta ad aspettarmi.

‹‹Giorno signorina Fanny, posso farvi una domanda?›› dritta al punto, mi complimentai con me stessa, meno parlavo con lei meno probabilità c'erano che mi salisse la bile alla bocca, e poi non so se avete notato il "signorina", stavo dando il meglio della mia educazione.

‹‹E ti sembra l'orario giusto per farla? Forse dormivo ancora.›› a me sembrava il momento perfetto se l'avevo infastidita, e per quanto riguarda il sonno, no, definitivamente non stava dormendo, il diavolo non dorme mai! Era vestita di tutto punto, comunque feci finta di essere dispiaciuta, anche se non ero per niente brava a fingere.

‹‹Mi scuso per questo.›› dissi.

La deliziosa anziana m'interruppe.

‹‹Giusto quello che dicevo ieri, l'educazione, tua...›› e non poté continuare la frase anche se immaginavo quale sarebbe stato il seguito, provò a continuare ma non le uscirono le parole e cominciò ad annaspare come in cerca d'aria. Ok... che stava succedendo?

‹‹Si sente bene?›› cominciai a preoccuparmi, era umano suppongo.

Tornò a respirare normalmente facendo di sì con la testa e provò a completare nuovamente la frase con lo stesso risultato, provò tre volte ma niente, era veramente perseverante, stava morendo praticamente strozzata e continuava a voler parlare male di mamma... dopo questo pensiero mi si gelò il sangue nelle vene. Era possibile che le stesse succedendo quello che io le avevo augurato ieri in un momento di rabbia? Dovevo cominciare a credere nel potere di quello che si desidera? Dopo un momento di sbigottimento recuperai la ragione, non esisteva la ben che minima possibilità che questo incidente fosse colpa mia, era solo giustizia divina o la signora aveva solo bisogno di consultare un buon dottore per controllare i suoi polmoni, a occhio e croce aveva minimo minimo 200 anni. Recuperò il suo colorito che nel frattempo era diventato quasi viola e mi disse sbrigativa:

‹‹Cosa volevi chiedermi non ho tutto il giorno.››

Mi riscossi dai pensieri e cacciai dal tovagliolo il fiore.

‹‹Mi sa dire che fiore è?›› fece per prenderlo in mano ma lo tirai indietro, era troppo importante per me e doveva arrivare integro al negozio per farlo vedere ai ragazzi come prova della follia che stavo vivendo.

‹‹Sembra una camelia bianca, ma una specie selvatica, quelle sono di dimensioni più ridotte di quelle che si trovano nei fiorai, dove l'hai presa?›› sorvolai sulla domanda anche perché non avrei saputo come rispondere.

‹‹Sa dove crescono?››

‹‹Sì.›› fece una pausa a effetto ‹‹In Cina e Giappone...›› e a me cascò la mascella ‹‹e se mi avessi ascoltato prima avresti capito che questa è selvatica, e quindi la trovi anche nelle zone boschive della zona suppongo, ormai i fiori crescono ovunque.››

‹‹Ok, grazie.›› avevo bisogno di pensare, era tutto così assurdo!

‹‹Chi te l'ha regalato?›› interruppe il flusso dei miei pensieri.

‹‹Non penso siano affari suoi.›› risposi distratta dimenticando la diplomazia, e questo stizzì non poco la "signorina".

‹‹Ecco come si ripaga la gentilezza oggigiorno, troppo permissivi i genitori se io fossi stata tua...›› e cominciò a tossire convulsamente, io girai le spalle e me ne andai con un senso di colpa ingiustificato, anche questa volta stava per sparlare di mia madre e non era nuovamente riuscita a dire una parola. Uscendo dal cancello ancora scossa per quello che era appena capitato mi ricordai che dovevo mandare un messaggio ad Abbie, ma avevo dimenticato il cellulare in casa, ritornai a prenderlo, era in camera lo recuperai e uscii di casa al volo.

Il risveglio della stregaWhere stories live. Discover now